La Pietra di Bismantova (RE)

                                               (Marisa Uberti- Carlo F.M. Capone)

 

      

                                         La Pietra di Bsimantova vista dalla strada statale 63, in località Croce

 

Nel mese di febbraio 2015, la Pietra di Bismantova è rimbalzata su tutti i mezzi di informazione per via di una rovinosa frana che si è staccata dalla parete sud-orientale, seppellendo l’auto del sacerdote che gestisce l’Eremo, distruggendo la statua di San Benedetto e causando molta paura tra le persone presenti in quel momento sulla montagna.  Il luogo ci era noto ma non avevamo ancora avuto l'occasione di vederlo dal vivo [1], così ci siamo ripromessi che -con l'arrivo della bella stagione - sarebbe stato utile farlo.  Il proposito si è concretizzato il 13 giugno ed è stata un'esperienza incantevole, interessante e stimolante diverse riflessioni. 

 

 

  • I due volti della Pietra

 

La Pietra di Bismantova è una sorta di altopiano roccioso situato nel comune di Castelnuovo dè Monti, in provincia di Reggio Emilia, immerso nel bel paesaggio dell’Appennino Tosco-Emiliano. La Pietra raggiunge un’altezza massima di 1041 metri e  ci ha sempre incuriosito per svariati motivi, a partire dalla sua "doppia faccia": bianca e nera. Sprigiona infatti un’assoluta bellezza, ma custodisce anche un lato oscuro e misterioso. La Pietra affascina per la sua aurea di sacralità e magia, che la ammanta dalla notte dei tempi; al contempo, stando alla leggenda, sarebbe la Pietra indiavolata, abitata dal diavolo in persona, che avrebbe lasciato le proprie impronte sulla roccia. Secondo questa leggenda, nel XVII secolo, due padri appresero da due streghe e da uno spretato che, sulla cima della Pietra, si celebravano riti di magia nera durante i quali veniva evocato il demonio. I due gesuiti assoldarono un cavaliere per disperdere i sabba ma, mentre erano a cena nel refettorio dei padri Cappuccini, videro il soffitto sfondarsi a causa della caduta del corpo del povero cavaliere, orribilmente assassinato e “proiettato” sulla tavola dei monaci. Che cosa fosse successo, non si seppe mai ma la colpa venne imputata ad una presenza diabolica, lassù, sulla cima della montagna. Allora uno dei due frati, di nome Spiridione, decise di affrontare il demonio con gli esorcismi e la lotta durò fino alla sua morte; nonostante l’impegno del monaco, il demonio non avrebbe però abbandonato la Pietra...Secondo alcuni (i soliti beninformati) l'unico monaco benedettino ancora presente nell'Eremo al momento della frana, don Edo Cabassi, sarebbe un esorcista, e per fortuite coincidenze sarebbe rimasto illeso nella caduta del masso crollato sulla sua macchina e sul sagrato dell'edificio. Ciascuno è libero di credere ciò che vuole ma c'è un aspetto interessante, da considerare: l'Eremo ha cambiato intitolazione e orientamento, a partire dal XVII secolo. Perchè?  Nel 1422 si sa che esisteva, in un incavo del lato sud-est della Pietra di Bismantova, un oratorio dedicato al Santissimo Salvatore, orientato sull'asse E-O, ma nel corso del 1600 - aumentando i pellegrinaggi- venne ampliato; si decise di dedicarlo alla Madonna e di orientarlo sull'asse N-S, per recuperare spazio, dove tutt'ora si trova. In tal modo, però,  il tetto dell’edificio sarebbe divenuto più esposto alla caduta di sassi di piccole dimensioni che periodicamente si sfaldano dalla parete della montagna (link).

La Pietra di Bismantova attrae per la sua forma caratteristica, quella di una nave che da lontano sembra essersi arenata come l’Arca di Noè; per la sua geologia, sviluppatasi milioni di anni fa in un ambiente marino poco profondo; per quelle pareti a strapiombo, delizia di rocciatori e alpinisti; per strane storie di misteriose sfere di luce che diversi testimoni sostengono aver visto sopra la Pietra, la quale è stata accomunata, in questo, alla Devils Tower, nel Wyoming. Sono state documentate delle sorgenti luminose a volte di grandi dimensioni, come quella rilevata sulla sommità della Pietra il 24 settembre 2012, visibile solo agli infrarossi e reattiva alle sollecitazioni laser[2. Questi fenomeni sono assiduamente studiati da un gruppo di ricercatori diretto da Nicola Tosi nel Progetto Uap Italia.

