Il nemeton del Lebéci a Lomello (PV)

    (A. Gaspani)

 

"... in Insubria sono dei Lebéci: Vercelli e Lomello"
Claudio Tolomeo –
Esposizione Geografica-
II sec. d.C.

 

Lomello, posto al centro della Lomellina, alla quale ha dato il nome, e un paese dotato di un patrimonio storico ed archeologico di grande importanza. Il suo nome latino "Laumellum" impegno in passato, e tuttora impegna gli studiosi che si occupano del significato e dell'intima origine degli antichi toponimi. Gli antichi Liguri, stanziati nella Padania, dall'XI sec. a.C., si dividevano in vari gruppi, con un unico aspetto, ma con diverso grado di evoluzione; essi occupavano, almeno da principio, le attuali regioni del Piemonte, della Liguria, della Toscana fino all'Arno, della Lombardia fino al Garda, e parte dell'Appennino tosco-emiliano. Fra le popolazioni celto-liguri erano compresi i Laevi, che predominarono sul erritorio presumibilmente sino al V sec. a.C. fino alla sovrapposizione della cultura celtica. Inoltre, Alcuni ritrovamenti in Lomellina sembrano confermare anche la presenza etrusca nel territorio. Nel VI secolo a.C., appaiono, sulla scena dell'Italia settentrionale e quindi della Lomellina, i Galli, di provenienza transalpina. I Galli invasero la pianura padana, partendo dalla loro patria posta a nord delle Alpi. Suddivisi in tribu, occuparono tutta l'Italia settentrionale. Polibio (200-120 a.C.) scrive: "nella regione vicina alle sorgenti del Po, si stabilirono i Lai e i Lebéci, al di là di essi gli Insubri, la massima popolazione celtica; più oltre, lungo il fiume Po, i Cenòmani...". In conseguenza di questa invasione, gli Etruschi persero la loro influenza nella Transpadania, regione a nord del Po, comprendente anche la Lomellina. Questi popoli, animati dal coraggio, dall'impeto e dalla fantasia, prima con un intenso commercio con Etruschi e Liguri, poi con ondate successive, occuparono la pianura padana, sovrapponendosi ai Liguri, o sottomettendoli, o, come alcuni sostengono, convivendo piu o meno pacificamente con essi. Dopo la discesa delle popolazioni celtiche, i reperti archeologici appartenenti alla loro cultura aumentano notevolmente nella Lomellina. Sono ritrovamento isolati, ripostigli, ma soprattutto necropoli. Queste ultime sono state studiate e classificate in Lombardia e specialmente in Lomellina, dove, forse piu che altrove, portano l'impronta della cultura celtica di La Tene.

A partire dal IV sec. a.C. i corredi funerari appartengono decisamente a quella cultura. A poco piu di due chilometri da Lomello, nell'inverno 1950/1951, presso la cascina San Giovanni Doria, sul terrazzo sinistro dell'Agogna, fu scoperta casualmente una importante necropoli celtica, appartenente all’orizzonte culturale La Tene padano, che sembra essere stata in uso dall'inizio del III sec. a.C. I reperti portati alla luce sono attualmente esposti al Museo civico di Vigevano e all'Antiquarium di Gropello Cairoli. Un altro importante ritrovamento che documenta la fase piu tarda del periodo La Tene, e costituito dalla necropoli denominata "alle Brelle" posta in corrispondenza della parte terminale dell'attuale via Caldera e scavata nel 1881 dall’archeologo Giuseppe Ponte.

 

  • La ricerca dei nemeton protostorici cisalpini

 

