Tornavento 

                               e il Sentiero del Gaggio

                                                                 Che storia!
 
                                                              (Marisa Uberti)
 
 

 

Mentre  ci portiamo a Tornavento (frazione del comune di Lonate Pozzolo, VA[i]) ripensiamo a quante esperienze interessanti abbiamo accumulato nel breve lasso di tempo che siamo in questo territorio. Una vera scoperta! E ci attende l’ennesima località degna di attenzione, anzitutto perché era qui l’inizio dell’Ipposidra, la ferrovia delle barche che spesso abbiamo menzionato. Da qui, per 17 Km, le barche venivano estratte dall’acqua e trasferite a Sesto Calende, dove venivano nuovamente calate nel fiume per raggiungere il lago Maggiore.

Appena arriviamo a Tornavento, abbiamo la sensazione di essere in un posto fuori dal mondo, anche se l’unica piazzetta è affollatissima. E’ un balcone meraviglioso sul fiume, sul Naviglio e sulla catena delle Alpi che spazia dal Monte Rosa alle cime del Monviso! E’ riconosciuta come una delle piazze più suggestive della zona. Piazza Parravicino è interdetta alle automobili ed è pedonale; è privata in quanto proprietà della famiglia Parravicino, che fu già feudataria del luogo. La loro tenuta prospetta sul piazzale; i Parravicino furono i fautori dello sviluppo del paese a livello agricolo, industriale e sociale. Ippolito fu anche sindaco di Lonate Pozzolo (1875-1877).  Sulla piazza prospetta il tempio di culto, la parrocchiale di Sant’Eugenio che, nelle forme attuali, è della seconda metà del XVIII secolo. Le sue origini affonderebbero però nel Medioevo: nel 1398 si ha notizia di una “Cappella di Tornavento”, ma gli abitanti erano veramente pochi (31 nel 1574!). All’interno, tuttavia, si trova una Deposizione del 1545 ricondotta alla scuola di Gaudenzio Ferrari.  Nel 1694 quel piccolo oratorio (9 x 6 metri) non risulta nemmeno avesse un campanile, costruito solo dopo il 1750.

Nel XX secolo la famiglia Parravicino fece realizzare il porticato e nel 1997 c’è stato un restauro della chiesa e la realizzazione, nel 1998, del Belvedere[ii]. Il toponimo Tornavento pare si debba al latino turris naventium (torre di riferimento per i natanti che, in quel tratto ancora vorticoso e rapido del fiume, erano avvertiti che era prossimo l’imbocco del Naviglio). In un documento del 1465 si cita una terreno nella valle del Ticino che stava sotto una fortificazione antica e ormai cadente (subtus Castellatium) e potrebbe essere proprio la torre naventium. Ma quando era stata costruita? Seppure manchino certezze, alcuni blocchi di laterizi provenienti da antiche abitazioni, scoperti tra i boschi limitrofi, fanno pensare all’età romana (II sec. a.C.), reperti che poi incontreremo. Non è escluso nemmeno che l’antica torre sia divenuta, nel tempo, parte della residenza dei feudatari, oggi Villa Parravicino.

Della località Tornavento si trovano già tracce in un atto di vendita del 1263. Nel 1177, presso il cosiddetto “sperone” si iniziarono i lavori del Ticinello, destinato a diventare il Naviglio Grande che aveva inizialmente finalità irrigue. Sotto i Visconti vennero fatti adeguati lavori idraulici che lo trasformarono in canale navigabile fino a Milano, il primo canale ad essere deviato dal Ticino. Su di esso transitarono merci per secoli e secoli e anche il famoso marmo di Candoglia, impiegato per l’edificazione del Duomo di Milano. L’opera del Naviglio costituì il motore e la ricchezza dell’economia milanese. Tornavento è anche ricordata come sede di una storica battaglia combattuta il 22 giugno 1636 tra spagnoli (che a quel tempo governavano Milano) e francesi/sabaudi. Essa si svolse nell’ambito della Guerra dei Trent’Anni e lasciò nella brughiera circa duemila morti, una carneficina! Ancora oggi, ogni anno, una manifestazione folcloristica rievoca la battaglia.