Il lato oscuro della Pietra risiede anche nel numero abbastanza alto di persone che si gettano dai suoi precipizi, in un gesto volontario ed estremo di abbandono della vita oppure, come qualcuno ipotizza, sotto l’effetto di qualche allucinazione indotta, durante non specificati “riti”. Nella storia della Pietra di Bismantova ricorrono con una frequenza rilevante episodi di suicidio; qualcuno ha notato strane coincidenze con le fasi lunari e con la circostanza che molti dei suicidi fossero musicisti o legati al mondo della musica. Mentre scriviamo, abbiamo conoscenza che l’ultimo episodio (in ordine di tempo) risale al giorno prima della nostra salita sulla montagna; vicenda finita bene, per fortuna, per l’arrivo tempestivo dei Carabinieri.

Molti sottolineano il fatto che manchi qualsiasi protezione (o almeno un’ indicazione), sulla cima della Pietra, per evitare anche solo cadute accidentali, le quali tuttavia si possono evitare usando il buon senso, senza sporgersi troppo sul ciglio delle vertiginose pareti.

 

 

 

  • Arrivo alla Pietra di Bismantova

 

Si può arrivare alla Pietra di Bismantova da Castelnuovo de’ Monti in 3 km, tramite un’unica strada perfettamente carrabile, fino ad arrivare a Piazzale Dante (881 m di altitudine), situato alla base della parete a Sud-Est della Pietra. 

 

 

Qui i parcheggi consentono di lasciare le auto e di cogliere, in tutta la loro magnificenza, le pareti rocciose che si stagliano verticalmente per 300 m e racchiudono, come un anello, il pianoro sommitale, al quale si giunge dopo un’erta salita a piedi della durata di circa 30’, con un’andatura normale, utilizzando il classico sentiero "rosso". L’ultimo tratto è il più impervio.

Stando su Piazzale Dante si possono ammirare dei giganteschi blocchi sui quali si possono apprezzare i caratteri della roccia che forma la Pietra di Bismantova, formazioni fossili[3] e sabbie, cementati insieme da carbonato di calcio.

 

 

La formazione geologica che costituisce e che rende peculiare la Pietra di Bismantova è nota col nome di Formazione di Bismantova[4]; essa possiede una potenza di circa 100 metri ed è composta da un basamento di marne su cui poggia un livello di calcarenite, depositatesi in ambiente marino di piattaforma continentale interna nel Miocene inferiore e medio, fra il Burdigaliano superiore e il Langhiano inferiore.

Alzato lo sguardo non si è più liberi! La Pietra ammalia, strega, innamora, con la sua imponenza, la sua signorile maestosità, la sua forma incostante, il suo carattere solido eppure fragile. Un po’ estasi, un po’ tormento; senso di eternità e di precarietà. Interessante quante sensazioni evochi il trovarsi al suo cospetto. Ma non quella della paura, del tutto assente, interessante anche questo.

 

 

 

  • L’ascesa: i misteri dell'Eremo

 

Ai piedi della Pietra si trova una Foresteria, per chi desidera pernottare in un luogo da sogno (e brivido); noi imbocchiamo il sentiero (scalinato nella prima parte) che porta ad un bivio: a destra si trova l’ Eremo della  Madonna della Pietra di Bismantova che, dopo la frana del 13  febbraio 2015[5], è inaccessibile al pubblico. Il santuario, meta di grande pellegrinaggio specie nel mese mariano, era già in fase di restauro quando venne coinvolto nella caduta dei massi, che si sono schiantati nel piazzale antistante l’edificio. Non si sono verificati danni a persone, ma è stata abbattuta la statua di S. Benedetto e danneggiata l’auto del parroco, don Edo Cabassi, salvo per miracolo. L’Eremo attuale risale al 1617, quando dovette essere allargato l'oratorio che vi sorgeva, risalente al 1422, dedicato al Santissimo Salvatore[6], infatti il luogo di culto era noto come Eremo del Salvatore. La torre campanaria è del 1625; l'edificio  è stato rimaneggiato nel 1957. Accanto alla chiesa sorge la residenza dei monaci, che via via si sono ridotti di numero, fino ad essere rimasto attualmente un solo frate, don Cabassi. I Benedettini, provenienti dal Monastero di San Giovanni di Parma, arrivarono qui solo nel 1925, sostituendo gli Eremiti del Terzo Ordine Francescano.