Nell’ambito del programma di ricerca e di studio archeoastronomico dei probabili siti protostorici padani che possano riportare anche attualmente la traccia dell’esistenza di nemeton oppure di oppida celtici, e stato esaminato l’abitato di Lomello dove mi era stata segnalata la presenza di un configurazione curvilinea che avrebbe potuto essere ascritta ad un nemeton ellittico analogo a quelli di Aicurzio, Biassono, Cascina del Bosco e Milano gia studiati recentemente da chi scrive[i]. Una delle principali caratteristiche dei siti di questo tipo e la morfologia ellittica che trova giustificazione archeologica soprattutto in ambito transalpino, soprattutto in area celtica irlandese e gallica francese. Negli ultimi tempi, oltre all’ellisse milanese, il nemeton di Medelhanon, sono stati scoperti e studiati, sia dal punto di vista geometrico che da quello archeoastronomico, altri tre siti ellittici: uno ad Aicurzio, uno a Cascina del Bosco ed uno a Biassono i quali dovrebbero rappresentare le tracce di antichi siti sacri celtici. Lo studio archeoastronomico dei siti archeologici che potrebbero avere rilevanza astronomica sta traendo grande beneficio dalle immagini riprese dai satelliti artificiali in orbita intorno alla Terra e dalla tomografia radar eseguita dallo spazio dai veicoli spaziali americani della serie Shuttle. A questo si aggiungono le tecniche di rilievo mediante laser scanning dei siti e quelle LIDAR eseguite da apparecchiature aerotrasportate. In questo modo e possibile mettere in evidenza le tracce, talvolta molto elusive, lasciate sul territorio dagli antichi insediamenti. In realta nel caso del territorio padano le tracce degli antichi nemeton sono tutt’altro che elusive in quanto essi appaiono in tutta la regolarita sulle immagini satellitari. In questo lavoro verra analizzata un’altra struttura ellittica recentemente scoperta a Lomello a sud di Milano, in area pavese, probabilmente ascrivibile alla popolazione celtica dei Lebeci.

 

  • Le immagini da satellite

 

Del sito di Lomello esistono due serie di immagini in alta risoluzione riprese dal satellite Quick Bird, gestito da Digital Globe, nel 2002 e nel 2010 e tutta una seria di ortofoto disponibili consultando il Geoportale Cartografico Italiano (PCN). La disponibilita di diverse serie di immagini riprese in tempi diversi rappresenta un consistente vantaggio. I due insiemi di immagini sono stati elaborati separatamente riconoscendo ed ottimizzando su ciascuna di esse un’ellisse indipendente o poi si e proceduto a confrontare i risultati ottenuti.

                           

Il satellite QuickBird gestito da Digital Globe che ha ottenuto le immagini del 29 Febbraio 2002 e del 23 Maggio 2010 del nemeton di Lomello.

 

La struttura curvilinea e delimitata, sul territorio di Lomello, dalle seguenti strade: via Circonvallazione a nord, la Strada Statale 211 a est, la Strada Provinciale 5 a sud e la via Gorini a ovest.

 

  • Georeferenziazione e georettificazione

 

Tutte le immagini da satellite della struttura curvilinea posta nell’abitato di Lomello mostrano la traccia inequivocabile di un profilo ellittico leggermente deformato, ma molto ben definito, che l’urbanizzazione ha rispettato attraverso i secoli che potrebbe risalire all’epoca protostorica. All’interno dell’area interna alla figura ellittica esistono due strutture reticolari, ancora ben evidenti nella struttura urbanistica interna, le quali si intersecano secondo uno schema non ortogonale. Prima di procedere all’ottimizzazione dell’ellisse ed alla misura dell’azimut astronomico di orientazione dei suoi assi sono state eseguite una rigorosa georeferenziazione ed un’altrettanto rigorosa georettificazione delle immagini satellitari disponibili con l’obbiettivo di stabilire la loro corretta orientazione rispetto alle direzioni cardinali astronomiche in modo da renderle confrontabili con le ortofoto del Geoportale Nazionale.

                  

 

Prima di procedere allo studio archeoastronomico del manufatto e stata eseguita un’indagine topografica applicando piu o meno le stesse metodologie utilizzate nel caso dello studio del nemeton di Medelhanon e dell’ellisse di Aicurzio, di quella di Cascina del Bosco e di quella di Biassono, tutte in Insubria, ma anche nel caso di svariati siti in Gallia, in Britannia ed in Irlanda. Il punto di partenza sono state le immagini georettificate e georeferenziate ottenute dal satellite Quick Bird dal 2002 al 2011 le quali, dopo aver rimosso anche il contributo dannoso dovuto all’atmosfera della Terra, hanno permesso di misurare con grande accuratezza le coordinate geografiche dei numerosi punti sul terreno

lungo il profilo del nemeton destinati ad essere utilizzati per determinare il profilo l’ellisse che meglio si adatta alla morfologia del manufatto, secondo un determinato criterio di ottimizzazione. L’analisi di tutte le immagini georeferenziate disponibili ha permesso di determinare lo sviluppo dell’ellisse e le coordinate geografiche del suo centro, riferite all’ellissoide standard geocentrico WGS84, le quali sono le seguenti:

 

Latitudine : 45° 07’ 20”,88 N ; Longitudine: 8° 47’ 42”,85 E

 

La quota altimetrica e pari a 90 metri rispetto al profilo dell’ellissoide WGS84.

