La nuova chiesa dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo

                                                         (Marisa Uberti) 

 

                          

 

Sembra una costruzione “avveniristica”, la nuova chiesa dell’Ospedale di Bergamo, intitolata a Papa Giovanni XXIII. Sorta accanto al nosocomio  per l’assistenza spirituale ai pazienti e ai loro parenti è, di fatto, anche la parrocchiale del quartiere “Villaggio Sposi” della cittadina orobica. “Avveniristica” ma pur sempre figlia di quell’ architettura post-conciliare di cui abbiamo mostrato diversi esempi in questo sito.  L’aspetto esterno è di un parallelepipedo bianco, a bande verticali, che racchiude l’edificio vero e proprio; si viene così a creare un deambulatorio esterno in cui si alternano zone d’ombra e di luce. 

 

 

L’ingresso  della chiesa è situato ad un livello più basso, rispetto a quello dell’ospedale,  al quale è anche collegata internamente da un tunnel (per i pazienti). I fedeli esterni possono accedere attraverso normali camminamenti con orari mattutini e pomeridiani.

E’ una costruzione inaugurata il 25 giugno del 2014 alla presenza del Cardinale Bagnasco, Presidente della Confederazione Episcopale Italiana (CEI), e di Monsignor Francesco Beschi, vescovo di Bergamo.  Soltanto l’11 ottobre 2014 si è svolta però la solenne celebrazione della dedicazione, prima memoria liturgica del nuovo Santo (papa Giovanni XXIII), giorno dell’anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II.

Il progetto della nuova chiesa è stato seguito da un apposito Comitato (il “Comitato per l’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo”, ufficializzato con atto notarile il 24 ottobre 2007).

Grazie al pieno e immediato accordo con Regione Lombardia fu, a suo tempo, individuato il terreno ove ora sorge la chiesa, all’ingresso dell’Ospedale. Un’area che resta di proprietà regionale, ceduta in diritto di superficie per 99 anni alla Diocesi e da questa alla parrocchia di San Giuseppe lavoratore, nel quartiere del Villaggio degli Sposi in cui sorge l’Ospedale. La CEI ha aderito con convinzione al progetto, destinando alla realizzazione della chiesa un importante contributo derivante dal fondo “otto per mille”.

Gli architetti dell’edificio sono gli stessi che hanno progettato il nosocomio: Aymeric Zublena, Pippo e Ferdinando Traversi, con l’innovazione tecnologica portata da Italcementi spa e con le opere di tre artisti di grande valore (Andrea Mastrovito per le absidi, Stefano Arienti per le decorazioni murarie e per il portale, Fernando Frères per la Via Crucis).
 Visitandola, ne siamo rimasti colpiti.

 

 

Il portale d’ingresso è in legno e vetro ed è alto 3 metri. L’aula liturgica, ad unica navata (800 mq di superficie), sorprende per la luminosità e per la scelta dei materiali:

alte pareti ai lati, fatte di pannelli in calcestruzzo bianco, dov’è riprodotto, in tinte molto tenui, il Giardino dell’Eden.  I pannelli sono traforati da una serie irregolare di “oblò” che lasciano entrare la luce, rendendo le pareti alleggerite.

 

 

In alto una sorta di “velario” (lucernario perimetrale) funge da soffitto, emulando il passaggio delle nuvole nel cielo, dando l’impressione –ai fedeli- che tale copertura lieviti leggera sopra di essi. Fasci di luce scendono dall’alto, perché il velario non occupa l’intera superficie del soffitto, lasciando infatti scoperti (seppur di poco) i bordi.

Pavimenti e arredi (acquasantiere, fonte battesimale, altare, ecc.) sono in marmo bianco.

 

 

La zona presbiteriale è costituita da tre absidi canoniche, ma sicuramente innovative: è questa zona ad essere il fulcro visuale di tutta l’aula. Centralmente, su una collina d’oro tra gli alberi, sospeso nella luce, lievita il Cristo crocifisso, di grande espressività simbolica. Nell’abside sinistra stanno la Madonna Addolorata e San Giovanni XXIII;  in quella destra il sorprendente globo d’oro del Tabernacolo, che reca i segni delle Costellazioni. Ciò che stupisce e meraviglia maggiormente il visitatore è la presenza di sculture di vetro, create con strati di materiale, ritagliati a mano e poi dipinti, staccati l’uno dall’altro e collocati su un fondo dorato. Opere delicatissime, che hanno richiesto una complessa installazione, oltre che una ben laboriosa realizzazione.

 

          

                                                     Il Tabernacolo

 

Sulla controfacciata si trova una Via Crucis, fatta svolgere dall’artista (il bergamasco Freres) in una Bergamo medievale.

Nel febbraio del 2015 quest’opera ha ricevuto a Londra un premio ambito, il “Surface Design Award”, e non in una sola categoria. Oltre a quella della "Superficie interna di edificio pubblico", ha ricevuto il massimo riconoscimento del concorso, il “Supreme Award”. Il premio è stato assegnato dal Business Design Center, che ogni anno premia le migliori superfici dal punto di vista inventivo, estetico, architettonico, tecnologico.

Insomma, bravi i nostri artisti, le ditte e quanti hanno contribuito all’ottimo risultato. La Chiesa “di luce e leggerezza”, la “carezza” di Papa Giovanni, piace alla gente, ai pazienti e anche ai dipendenti dell’Ospedale perché ha saputo stupire tutti. L’Architettura ha incontrato l’Arte, e quest’ultima ha incontrato la Chiesa. All’edificio di culto, che va a costituire l’ennesimo fiore all’occhiello per la città di Bergamo, è stato dedicato anche un libro.

La straordinarietà della parte absidale, soprattutto, ha mitigato la nostra intramontabile nostalgia per le inimitabili chiese romaniche e le loro simboliche sculture.

 

Argomento: Nuova chiesa dell'Ospedale di Bergamo

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