Il veneratissimo dipinto  mariano fu eseguito all'inizio del 1400 da maestranze emiliane; si tratta di una Madonna del Latte assai venerata dal popolo, che -recandosi alla S. Messa- si è sempre sentita protetta da quell'effigie. Un'icona miracolosa, dispensatrice di grazie, la prima delle quali avvenne nel 1616, quando Lorenzo di Guido Torlaio da Costa, privo della vista da un occhio, poté riacquistarla dopo essere salito all’Eremo del Santo Salvatore che, di lì a poco (come abbiamo già visto) cambiò nome. Ma sull'ingresso  è riportata la scritta "Maria nascenti", pare voluta dai Benedettini quando restaurarono la chiesa. Secondo lo scrittore Cesare Capone, c'è un inspiegabile silenzio attorno a questa icona, come si legge in questa intervista , in cui parla delle difficoltà incontrate durante la stesura del suo libro “Bismantova e la sua Madonna. Una Storia dimenticata" (Abra Edit, 2010). 

Del libro non siamo riusciti a trovare nemmeno la copertina, in internet; ma ci ha colpito una recensione, della quale riportiamo un frammento significativo: "Questo libretto - grazie anche al nutrito corredo di cartoline e immagini a colori - racconta dunque anzitutto della Pietra come luogo dell'anima, come "montagna sacra" per caratteristiche naturali, ripercorrendo le prime visite all'eremo - ricavato da un anfratto del grande sasso, ai piedi della parete meridionale, e reso abitabile dalla vicina sorgente di acqua perenne - per seguire le sue successive trasformazioni, dapprima in oratorio e finalmente in santuario. Né l'uno né l'altro sono mai stati dedicati in modo esplicito alla Madonna del Latte, ma inizialmente al Salvatore da parte degli ecclesiastici, mentre il "popolo" parlava in modo generico di Madonna di Bismantova o della Pietra, come attesta il vescovo Rangoni dopo la sua visita del 1616. Dei prodigi ottenuti per intercessione della Beata Vergine resta poco: preziosi, in particolare, i 19 ex-voto, tutti riferibili alla Madonna e databili tra seconda metà del Settecento e fine Ottocento, ancora oggi visibili nel santuario, mentre - con rammarico di uno storico come don Francesco Milani - è scomparso il registro delle grazie ricevute che nel 1705 il vescovo Picenardi aveva ingiunto di tenere ai custodi francescani".

 

                                       

                                      La Madonna del Latte dell'Eremo della Pietra di Bismantova

 

Pure il registro scomparso! Eppure non si tratta di una chiesa immensa, è un Eremo, chissà che cosa successe, a quell'incartamento, perchè andasse perduto? Oppure esiste ancora, da qualche parte, ed è solo da ritrovare? Chissà...Comunque comprendiamo, dalle parole appena trascritte, che un antico luogo di culto si trovava nella roccia; doveva trattarsi di una sorta di grotta, di santuario rupestre, accanto ad una sorgente perenne (c'è ancora?), come altri se ne trovano, e che continuano una tradizione di matrice "pagana". Appare con una certa evidenza che originariamente ad essere adorata fosse la Pietra in sè stessa, la montagna, identificata poi - a scanso di equivoci- con la Madonna cristiana, nella fattispecie una Madonna lactans. Si legge ancora, nella recensione del libro di Cesare Capone: "La devozione per la Madonna del Latte viene ricondotta ai culti delle Veneri preistoriche e alla Magna Mater delle civiltà matriarcali, in una vicenda che partendo dai vangeli apocrifi e attraversando la Controriforma s'intreccia ad un certo punto con un'altra storia di affidamento mariano, quella di Maria Bambina, Mariae Nascenti, che è la scritta sull'architrave sovrastante il portale di Bismantova".

"Ma per noi, gente d'Appennino - scrive in prefazione Clementina Santi - e per l'immaginario religioso e popolare che ci portiamo dentro da generazioni, le due immagini (e le due storie) di Maria-Mamma e di Maria-Bambina si fondono in maniera naturale e senza forzature, nella nostra Madonnina della Pietra".

Dopo la frana, la tela della Madonna di Bismantova e altri arredi sacri  sono stati tolti dal Santuario della Pietra e collocati temporaneamente nella chiesa di Cagnola, dove risiede in modo temporaneo anche don Cabassi (pure la S. Messa si svolge in detto luogo).

Speriamo che i lavori di messa in sicurezza possano presto portare alla riapertura dell'Eremo della Madonna di Bismantova; per il momento un’intera porzione, chiamata “Zona rossa” è oggetto di divieto di accesso e transito per Ordinanza Comunale n. 44 del 3/04/2015.