 

  • Geometria

 

Le immagini da satellite permettono di ottimizzare matematicamente l’ellisse piu probabile che meglio si adatta al profilo rilevato sulle immagini e parimenti ottimizzare i suoi parametri da cui ricavare le dimensioni degli assi, il loro rapporto e l’orientazione di tutta la struttura rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali permettendo quindi l’esecuzione dell’indagine archeoastronomica(2).

L’ottimizzazione al computer di ciascun insieme di immagini ha messo in evidenza che dal punto di vista geometrico anche l’ellisse di Lomello e caratterizzata dall’avere le lunghezze degli assi in proporzione pitagorica, infatti se “2a” indica l’asse maggiore e “2b” quello minore, si rilevano i seguenti dati ottenuti combinando i risultati dall’analisi separata di ciascuno dei due insieme di immagini ottenute da QuickBird e quelle ottenibili dal Geoportale Nazionale (3):


2a = 353 ± 2 metri ; 2b = 268 ± 2 metri

quindi il rapporto assiale vale:

b/a=0,758 ± 0,003

 

che corrisponde a a/b=1,319.

 

In particolare, con ottima approssimazione si rilevano i seguenti rapporti pitagorici validi per ciascuno dei quattro settori in cui l’ellisse e divisa dai suoi due assi:

 

a/4 = b/3 = c/5 = 88,6 metri

 

quindi il valore ottenuto deve essere un multiplo intero dell’unita di misura lineare utilizzata dai Lebeci, cioè dalla popolazione che realizzo il manufatto.

 

  • Analisi metrica

 

Dal punto di vista dell’analisi metrica e facile mettere in evidenza che il valore di 88,6 metri corrisponde, entro i margini dell’errore sperimentale

con ottima approssimazione a 66 tricubiti celtici di 1,34 metri ciascuno. Questo implica un valore di 473 tricubiti per la lunghezza dell’asse maggiore e 359 tricubiti per quella dell’asse minore dell’ellisse.

 

  • Morfologia

 

La morfologia ellittica del sito posto nel centro di Lomello sembra conservare ancora la struttura interna la quale pero risulta orientata in modo consistentemente differente da quella degli assi della miglior ellisse ottimizzabile sulle immagini da satellite.

              

                           

L’ellisse più probabile che approssima l’andamento della struttura ellittica di Lomello è caratterizzata dagli assi le cui misure sono in proporzione pitagorica l’uno rispetto all’altro

 

  • Orientazione dell’ellisse rispetto alla direzione del meridiano astronomico locale

 

L’orientazione dell’asse maggiore dell’ellisse che si snoda da sud verso nord, corrispondendo ad un azimut astronomico di 0°,1 } 0,3 rispetto alla direzione nord del meridiano astronomico locale. Praticamente, entro il limite degli errori di misura, tale asse risulta allineato lungo la linea del meridiano astronomico locale, mentre la direzione dell’asse minore dell’ellisse e orientata nella direzione ortogonale (Az=90°,1 } 0°,3) quindi molto prossima alla linea equinoziale locale. L’analisi dell’orientazione dell’ellisse ottimale ha mostrato in maniera inequivocabile che, entro i limiti di incertezza stabiliti dal processo di ottimizzazione, gli assi dell’ellisse che approssima la configurazione del sito di Lomello risultano allineati secondo le direzioni cardinali astronomiche con l’asse maggiore allineato parallelamente alla direzione del meridiano astronomico locale con un errore angolare di soli 0°,1 in senso orario, quindi dal nord verso l’est, con un margine di incertezza pari a }0°,3, quindi di fatto l’orientazione risulta essere in accordo con le direzioni cardinali astronomiche con la massima accuratezza raggiungibile con le metodologie disponibili a durante la seconda meta del I millennio a.C. La direzione polare-meridiana rappresenta, quindi, la direzione di maggiore rilevanza codificata nel sito ellittico protostorico, senza comunque trascurare la direzione accuratamente equinoziale dell’asse minore.

               

 

La direzione principale di orientazione del nemeton di Lomello corrisponde all’allineamento, dell’asse maggiore dell’ellisse, di tipo meridiano o polare, cioe parallelo alla linea meridiana locale o in altre parole diretto verso il punto cardinale Nord astronomico e dalla parte opposta, verso il punto della Sfera Celeste in corrispondenza del quale gli astri giungono alla massima altezza apparente sull’orizzonte astronomico locale.