Dal Belvedere respiriamo un senso di libertà: il sole allaga l’orizzonte e sotto di noi sono visibili il Canale Villoresi e il Canale Industriale (che abbiamo già incontrato, nel loro tratto iniziale, al Panperduto di Somma L.), la Gora Molinara, il ponte in ferro sul Ticino, l’inizio del Naviglio Grande con la Casa della Camera[3], la paladella in granito che divide il fiume in due parti: a sinistra l’imbocco del canale, a destra la “Bocca di Pavia”, tramite la quale si proseguiva la navigazione sul fiume fino a Pavia. E’ visibile anche la Cascina Castellana[4], stazione della barca-corriera del tratto Tornavento- Milano (Porta Ticinese). Nel 1826 la partenza avveniva alle 12 e si arrivava a Milano alle 18.30.Ora ci si presentano due opzioni: scendere sotto il Belvedere e proseguire sul sentiero naturalistico che ci porterà all’ex- Dogana (Casa della Camera) o lasciare la piazzetta, tornare indietro di qualche centinaio di metri, prendere l’auto e raggiungerla su quattro ruote.

Optiamo sicuramente per la prima!  E bene facciamo perché lungo il percorso avremo delle belle sorprese. Lungo la scarpata che da piazza Parravicino conduce al fiume, fu realizzata la già citata Ipposidra. Il dislivello dall’alveo è notevole e immaginiamo la fatica che si affrontava nel togliere le imbarcazioni dal Naviglio, portarle al pianalto e quindi convogliarle sulla “ferrovia delle barche” trainate dai cavalli[5]. A Tornavento iniziava l’Ipposidra, che proseguiva per 17 chilometri fino a Sesto Calende. Siamo contenti di aver potuto vedere tutti questi posti.

Terminata la discesa, incontriamo il pannello informativo dell’Anello Verde-Azzurro del Canale Villoresi, un percorso circolare ciclabile che è possibile percorrere per 130 Km[6]. Noi proseguiamo verso destra, costeggiando il Canale da un lato e tenendo il fiume dall’altro, un po’ nascosto dalla boscaglia. Ad un certo punto incontriamo il Ponte di Ferro sul Ticino, che proprio per la sua funzione di collegare due sponde, fu bersagliato di bombe durante la II Guerra Mondiale. La cosa prodigiosa è che…resistette! Ma ogni tanto, ancora oggi, gli abitanti devono essere evacuati perché riemerge qualche ordigno bellico lungo il fiume.

Il porto di Tornavento[7] dov’era? Esso, che era importantissimo, cambiò spesso “sede” a causa dei cambiamenti di letto del fiume. Per questo è fondamentale interpretare i documenti correttamente (vi sono descritte diverse localizzazioni). Si trattava di attraversare il fiume per raggiungere l’altra sponda e questo veniva fatto già prima del 1400, con ogni probabilità. Solo nel 1869 fu realizzato un ponte di ferro che rese anacronistico il secolare traghetto (il quale sfruttava la corrente dell’acqua, un po’ come quello di Leonardo a Imbersago).

Siamo giunti in vista del Centro Parco di Tornavento ospitato nell’ex-Dogana autro-ungarica posta sulla sponda lombarda dell’antico confine tra l’Impero Austro-Ungarico e il Regno di Sardegna (dei Savoia).

Nel 1739 Il Ticino divenne un confine naturale con lo Stato di Milano (governato dall’Austria) e fu così che venne costruita la Dogana austro-ungarica nel punto dove Via Gaggio inizia a scendere verso il fiume e il Mulino di Gaggio (distrutto nel 1939 per costruire la centrale di Tornavento). E’ un crocevia di percorsi posto sul ciglio del terrazzo fluviale in suggestiva posizione dominante la Valle del Ticino.  Il recupero dell’edificio, acquistato dal Parco del Ticino nel 1996, ha portato alla fruizione dello storico immobile[8], dal quale partono diversi sentieri: l’antica Via del Gaggio, la strada Alzaia del Canale Villoresi, Strada Alzaia del Canale Vittorio Emanuele II (o Industriale),  strada dell’antico porto di Lonate, Alzaia dell’Ipposidra. Decidiamo di intraprendere (autonomamente) una parte dell’antica Via del Gaggio e il sentiero pedonale del Porto. Qui, per merito di appassionati e storici locali, è ubicato un vero e proprio museo all’aperto, ricco di cimeli e reperti che coprono quasi due millenni e raccontano della storia antica, contadina ma anche militare del territorio.