 

          

 

  • In cammino

 

Dopo aver “curiosato” tra le recinzioni metalliche, ripieghiamo a sinistra, incontrando il Rifugio, con annesso un piccolo bazar e proseguiamo la nostra ascesa (si segue il sentiero 697 che inizia a salire costeggiando la base delle pareti S-O). Da un lato le pareti di roccia, con le loro altezze vertiginose, dall’altro il paesaggio in piano, incorniciato dalle vette appenniniche: grande suggestione! Il percorso attraversa un bosco, in cui gli appassionati di botanica possono sbizzarrirsi; ma chi si "diverte" maggiormente, tra queste rocce, sono gli appassionati di climbing & bouldering, scalatori, arrampicatori, alpinisti che vengono da tutta Italia e anche oltre, perchè la considerano la più interessante e completa palestra di roccia dell'Emilia- Romagna. Noi saliamo per i sentieri, non siamo specialisti attrezzati, ma ci divertiamo lo stesso; all’aumento della fatica, siamo rinfrancati dal fatto che la meta si avvicina.

 

 

Incontriamo due particolari blocchi, lungo il percorso; "particolari" per noi, attenti ai simboli dappertutto. Non si tratta di esecuzioni antiche, tuttavia riteniamo simpatico segnalarle. Il primo è un serpente inciso e si trova su un blocco a metà circa del percorso; l'altro è una lucertola (o salamandra?) scolpita a rilievo su un masso situato proprio all'imbocco dell'ultimo tratto, in una sorta di pianerottolo naturale, prima di inerpicarsi tra due pareti munite di corde ai lati.

 

                                                    

Quando compiamo l’ultimo passo che ci divide dalla vetta, proviamo una certa soddisfazione. Ben più apprezzabile da foto aeree, il pianoro si presenta come un enorme terrazzo largo 240 m e lungo 1 km. Alterna spazi prativi a fitti boschi. E che vista! Siamo sul tetto del mondo! Sembrerà poca cosa, ma essere qui è spettacolare! 

 

 

Gli strapiombi hanno un richiamo irresistibile e ci avviciniamo quel tanto che basta per ricavare un’intensa e prolungata emozione, quel senso di libertà che ci fa piacere condividere tra noi quattro, un piccolo gruppo di intrepidi. 

 

 

Abituati a fare sempre collegamenti con quanto possono aver provato gli Antichi, verso un luogo simile, rispolveriamo un po’ di nozioni. Da dove origina questo nome tanto originale, Bismantova? L’origine etimologica del toponimo potrebbe risalire agli etruschi:  man= pietra scolpita;   tae= altare sacrificale[7] ; altre provenienze (celtico) sembrano meno probabili. Ed effettivamente sembra un gigantesco altare, questo pianoro, “tenuto su” dalle vertiginose pietre che, ingannati o meno dall’occhio, a tratti sembrano assumere vere e proprie forme antropomorfe. 

 

 

 

In esse, le antiche genti avrebbero benissimo potuto vedere gli spiriti dimoranti nella pietra stessa, che andavano assecondati per ricevere da loro protezione o allontanarne le ire. La Pietra è visibile a 360 gradi, dal territorio circostante e, a seconda di dove ci si trova, offre un aspetto anziché un altro.

 

 

Il pendio della parete nord-occidentale è completamente rivestito da alberi, soprattutto noccioli, tra i quali si trova il cosiddetto “Sassolungo”, un masso prismatico che rotolò qui in seguito a un crollo della parete sovrastante. Prati e seminativi di questo pendio erano molto più vasti; fino agli anni ’50-’60 del XX secolo, vi si praticava l’agricoltura intensiva. Con il progressivo abbandono, la vegetazione e il bosco hanno preso il sopravvento.

 

  • La Pietra delle meraviglie

 

Ad una quota un po’ più bassa (850 m) fu individuato nel 1865, da don Gaetano Chierici, un piccolo pianoro, che venne denominato “Campo Pianelli”, che per quanto ha restituito fino ad oggi lo qualifica come uno dei più importanti siti archeologici della val Secchia. Il pianoro si trova in una posizione spettacolare, collegato alla Pietra da una serie di grandi blocchi franati, che hanno creato tra loro grotte e passaggi utilizzati in varie epoche, fino all'ultima guerra, come rifugi per civili e partigiani”[8]. Il pianoro, grazie alla presenza di numerose sorgenti, ospitò i primi insediamenti umani risalenti all’età del rame (circa 2500 a.C.) la cui testimonianza è rappresenta dal cosiddetto “bicchiere campaniforme” [9]..

