La Madonna Nera di Tresivio (SO) 

                                                                  (Marisa Uberti)

                                               

 

Tresivio è un piccolo borgo in provincia di Sondrio, dispiegato sul versante retico della Valtellina, alla destra orografica del fiume Adda, che scorre nel fondo valle. In questa ampia vallata longitudinale che si apre fra le Alpi Retiche a nord e le Orobie, a sud, si trova l'antichissimo paese di Tresivio, il cui toponimo è forse derivante dal latino "tres viae", tre vie, per via del fatto che tre vie principali si incontravano nel centro del paese, che è oggi attraversato dalla Strada Panoramica dei Castelli. Il borgo origina dal fondovalle e sale verso monte (da 400 a 750 metri s.lm.) con due strutture morfologicamente molto interessanti quali la Rupe del Calvario e il Conoide della Fiorenza (un’antica città sepolta, nel Medioevo, da una frana; secondo la leggenda, in un’ora imprecisata verso il tramonto, si possono ancora sentire le campane della città suonare a festa).[1]

La ricchezza delle acque (una località limitrofa si chiama "Acqua"), la mitezza del suo clima e l'ambiente naturale in cui è immerso ne hanno caratterizzato la salubrità, tant'è che nel XIX secolo fu sede di un sanatorio per malati di tubercolosi. Ma già nel Medioevo il vescovo di Como (diocesi sotto cui è posta la provincia di Sondrio), risiedeva a Tresivio -dove c'era un palazzo vescovile- per almeno un trimestre ogni anno. Il prelato aveva vasti possedimenti in zona ed era proprietario anche del castello.

Non va dimenticato che le indagini archeologiche hanno anche rimesse in luce le tracce della preistoria del luogo.

La sua posizione ha reso Tresivio un luogo strategico soprattutto nel Medioevo, quando visse un periodo di particolare espansione e prestigio, essendo a capo di una vasta pieve comprendente i borghi di Montagna, Faedo, Pendolasco (l’antico nome dell’attuale Poggiridenti), Boffetto, Piateda, Sazzo, Ponte, Chiuro, Castionetto e Castello dell’Acqua. Il borgo (che oggi conta poco più di duemila anime), durante la Signoria dei Visconti e degli Sforza divenne capoluogo della Valtellina; vi aveva sede anche il Tribunale Supremo della Valle. Sulla rupe del Calvario, chiamata “Motta”, sorgevano il palazzo del marchese Malaspina, capitano generale della valle per conto dei Visconti, la chiesa parrocchiale, le chiesette di San Michele e San Giovanni Battista, il palazzo vescovile ed infine il castello. Numerosi sono, per le dimensioni del paese, i luoghi di culto cristiani (oratori, cappelle, chiese), forse andati a sostituire primitivi punti sacri "pagani". E' proprio nelle valli alpine, in effetti, e nei contesti montani che le tradizioni legate alla natura faticarono a sradicarsi e il cristianesimo sincretizzò i culti precedenti.

Decaduto dopo le guerre tra guelfi e ghibellini, il borgo si separò in due e nel 1512 perse il ruolo di capoluogo della Valle che, con il dominio del Canton Grigioni, passò a Sondrio.  Nel secolo successivo, con le guerre contro i Girigioni, e l'arrivo della peste (1630), Tresivio attraversò un periodo difficilissimo, Ecco dunque che l'erezione di un santuario mariano, per voto unanime della popolazione, divenne il simbolo della comunità e della devozione dell'intera Valtellina alla Vergine Maria. Grazie ad esso Tresivio ha potuto conservare un posto di rilievo nella storia.

 

  • Come nacque il santuario mariano dedicato alla Vergine Nera?

 

La leggenda racconta che mentre la "Santa Casa" era in volo da Nazareth a Tersatto (luogo della sua prima collocazione, che abbiamo visitato nel 2009, situato in Dalmazia), avrebbe perso una pietra che, prodigiosamente, sarebbe giunta sull'altura nei pressi di alcune capanne di montanari. Erano, questi, buone anime pie che, colti da meraviglia e sentita la gente del posto, decisero di ringraziare la Madonna di tale dono costruendo una piccola chiesa a lei dedicata. La pietra, considerata una reliquia, venne sistemata alla base delle fondamenta dell'edificio, alimentando in tal modo un perenne culto mariano per tutta la popolazione della Valle.