Durante il I millennio a.C. gli allineamenti polari o meridiani non erano facili da materializzare sul terreno e da codificare nei siti e nei manufatti in quanto la definizione dell’esatta direzione nord-sud astronomica non era facilmente individuabile con le tecniche a disposizione a quell’epoca. A quel tempo la materializzazione della direzione meridiana sul terreno non era ottenibile con la pura e semplice osservazione astronomica eseguita visualmente in quanto nessun oggetto celeste sorge o tramonta esattamente a sud fatta eccezione, in teoria, di una stella la cui declinazione sia esattamente pari al complemento di latitudine geografica del luogo, ma anche in questo modo gli effetti dovuti alla rifrazione ed all’estinzione atmosferica renderebbero talmente aleatoria la visibilita dell’astro all’orizzonte astronomico locale, da precludere completamente qualsiasi tentativo di determinare la direzione della linea meridiana in questo modo. In alternativa sarebbe stato possibile determinare la direzione della linea meridiana osservando la posizione del Polo Nord Celeste che durante l’eta del Ferro era posto presso il corpo della costellazione dell’Orsa Minore, in una posizione prossima alla stella Kochab(β Ursae Minoris).

                   

 

La posizione del Polo Nord Celeste non era talmente vicina a Kochab da poter essere considerata, dal punto di vista pratico, coincidente con essa. Ne distava alcuni gradi, quindi la stessa Kochab descriveva giornalmente ed annualmente un arco ampio alcuni gradi intorno ad un punto del cielo privo di stelle. La determinazione della linea meridiana con il fine di orientare lungo essa l’asse maggiore del nemeton, doveva essere quindi eseguita utilizzando qualche metodo geometrico basato su alcune tecniche di tipo gnomonico, cioe studiando l’andamento dell’ombra proiettata da uno gnomone verticale illuminato dal Sole. Qualche tecnica di natura geometrica doveva essere nota in ambito celtico cisalpino, se non altro ne abbiamo testimonianza indiretta nella disposizione topografica dei manufatti presenti in svariati siti archeologici insubrici che sono risultati essere astronomicamente significativi, tra i quali il nemeton di Biassono recentemente studiato da chi scrive, nei quali l’uso del triangolo pitagorico sembra ormai ben documentato, ma anche piu generalmente in ambito golasecchiano. Presso Como rileviamo un’orientazione meridiana in uno dei lati della struttura litica trapezoidale riportata alla luce dagli archeologi a Prestino, in prossimita del luogo dove fu rinvenuta la barra di arenaria con la famosa iscrizione redatta in alfabeto leponzio. Allo stadio attuale delle conoscenze non ci e dato di sapere quale fosse il significato pratico o rituale attribuito dalle popolazioni protostoriche cisalpine alla direzione parallela all’asse di rotazione della Terra, e neanche secondo quali algoritmi pratici esse furono determinate e materializzate sul terreno, ma e un fatto sperimentale che esse si rilevino direttamente sul territorio eseguendo accurate misure sia sui siti ancora esistenti sia su quelli di cui esiste un’accurata mappatura a livello archeologico eseguite dal personale specializzato delle varie Sovrintendenze Archeologiche. Allo stesso modo rileviamo una rilevante frequenza degli allineamenti posti parallelamente alla direzione equinoziale, ortogonale alla polare/meridiana cioe quella lungo cui il Sole sorge e, dal lato opposto, tramonta due volte l’anno alle date degli equinozi, come peraltro si verifica nell’ellisse di Lomello. La problematica connessa con l’individuazione della direzione equinoziale e la sua materializzazione sul terreno passa per la determinazione dei punti di levata del Sole ai due equinozi, ma tale determinazione era, con le risorse a disposizione delle popolazioni cisalpine durante il I millennio a.C., notevolmente complessa e difficile da attuare praticamente. Nel momento dell’equinozio, il centro del Sole si trova posizionato esattamente sull’equatore celeste e la durata del giorno e uguale a quella della notte. In quei giorni la declinazione dell’astro diurno e nulla, ma la sua variazione nel tempo e la massima possibile, quindi durante una giornata essa varia di ben 24’ che corrisponde grosso modo a . del diametro del disco solare. I punti di levata e di tramonto all’orizzonte astronomico locale cambiano, di giorno in giorno, molto rapidamente rendendo difficile stabilire quale fosse il giorno in cui gli equinozi avevano luogo. A disposizione dei Celti cisalpini esistevano grosso modo due metodi, basati sull’osservazione astronomica, per determinare la data di equinozio. Il primo era cercare di determinare il giorno in cui il punto di levata e quello di tramonto erano diametralmente opposti rispetto all’osservatore; questo poteva essere eseguito utilizzando le ombre reciproche proiettate da una coppia di pali verticali infissi nel terreno, ma questa procedura operativa era resa difficile dal fatto che il metodo funzionava solamente potendo eseguire le osservazioni solari a livello dell’orizzonte astronomico locale, mentre le ondulazioni dei rilievi che costituivano l’orizzonte naturale locale potevano compromettere completamente i risultati ottenibili da questo tipo di osservazione. Nel caso di Lomello il metodo poteva funzionare bene in quanto l’orizzonte naturale locale nella direzione est-ovest astronomica e molto basso,quasi coincidente con quello astronomico. L’altro metodo poteva essere quello di rilevare gli unici due giorni, durante l’anno, in cui l’estremita dell’ombra di uno gnomone verticale, oppure il pennello di luce che viene proiettato su un piano orizzontale posto entro un ambiente chiuso e relativamente buio da un foro illuminato dal Sole, procedono in linea retta da ovest verso est, ma risulta comunque difficile stabilire quando la traiettoria descritta sul terreno e una linea retta.