“Diversi secoli dopo, cioè nella fase piena della media età del bronzo, si insedia un villaggio ben più esteso che perdura per almeno 3 secoli (dal XV al XIII sec. a.C.) su buona parte del pianoro e che probabilmente fu abitato da un centinaio di persone. Abbiamo rinvenuto tracce di capanne, una delle quali trovata anche negli scavi del 2012. Si tratta delle stesse popolazioni che costruivano le Terramare in pianura. Quando agli inizi del XII sec a.C. questa civiltà va in crisi, anche l’abitato di Campo Pianelli cessa di esistere. Circa un secolo dopo, cioè nell’XI sec. a.C. e per tutto il X, pertanto nell’età del bronzo finale, viene impiantata la famosa necropoli, cioè il cimitero a cremazione di un villaggio che ancora non sappiamo dove fosse ubicato: forse proprio sulla Pietra[10].

Ci sarebbe dunque ancora un villaggio antichissimo, da scoprire. La cosa curiosa è che non vi sono più tracce di insediamenti umani per circa 500 anni; esse infatti ricompaiono verso la fine del 600 a.C. (resti di un nuovo abitato, dove sono emersi reperti etruschi e liguri, come se le due culture si fossero fuse). Questo insediamento perdurò circa due secoli e costituì l’ultima testimonianza di “villaggio stabile” nell’area, che venne solo occasionalmente frequentata in epoca romana e medievale.

Giungiamo nei pressi di un manufatto scenograficamente appetibile: la base è di sassi e la grossolana pietra che la sormonta ha l’aspetto di un altare. Ma non v’è nessuna indicazione; informandoci un po’ apprendiamo che doveva ospitare un pannello informativo (che non c’è). In questo punto la piattaforma è piuttosto larga e pare che vi prendessero la rincorsa gli amanti del “parapendio”, correndo dei rischi. La superficie della lastra presenta dei graffiti e delle incisioni (sigle, numeri romani, segni geometrici di epoca imprecisata).

 

          

          

 

Imboccando un sentiero arriviamo ad un punto chiamato “Ferrata degli Alpini”, che scende nel vuoto con una scaletta metallica (usata dagli alpinisti e dai rocciatori).

 

                                  

                                La "Ferrata degli Alpini", pianoro sommitale del lato NE

 

Deviando a sinistra, tra noccioli e salti di arenaria calcarea, si raggiunge quello che è chiamato “Castelletto” (1015 m) (Spigolo di Fontanacornia, ciglio nord-orientale), che costituisce le vestigia del primo castello di Bismantova (Castrum Bismantum), datato all’epoca romano-bizantina (V- VI sec. d.C.) e che sarebbe perdurato fino al VII secolo[11]. Sorgeva in posizione strategica (da qui si controllavano tutte le vie di transito); era inespugnabile (vista la posizione sull’orlo dell’abisso!), accessibile solo da una mulattiera. E’ probabile che la roccaforte sia stata distrutta da una frana. 

 

     

                               La lunga frana di massi a monte della borgata di Fontanacornia 

 

Tra i massi, stando sul precipizio, si nota  questa curiosa struttura litica, che ha le sembianze di un volto, che abbiamo battezzato "il pittore": riuscite a capirne il motivo?

 

   

                                                                          Sicuramente si!

   

Un secondo castello, databile al Mille circa, probabilmente si impiantò su quello più antico ma l’estremo isolamento avrebbe portato ad un progressivo abbandono: vennero infatti eretti i castelli di Castelnuovo (appunto nuovo), edificato già in epoca matildica, e di Vologno, dove si trasferirono i feudatari da Bismantova, ramo dei Dallo. Recenti studi, tuttavia, fanno ritenere che i nuovi manieri potessero coesistere con quello della Pietra (e non averlo sostituito). Tracce di edificazioni successive, almeno fino al tardo Medioevo, sono infatti state scoperte dagli archeologi Iames Tirabassi e Nicola Mancassòla.

E pensare che pensavamo di fare una semplice escursione rilassante, sulla Pietra di Bismantova! Stiamo invece scoprendo un mondo di meraviglie, di ricerca continua, di affascinanti revisioni delle conoscenze detenute da storici e accademici.