 

La Strada del Gaggio

Il tempo a nostra disposizione sta per scadere perché siamo al tramonto e tra poco dobbiamo ripartire per tornare a casa ma vogliamo approfittare delle ore di luce che la giornata estiva ancora ci regala, per iniziare ad esplorare questa Via del Gaggio (sulla quale ritorneremo quanto prima per completarne il percorso). Iniziare è il termine giusto perché la sua lunghezza è di 3,05 km e bisogna avere un po’ di ore a disposizione (andata e ritorno) per percorrerli a piedi, con calma. E’ una storica via, che collegava Lonate Pozzolo con la frazione di Tornavento, attraversando la Brughiera che si estende a meridione dell’aeroporto di Malpensa. La conoscevano molto bene gli antichi abitatori del territorio. Liguri (1.100 a.C. circa), Insubri, Celti (V sec. a.C.), Romani (II sec. a.C.), Longobardi (Vi secolo d.C.9. Furono costoro a denominare la zona gahagi/gahadium, che significherebbe “bosco recintato riservato agli arimanni[9]”. Nel Medioevo e nelle epoche successive, Via Gaggio costituì una delle direttrici principali di collegamento tra Lonate Pozzolo e il fiume. Lo era ancora nel XIX secolo, quando furono ordinati i primi interventi di manutenzione, stabilendo una larghezza di 6 m, una forma “a schiena di mulo” e il mantenimento a scarpa dei fossi laterali. Malgrado ciò, era iniziato per Via Gaggio un lento declino[10]. Nel 1916 si decise l’espropriazione a favore dei campi d’aviazione tra Somma Lombardo e Castano Primo, tra cui il Campo della Promessa[12]. Tra il 1943 e il 1945 furono costruiti bunker, paraschegge, piste in cemento e ghiaia, per una lunghezza complessiva di 25 chilometri, che collegavano il Campo della Promessa (cioè l’aeroporto di Lonate Pozzolo) con Malpensa. Non mancarono trincee per la difesa dell’aeroporto. A guerra finita, l’intera area divenne sede delle esercitazioni militari italiane e dal 1956 divenne proprietà dell’Esercito, insieme alla Brughiera, chiudendo completamente l’accesso e il transito ai civili.

Sarebbe ancora quella, la situazione, probabilmente, se ad un privato cittadino di Lonate Pozzolo (Ambrogio Milani) non fosse venuta l’idea di raggruppare dei volontari per restaurare strada e boschi circostanti. Era il 1993 e non poteva farlo da solo, ci voleva la cooperazione di qualche Ente; così Legambiente decise di aiutarlo, insieme al Comune, a salvare il Gaggio. Nel frattempo erano stati ritrovati innumerevoli reperti tali da costituire un vero e proprio patrimonio storico-culturale[13]. Da lì nacque una serie di iniziative per l’istituzione di un Percorso-Vita teso a valorizzarne la memoria. Venne acquistata la Cascina Parravicino (ex Dogana austro-ungarica) dal Parco del Ticino; nel 2002 quest’ultimo entrò nella Rete Mondiale delle Riserve della Biosfera nell’ambito del programma MAB (Man and Biosphere) dell’UNESCO.

 

Tutto a posto, quindi, il Gaggio è salvo, anche se pur sempre di proprietà militare. Forse no, non è tutto a posto, dal momento che incombe una scure sul suo futuro. Il vicinissimo aeroporto della Malpensa, il cui embrione nacque già nel 1948, non si accontenta dello sviluppo enorme che ha avuto con il progetto Malpensa 2000: vede l'ulteriore necessità di un ampliamento a sud dell’aeroporto stesso, cementificando i 3330 ettari di Via Gaggio e la brughiera circostante. Cosa significherebbe questo per la flora, la fauna, la cultura, la Memoria che dimorano in questi luoghi? La catastrofe. Ai fini di preservare l’ ultima brughiera è sorto nel 2010 il Comitato Viva Via Gaggio. Con opere di sensibilizzazione cerca di richiamare l’attenzione della gente e soprattutto delle autorità. Organizza raccolta firme, escursioni, visite guidate, camminate notturne e pic-nic. Ma non è tutto, infatti la brughiera è stata inserita tra i Luoghi del Cuore del FAI e sono state avanzate due fondamentali istanze: 1) la petizione per inserire il Parco del Ticino nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, 2) la richiesta di istituire un Ecomuseo di Via Gaggio e della Brughiera.