Sembrerebbe di capire, dunque, che non era tanto avere una statua mariana, quanto la pietra, considerata il reale oggetto di venerazione. Forse una pietra che già esisteva in loco, magari considerata sacra per le sue proprietà. Una pietra scura, magari, sostituita poi nel tempo con il simulacro importantissimo della Madonna Nera, sul cui significato abbiamo ampiamente discusso in altra sede, parlando della Madonna Nera di Oropa (BI), eretto proprio sopra un masso di colore scuro e chiamato ròch dla vita  ("sasso della vita"), propiziatore di fertilità.

Ma torniamo al santuario di Tersivio. Chiaramente, trattandosi di una Madonna lauretana, non è possibile che il culto risalga ad epoche precedenti alla sua nascita, poichè gli eventi che diedero origine al santuario di Loreto nelle Marche si collocano nell'ultimo decennio del XIII secolo. Eppure sappiamo che qui esisteva già una chiesa chiamata Santa Maria di Tronchedo, le cui prime notizie datano al 1016. Nel 1094 è indicata come "baxilica" una cappella, secondo il significato attribuito a questo termine dai testi del tempo. La Madonna era bianca o nera? Non è chiaro. E' abbastanza certo però che intorno al 1106 si fosse costituita una piccola comunità di monaci benedettini che, nel corso del tempo, vennero meno. La chiesa intitolata a Santa Maria continuò tuttavia ad esistere e si sa che nel 1440 un nobile, Giovanni Beccaria, ne aveva il patronato. Per i tre secoli successivi esso fu in mano ai  Guicciardi. Tra i documenti si ritrova anche la presenza di una confraternita denominata "schola Sanctae Mariae", alla quale si deve la massiccia trasformazione in santuario della chiesa di S.Maria di Tronchedo, attorno alla quale sorgevano alcune case diroccate.

 

              

Il Santuario visto da est; si vedono la cupola ottagonale, il campanile principale e una delle due torri in facciata. Davanti, eleganti abitazioni che forse sorgono sulle casupole medievali

 

 

E' nel 1629 che il santuario della Santa Casa di Tresivio prese avvio; le visite pastorali seguenti incitarono a celebrarvi frequentemente per mantenervi e accrescervi la devozione, che mai era scemata. E' è verosimile che in loco esistesse, ancor prima, un luogo di culto "pagano", riconsacrato nei secoli in senso cristiano.

La prima pietra venne posta il 30 novembre 1646 ma ci vollero anni per completare l'imponente costruzione, che si vede dal fondovalle. E' un monumento erculeo, estraneo ai canoni della zona che ha fatto ritenere agli studiosi non si tratti di un architetto locale, e da ricercarsi in ambienti colti. Rimane ignoto il suo nome.

Un senso di attraente stupore conduce il visitatore al cospetto di questo santuario, dagli insoliti colori rosati. Lo si può osservare da più prospettive ma sempre evova un senso di mistero. Più ci si avvicina e meno lo si sente vicino, è strano, come qualcosa che voglia sfuggire alla comprensione dei forestieri, che voglia appartenere soltanto alla tradizione locale, alle sue leggendarie origini.

Bello ed elegante, l'edificio lo è, nel suo attuale stile barocco. Si entra nel cortile esterno dalla parte posteriore.

 

  

Sul retro dell'edificio, nella nicchia centrale, è affrescata la Madonna Nera attorniata da 4 angeli adoranti e l' iscrizione:"HOC TEMPLUM RESTAURATUM EST ANNO DOMINI 1874 e 1972"

 

 

                                                              Maestosa la sagoma del Santuario, visto da est

 

 

In facciata troviamo un portale in pietra verde locale ed una tondeggiante pietra nera su cui campeggia una frase in latino: "In portis filiae Sion" ("Alle porte della figlia di Sion"). Sotto la frase la sigla PS 72, che è l'abbreviazione di Salmi, versetto 72 (Vulgata) [2]. La pietra si trova incastonata in una sorta di scudo sormontato da una corona. Attorno, eleganti lavorazioni, cartigli e una grande conchiglia. Si conosce il nome dello scultore del portale, Giovan Maria Tamagnino di Bormio (aiutato da Giuseppe Culturi) e l'anno della realizzazione (1714); i battenti coperti in rame sbalzato sono attribuiti invece a Giacomo Bichler (1757).