Quanti segreti cela questa Pietra! Sicuramente qui, in epoche ancestrali, si celebrava la Natura nelle sue varie espressioni: feconda e rassicurante come una Madre, temibile e implacabile come il Fulmine, comunque da venerare, per assicurarsi clemenza o scongiurare pericoli e disastri. Non sappiamo se vi fossero eretti santuari rupestri per i culti pagani, ma è certo che il cristianesimo ad un certo punto arrivò ad estirparli perché è documentata la presenza di un’antica Pieve, sulla sommità della Pietra, poi sostituita nel 1225 da un nuovo edificio religioso alla base della parete sud-occidentale. Dov’era l’antica Pieve? Vicino al castello? La data 1225 è riportata sul pannello in loco ma, come abbiamo visto precedentemente, della presenza di un oratorio (del SS. Salvatore) si ha notizia solo dall'inizio del XV secolo... Forse un po' di chiarezza si trova nel già citato libro di Cesare Capone, che cercheremo di trovare.

Secondo alcune voci, ancora oggi si celebrerebbero, sulla cima della Pietra, oscuri rituali. Queste sono tracce recenti di combustione, che abbiamo trovato...

 

             

 

Nel bosco abbiamo individuato anche una costruzione, munita di una sorta di antenna o radar. Di cosa si tratta?

 

        

 

Una ulteriore curiosità riguarda il silenzio delle fonti storiche: perché non si ha nessuna testimonianza scritta di questa prodigiosa Pietra, prima che il Sommo Poeta Dante Alighieri la menzionasse, nella sua Divina Commedia? La prima citazione scritta della Pietra è infatti quella famosa contenuta nel IV canto del Purgatorio, vv.25-30.

 

« Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,

montasi su Bismantova e 'n Cacume

con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;

 

dico con l'ale snelle e con le piume

del gran disio, di retro a quel condotto

che speranza mi dava e facea lume »

 

Alcuni commentatori ritengono che Dante abbia visitato di persona la Pietra di Bismantova nel 1306, quando si trovò a passare da Padova alla Lunigiana e avrebbe tratto l’ispirazione per la descrizione del Monte del Purgatorio.

Sede del demonio, Monte del Purgatorio, luogo Paradisiaco: cosa sia veramente la Pietra di Bismantova nessuno può affermarlo. Quel che sembra importante è che abbia ancora molto da raccontare, se sapremo comprenderla e rispettarla, come sembra ammonirci.

 

  • Per tutte le informazioni utili (mappe, sentieri, accessibilità, ecc.), consultare il sito del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, sezione Pietra di Bismantova e pagine correlate

 

 


[1] Carlo, con la sua famiglia, era salito sulla montagna molti anni fa.

[2] V. “Un superclic per tentare di indagare i misteri della Pietra di Bismantova” (link)

[3] Molluschi, alghe coralline, briozoi, echinidi, foraminiferi bentonici, specie tipiche di acque temperato-calde

[4] Bargossi, Gamberini, Gasparotto, Grillini, Marocchi, "Dimension and ornamental stones from the Tosco-Romagnolo and Bolognese Apennine", Università di Bologna

[5] Non è la prima frana che interessa la Pietra di Bismantova, che a tal proposito viene monitorata costantemente. Per ulteriori informazioni sull’accaduto del 13 febbraio 2015, vedasi qui

[6] Gian Marco Ligabue, Bismantova: Uomini e pareti in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, nº 3, 2008, p. 5

[7] Luciano Serra, Bismantova: definizioni e ipotesi etimologica in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, nº 3, 2008, p. 6

[9] Iames Tirabassi, "Preistoria e protostoria nella Valle del Tassobbio", in La Valle del Tassobbio. La vita nei secoli prima dei Canossa, Casina 2011 (pubblicazione della Proloco Cortogno), pp. 35–74.

[10] Iames Tirabassi, in occasione della Mostra tenutasi a Palazzo Ducale di Castelnuovo de' Monti, dei reperti rinvenuti durante gli scavi a Campo Pianelli (link 1 e link 2)

[11] Giuseppe Ferrari, La Giovane Montagna in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, Anno XXVIII - 2 e 3, 1937

 

Argomento: Pietra di Bismantova

Bismantova

Fabio | 01.07.2015

Da anni seguo questo argomento, vi ringrazio per averlo trattato con spirito innovativo e aver dato notizie stimolanti, ancora troppo sconosciute.

R: Bismantova

DPNM | 02.07.2015

La ringraziamo noi del commento costruttivo e, visto che si occupa dell'argomento da anni, potrebbe integrare con notizie di cui dispone, ci farebbe piacere interagire.

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