 

  • Orientazione della struttura interna del nemeton

 

La struttura viaria interna all’ellisse risulta orientata secondo una geometria in consistente disaccordo con l’orientazione degli assi dell’ellisse ottimizzata dal calcolo. Tale geometria non risulta limitata esclusivamente all’area compresa all’interno del nemeton ellittico, ma vi e qualche traccia di essa anche all’esterno del perimetro delimitante l’ellisse, ma solo nelle immediate vicinanze a sud-ovest.

                    

La struttura viaria interna al nemeton mostra un’orientazione differente rispetto a quella della struttura ellittica.

 

Il rilievo topografico eseguito sulle immagini georeferenziate ha messo in evidenza che la struttura viaria che si stende da Nord-Ovest a Sud-Est e allineata secondo un azimut astronomico pari a 125°,7} 0°,3, mentre dalla parte opposta l’azimut astronomico di orientazione e pari a 305°,7 } 0°,3. Nella direzione che si stende da Nord-Est a Sud-Ovest la struttura viaria interna e allineata secondo un azimut astronomico pari a 31°,8 } 0°,3 e nella direzione opposta secondo un azimut pari a 211°,8 } 0°,3.

             

 

  • Linee solstiziali solari

 

L’analisi archeoastronomica ha mostrato, senza ombra di dubbio, che la direzione NW-SE e consistente con il punto di levata del Sole al solstizio d’inverno all’orizzonte naturale locale elevato di meno di 1° rispetto a quello astronomico locale. Nella direzione opposta tale linea e consistente con il punto di tramonto del Sole al solstizio d’estate all’orizzonte naturale locale elevato di circa 1° rispetto a quello astronomico.

 

                

 

  • Linee stellari

 

Nella direzione, mostrata dalla struttura viaria interna al nemeton, che si stende da sudovest a nord-est si rilevano alcune orientazioni stellari. Nella direzione di azimut astronomico pari a 31°,8 rileviamo la levata eliaca di Capella corrispondente alla celebrazione della festa celtica di Imbolc, ma anche le levate ordinarie di Deneb nella costellazione del Cigno e della luminosissima Vega nella Lyra. Nella direzione opposta poteva essere osservato il tramonto delle stelle della Coda dello Scorpione. Nella direzione di azimut astronomico pari a 125°,7, quella solstiziale invernale, si rileva anche la levata eliaca di Antares nello Scorpione alla festa di Trinvxtion Samoni che corrispondeva, per le popolazioni celtiche, al capodanno ed all’inizio della stagione invernale.

                     

                     

 

  • Il criterio di orientazione solstiziale

 

A quanto pare pero il criterio di orientazione della struttura viaria interna al nemeo basato sul punto di levata del Sole al solstizio d’inverno e su quello del tramonto dell’astro diurno al solstizio d’estate non e stato applicato solamente dalle locali popolazioni celtiche, infatti a circa un centinaio di metri verso sud-ovest e molto ben visibile la traccia del castrum della Laumellum romana, con la sua struttura interna centuriata, la cui direzione del decumano massimo e orientata secondo un azimut astronomico pressoche identico a quello della struttura interna al nemeton e quindi consistente con la levata del Sole al solstizio d’inverno, a sud-est, e con il punto di tramonto dell’astro diurno al solstizio d’estate, a nord-ovest. Il rettangolo pertinente all’antico castrum romano e attualmente delimitato sui lati sud-ovest, nord-ovest e nord-est dalla Strada Statale 211, mentre il lato sud-est e delimitato dalla via Matteotti.