 

 

Spiccano i due campanili che svettano ai lati della facciata, mentre un'altra torre campanaria, di foggia diversa. si trova sul lato ovest.  L'edificio è dotato di una cupola ottagonale ed ha una cripta, che è la parte rimanente della chiesaa medievale di S.Maria di Torchiedo: tre navatelle regolari separate da sei colonne di granito.

La facciata ha due registri ed è suddivisa in cinque zone verticali, ha quattro finestre e un doppio scalone di accesso. La facciata è alleggerita da nicchie con motivi dipinti. Le facciate laterali, rivolte ad est e a ovest, si presentano simmetriche con scale d'accesso ai portali laterali, aperture architravate, nicchie, lesene e cornicioni. Su entrambe si trova, sopra i rispettivi portali, una pietra ma non nera come su quello principale, bensì chiara (una è bianca e l'altra bianca con venature più scure).

Sul sagrato si trova una fontana cui è stata dedicata una frase di riconoscimento:

 

 

Poco prima di raggiungere la facciata, nell'angolo di uno spiazzo erboso, si erge un obelisco in miniatura, collocato su quattro sfere e sormontato da un globo crucifero.

L'interno del santuario è impressionante: vasto e luminoso, arditamente slanciato, è in qualche modo arcano armoniosamente attraente. Particolarità: la navata si trova sull'asse N-S. E' unica, dotata di cappelle, un transetto, il coro e matronei. Posto all’incrocio del transetto, si nota immediatamente  il tempietto del 1701 che replica le fattezze della Santa Casa di Loreto, esternamente decorato con stucchi; nelle dodici nicchie si trovavano le statue degli Apostoli,  poi trafugate. Sono molti gli ex-voto collocati per grazie ricevute. Le misure sono quelle esatte della Casa di Maria conservata a Loreto; ha due ingressi laterali come quella e la volta a botte. In una nicchia protetta da un vetro, sulla parete identica a dove si trova a Loreto, si può ammirare la Madonna Nera, dal volto molto bello. Con lei, naturalmente, il Bambino. Fa da scenario un cielo trapunto di stelle; le statue sono entrambe incoronate e ricoperte da una veste.

 

         

Dal 1913 questo edificio è Monumento Nazionale. Nel 1931 il vescovo di Como (A. Macchi) lo elevò a Santuario mariano e ad occuparsene erano i frati Montfortiani. Oggi dipende dalla parrocchia di Tresivio.

 

     

Alcuni scorci di Tresivio. L'arcipretale dei SS. Pietro e Paolo con il bellissimo campanile del XIII secolo. In alto a sinistra, scorcio di un complesso medievale sul lato est del Santuario lauretano

 

Nel 1968 l'edificio venne chiuso al pubblico per problemi di statica e, tra alterne vicende, riaperture e richiusure, è stato nuovamente accessibile per i pellegrini e visitatori dal 2001. Ma non è sempre aperto: un gruppo di volontari ne garantisce l'apertura la domenica pomeriggio solo nella stagione estiva (da maggio circa). E' stato aperto in occasione delle Giornate di Primavera del FAI il 22-23 aprile 2014.

 

Note:

[1]. Fonte ufficiale del Comune

[2]. La frase risulta come finale nel versetto del citato salmo, che è il seguente: Mihi autem adherere Deo bonum est, ponere in Domino Deo spem meam, ut adnuntiem omnes praedicationes tuas in portis filiae Sion.

 

Links utili:

 

Arrivare: Da Sondrio si possono imboccare due direttrici. Una, più pedemontana e caratteristica, è quella Panoramica dei Castelli (indicata), che giunge al santuario dalla parte posteriore. Oppure percorrendo la S.S. 38 dello Stelvio in direzione Tirano.

Galleria foto: Madonna Nera di Tresivio

Argomento: Santuario Santa Casa di Tresivio (SO)

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