Molte persone frequentano ormai abitualmente questa bellissima strada verde nella brughiera, che incanta. A piedi, in bicicletta o a cavallo, offre anche possibilità di fare sport, escursioni didattiche per le scuole, e abbiamo trovato con piacere –su alcuni alberi- dei piccoli cartelli messi proprio dagli alunni che li hanno piantati.  Tra l’altro uno dei Sentieri che partono dal Centro Parco dell’ex-Dogana austro-ungarica è quello degli Astronomi che conduce, tanto per chiudere il cerchio, alla base geodetica e alla “piramide” di  Somma Lombardo , immersa proprio in questa stessa brughiera.

                                                                   

                                                                         

 

Concludiamo la nostra esperienza potendoci ritenere più che soddisfatti di quanto siamo riusciti a visitare, a conoscere, a scoprire perché si è trattato veramente di un week-end di scoperta, che ci ha regalato sorprese, nella maggioranza dei casi. Non sospettavamo che questo territorio potesse stupirci tanto ed emozionarci fino a farci desiderare di ritornarvi presto, per proseguire le ricerche iniziate.

 

Ecco le altre località di questo viaggio.

 

[1] E’ stato comune autonomo fino al 1809, quando un Regio Decreto la unificò a Lonate Pozzolo. L’ordinanza fu annullata dal ritorno degli Austriaci ma nel 1869 tornò nuovamente in vigore

[2] Si deve all’ing. Ferrario

[3] Costruzione probabilmente cinquecentesca che ospitava il Guardiano delle Acque: era qui infatti che si pagava il dazio per le merci in transito sui barconi lungo il Ticino e poi sul Naviglio Grande verso Milano. Situata presso lo “Sperone”, accoglieva anche una piccola cappella dedicata a S. Antonio, la quale venne distrutta dalla piena del 1868

[4] Costruzione del XVII secolo, era in origine una Villa nobiliare

[5] Non era certo meno faticoso risalire la corrente, prima dell’ideazione dell’Ipposidra. Oggi sembrano cose lontanissime ma la nostra memoria è corta e l’umanità tende a dimenticare in fretta, purtroppo

[6] Seguendo il Canale Villoresi, la Via d’Acqua Nord e il Naviglio Grande, collega il Parco Agricolo Sud di Milano, il Parco delle Groane e i numerosi parchi dell’Alta Pianura milanese. Lungo il Canale Villoresi si arriva poi a Monza. Seguendo il Naviglio Grande si approda alla Darsena di Milano. Quanto la sapevano lunga i nostri precedessori!

[7] Il traghetto per il trasporto di persone e merci lungo il fiume Ticino; si trovava in territorio di Lonate Pozzolo ma non lontano dall’abitato di Tornavento, dal quale era visibile dall’alto

[8] E’ sede del centro accoglienza per i visitatori del Parco del Ticino, di una Bottega di prodotti tipici, di un punto ristoro, un Punto Parco Libri, Info point ed è sede della partenza delle visite guidate, oltre che di eventi. Sito web www.exdogana.it

[9] Uomini liberi autorizzati a portare le armi. Costoro ricevevano degli appezzamenti boschivi da tramandare ereditariamente come ricompensa per le vittorie ottenute sul campo

[10] Dovuto alla realizzazione del Canale Villoresi (1884), del ponte sul Ticino (1889), della nuova Strada Provinciale Busto Arsizio-Oleggio (1898), unitamente all’avvio di esercitazioni militari nel poligono di tiro per artiglieria (1897)

[11] Un aeroporto esistente tra le due Guerre Mondiali www.it.m.wikipedia.org/wiki/Campo_della_Promessa

[13] Dell’epoca della guerra si possono ancora vedere i resti di una cucina da campo tedesca con lavatoio, una colonnina in stile littorio che marcava l’area di svago dell’aeroporto, frammenti di bombe alleate…