 

                         

 

Considerando che il castrum romano e di origine molto piu recente rispetto al nemeo potrebbe essere ipotizzato che i gromatici abbiano fatto propria l’orientazione solstiziale per stabilire il decumano massimo, ma cosa interessante, si rileva che anche entro il castrum esiste un difetto di ortogonalita tra le due direzioni di centuriazione. In particolare anche nella traccia del castrum e possibile riconoscere pressoche il medesimo schema di allineamento rilevabile all’interno del nemeton, quindi piu o meno anche i medesimi target astronomici presenti nella struttura interna del nemeton, ma non nell’orientazione del profilo ellittico. All’attuale stadio delle ricerche la situazione e tutt’altro che chiara…

Forse una possibile spiegazione di questo fatto potrebbe essere la seguente: il profilo ellittico corrisponde alla delimitazione del nemeton celtico proto-storico, mentre la distribuzione degli assi viari interni e degli edifici presenti lungo di essi potrebbe rispecchiare invece la successiva centuriazione romana in quanto generalmente l’area delimitata dal terrapieno di un nemeton racchiudeva uno spazio completamente privo di edifici i quali vennero costruiti in epoca successiva quando, in epoca romana e medioevale, le necessita urbanistiche imposero di rendere edificabile quella che anticamente era stata un’intoccabile area sacra.

                         

 

  • Confronto con gli altri nemeton insubri

 

Anche l’ellisse di Lomello e caratterizzata dall’avere gli assi in proporzione pitagorica allo stesso modo di quella del nemeton di Medelhanon e dell’ellisse di Aicurzio, di quella di cascina del Bosco, di quella di Biassono e del Rath na Rioch di Tara in Irlanda. In questo caso pero le dimensioni del profilo ellittico non sono tanto grandi; infatti l’asse maggiore e lungo 353 metri, quello minore e lungo 268 metri, quindi il nemeton di Lomello, dal punto di vista dimensionale si posiziona tra quello di Tara (Irlanda) e Quello di Medelhanon, ma piu vicino al primo. L’unita di misura lineare utilizzata per il suo tracciamento e pari a 88,6 metri che corrisponde a 66 tricubiti celtici. L’ellisse di Lomello mostra un’orientazione molto simile a quella di Biassono con gli assi orientati secondo le direzioni cardinali astronomiche. Nel caso di Medelhanon e Aicurzio esiste una fortissima similitudine nell’orientazione astronomica degli assi e quindi delle ellissi nel loro complesso i quali erano in relazione con due punti solstiziali solari, mentre nel caso di Cascina del Bosco la situazione e decisamente molto diversa.

                    

 

 

  • Significatività dei risultati ottenuti

 

L’esecuzione dell’analisi archeoastronomica di uno o piu siti o manufatti archeologici non si esaurisce determinando i possibili “targets” astronomici di orientazione, ma richiede un passo in piu e cioe la valutazione di quanto siano affidabili e significativi i risultati ottenuti.

Per fare questo si fa ricorso ai metodi propri della Teoria della Probabilita la quale ci permette di applicare alcune tecniche matematiche e statistiche molto efficaci a questo proposito. Nel caso presente, dove analogamente alle ellissi fino ad ora scoperte in Gallia Cisalpina manca ancora la conferma derivante dagli scavi archeologici che si auspica vengano eseguiti al piu presto, queste tecniche ci permettono di valutare quanto siano significativi i risultati ottenuti ed esposti in questo articolo. Il fatto che tutte le ellissi fino ad ora rilevate sul territorio padano siano geometricamente simili e che mantengano, entro i limiti degli errori di misura, lo stesso rapporto assiale indica che, prescindendo dal fattore di scala tipico di ciascun manufatto individuale, in origine sia stato applicato il medesimo criterio costruttivo (che non implica pero necessariamente l’applicazione della stessa procedura operativa per tracciare sul terreno la figura ellittica). Il criterio costruttivo che corrisponde alla codifica del rapporto assiale pitagorico equivale ad una situazione di bassa entropia e quindi ad un sistema molto ordinato difficile da verificarsi casualmente. Ricordiamo che sul territorio padano le cinque ellissi scoperte fino ad ora sono tutte pitagoriche. Ragionando in termini probabilistici possiamo adottare in prima battuta un criterio molto conservativo e il meno soggettivo possibile e assumere, quale ragionevole

ipotesi di lavoro, che la probabilita di scoprire un manufatto ellittico che corrisponda casualmente ad un ellisse pitagorica sia pari al 50%, in altre parole: o l’ellisse e pitagorica oppure non lo e. La probabilita di trovare casualmente 5 ellissi pitagoriche su 5 scoperte e quindi il 3,1%, allora la probabilita che i 5 siti presentino proprio quella configurazione geometrica in seguito ad una deliberata scelta costruttiva e pari al 96,9%. Bene, ora raffiniamo il ragionamento: in linea di principio i siti ellittici rilevabili sul terreno possono assumere casualmente un rapporto assiale x=b/a che puo variare da 0 (nel caso che l’ellisse degeneri in un segmento orientato) fino ad 1 (nel caso del cerchio) con lo stesso livello di probabilità. A questo punto se si fissa un particolare valore del rapporto assiale ed una tolleranza in piu o in meno e possibile dimostrare che la probabilita di ottenere casualmente un’ellisse con quel valore del rapporto assiale dipende dal valore assoluto della tolleranza stabilita. Allora se si calcola la probabilita di rilevare casualmente sul territorio un sito ellittico il cui rapporto assiale sia compreso tra 0,745 e 0,755, cioe un’ellisse pitagorica (b/a=0,75) con un’approssimazione del 5% in piu o in meno sull’intero campo si variazione del rapporto assiale, allora il calcolo fornisce una valutazione della probabilita di casualita pari al 10% di rilevare una singolo sito ellittico pitagorico sul terreno. La probabilita di rilevarne casualmente 5 su 5 diventa di 1 su 100000 cioe lo 0,001%, quindi la probabilita complementare che i 5 siti ellittici siano effettivamente e deliberatamente stati costruiti secondo uno schema pitagorico diventa pari al 99,999%, decisamente maggiore del valore ottenuto con i precedente ragionamento, ed anche maggiormente significativo.

 

  • Il test di Schaefer

 

A questo punto, una volta stabilita la probabilita pari a P(random)=0,00001 (cioe 0,001%) di ottenere casualmente 5 ellissi con gli assi in rapporto pitagorico, applichiamo il test di Schaefer che prende il nome dall’astronomo americano Bradley Schaefer, della Louisiana State Univerity, che lo mise a punto nel 2006 proprio per mettere alla prova i risultati ottenuti dall’analisi archeoastronomica dei siti archeologici. Senza entrare in dettagli tecnici, rileviamo che la probabilita P(random) che 5 nemeton ellittici siano casualmente pitagoriche e 260 volte inferiore al valore limite stabilito dal test di Schaefer quindi siamo obbligati ad accettare come altamente significativa l’ipotesi che le 5 ellissi padane siano state deliberatamente dimensionate secondo un rapporto assiale pitagorico quando furono materializzate sul terreno mediante uno dei possibili metodi operativi adatti alla tecnologia celtica dell’eta del Ferro.

 

  • Conclusione

 

In questa sede e stata descritta l’analisi geometrica ed archeoastronomica dell’ellisse di Lomello, un altro possibile nemeton protostorico in Insubria. La cosa interessante e che nell’area di Lomello sono stati, in passato, rinvenuti molti reperti che testimoniano la presenza di una comunita celtica dei Lebeci che viveva localmente durante l’eta del Ferro.

Poiche ormai siamo al quinto sito ellittico pitagorico scoperto in area padana, sono stati applicati svariati criteri statistici e probabilistici al fine di verificare il livello di significativita dei risultati ottenuti: in tutti i casi il test statistico e stato superato molto brillantemente, quindi i risultati dell’analisi descritta nel presente articolo sono da ritenersi affidabili, come lo sono quelli relativi alle ellissi di Biassono, Aicurzio, Cascina del Bosco,

Milano e Tara, precedentemente pubblicati da chi scrive. In questa sede non sono state descritte le possibili metodologie applicabili in epoca protostorica per tracciare le ellissi pitagoriche rimandando il lettore ai precedenti articoli pubblicati su questa stessa rivista4 e in un recente volume pubblicato da chi scrive sull’argomento5.

 

Bibliografia

 

  • Gaspani A., 2013, “ARCHEOASTRONOMIA SATELLITARE: Tecniche moderne per il rilievo e lo studio dei siti archeologici di rilevanza astronomica”, Collana Manualistica, Edizioni Fonte di Connla, Ivrea (TO), 2013, ISBN 978-88-9841-114-6
  • Cernuti S., Gaspani A., 2006, "INTRODUZIONE ALLA ARCHEOASTRONOMIA: NUOVE TECNICHE DI ANALISI DEI DATI", Atti della Fondazione Giorgio Ronchi, vol. LXXXIX, 190 pp. Edizioni Tassinari, Firenze, 2006.
  • Gaspani A., 2009 “GLI INSUBRI: Astronomia e Simbolismo Cosmico delle Popolazioni Celtiche che Fondarono Milano”, Edizioni Keltia, Aosta, 2009.
  • Gaspani A., 2006, "TARA: L’antica residenza dei re d’Irlanda, Aspetti di astronomia e geometria sacra antiche irlandesi", Rivista Italiana di Archeoastronomia, vol. IV, 2006, pag. 81 - 108.
  • Gaspani A., 2009, “Aicurzio, un possibile nemeton celtico dell’età del Ferro", Terra Insubre No. 52, (anno XIV), IV Trimestre 2009, pag. 28-32.
  • Gaspani, S. Cernuti, 1997, "L'ASTRONOMIA DEI CELTI, Stelle e Misura del Tempo tra i Druidi", Ed. Keltia (Aosta)
  • Gaspani A., 2006, "Astronomia e Simbolismo Astronomico nell’Antica Irlanda", A.L.A., Associazione Lombarda Archeologica, Milano, 2006.
  • Gaspani A. "L'ASTRONOMIA NELL'ANTICA IRLANDA" in pubblicazione, per i tipi di Keltia Editrice (Aosta), (previsto per Dicembre 2013).
  • Gaspani A., 2012, “Cascina del Bosco: Un nuovo nemeton celtico in Insubria?", (parti prima e seconda), Terra Insubre No. 60 e 61, (anno XVII), I e II Trimestre 2012.
  • Gaspani A., 2012, “GEOMETRIA SACRA ED ASTRONOMIA NEL MONDO CELTICO PADANOALPINO”, Collana Paganitas, Ed. Associazione Culturale Fonte di Connla, Ivrea (TO), 2012; ISBN 978-88- 98411-08-5 20
  • Gaspani A., 2012, “Cascina del Bosco: Un nuovo nemeton celtico in Insubria?", (parti prima e seconda), Terra Insubre No. 60 e 61, (anno XVII), I e II Trimestre 2012.
  • Gaspani A., 2012, "ARCHEOASTRONOMIA. La conoscenza del cosmo delle popolazioni antiche”, Collana Manualistica, Ed. Associazione Culturale Fonte di Connla, Ivrea (TO), 2012; ISBN 978-88-98411-06-1.
  • Gaspani A., 2012, “GEOMETRIA SACRA ED ASTRONOMIA NEL MONDO CELTICO PADANO-ALPINO”, Collana Paganitas, Ed. Associazione Culturale Fonte di Connla, Ivrea (TO), 2012; ISBN 978-88-98411-08-5.
  • Gaspani A., 2012, “IL CIELO E I LUOGHI SACRI DEI CELTI”, Collana Paganitas, Ed.Associazione Culturale Fonte di Connla, Ivrea (TO), 2012; ISBN 978-88-98411-04-7

 

 


[i] Devo la segnalazione del sito al sig. Denis Zanaboni (che ringrazio) con un suo email del 12 Giugno 2012

2 Dal punto di vista geometrico un’ellisse e univocamente determinata da 5 parametri . Dal punto di vista dell’analisi archeoastronomica conviene utilizzare le coordinate Xo, Yo del centro, i due semiassi a e b e l’azimut di orientazione Az dell’asse maggiore rispetto alla direzione Y del sistema di coordinate misurato in senso orario. In questo modo l’ellisse e completamente definita, per ciascun insieme di immagini e la sua ottimizzazione richiede la determinazione, mediante particolari tecniche matematiche, dei valori piu probabili di questi 5 parametri.

3 L’ottimizzazione dell’ellisse individuale su ciascun insieme di immagini produce un’incertezza sulla dimensione lineare che e dell’ordine delle risoluzione a terra del sensore montato sul satellite. Nel caso di QuickBird essa e dell’ordine di mezzo metro quadrato per pixel. La combinazione di piu ellissi ottimizzate su differenti insiemi di immagini conduce ad un aumento dell’incertezza sulle misure lineari degli assi che arriva ad 1 o 2 metri anche se tale incertezza e consistentemente minore nel caso di ciascun insieme individuale di immagini.

 

(Autore: Adriano Gaspani I.N.A.F - Istituto Nazionale di Astrofisica Osservatorio Astronomico di Brera - Milano adriano.gaspani@brera.inaf.it)

Pubblicato il 20/06/2013

Argomento: Lebéci

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