Il doctor Mellifluus

                       Alcune note su Bernardo di Fontaine, abate di Chiaravalle

                                               che dedico alla memoria del
                                    Venerabile Abate dom Bonifacio Lucci O.S.B.

                                            (Scheggia 1887- Detroit 1957)

                                                        di Sandro Giacchetti

 

Atti della conferenza tenuta dall'autore a Gubbio, mattina di Domenica 13 Ottobre, nella Sala Trecentesca del Palazzo del Podestà

 

  • "IO SONO LA CHIMERA DEL SECOLO"

                                            Bernardo

                

  Un profilo storico-biografico

 

Bernardo nasce, terzogenito di sette figli, a Fontaine lès Dijon, capitale del ducato di Borgogna nel 1090 da Tescelin le Sorus (Tesselino il Rosso), nobile burgundo e da Aleth appartenente alla famiglia dei Montbard della casa dei Duchi Borgognoni.
Nel 1112 entra, come monaco, a Citeaux - l'antica Cistercium - abbazia fondata da Roberto di Molesme che, nel panorama del monachesimo medievale e dell'ordine benedettino in particolare, riveste un'importanza fondamentale poiché é proprio da qui che parte quella riforma tesa a ricondurre l'ordine e la dottrina di Benedetto alla perfezione primitiva della regola e più generalmente alle origini cristiane. Infatti, a Citeaux si predica la assoluta e radicale fedeltà al messaggio evangelico ed alla regola di Benedetto, con toni forti e tesi specie nell'avversione agli sfarzi cluniacensi. Il successore di Roberto di Molesme, Stefano Harding (1059 ? - 28.03.1134) sarà colui il quale proseguirà l'opera di allontanamento da Cluny, con il ripristino della "Regula Sancti Benedicti", e sarà sempre il grande protettore di Bernardo il quale, tre anni dopo la sua scelta monacale, fonda l'abbazia di Clairvaux, nella diocesi di Langrès, nella Champagne, ne diventa il primo abate e tale rimane per 38 anni. Nel 1118 vede la luce la "Summa Chartæ Caritatis", la bolla fondativa dell'Ordine cistercense, che Callisto II conferma nel 1119 e che Bernardo difende dalle le critiche cluniacensi ed in particolare da quelle dell'Abate di Saint Thierry contro il quale scrive l'Apologia ad Guilelmum. Si fa patrono del nascente Ordine del Tempio di cui redige la regola, adoperandosi per il riconoscimento dei "nuovi cavalieri" che avviene nel 1128 nel Concilio di Troyes. Da questo momento, il legame tra i cistercensi ed "il Tempio" diventa strettissimo e l'ordine di Bernardo, che fino a quel momento è andato avanti tra notevoli stenti di natura economica, diviene ricco e potente. Nel 1130, per l'Abate inizia una incredibile carriera diplomatica. Alla morte di Onorio II (Lamberto di Ostia) vengono eletti due successori e Bernardo si schiera apertamente per Innocenzo II, al secolo Gregorio Papareschi, sostenuto dai Frangipane, da Luigi IV di Francia e da Enrico I d'Inghilterra contro Anacleto II (Pietro di Pier Leone dé Pierleoni), sostenuto dalla sua potente famiglia, da Ruggero di Sicilia e dai suoi Baroni. La lotta per le investiture impazza ma l'abilità del monaco francese porta le città di Pisa, Milano, Genova nel campo di Innocenzo. Anacleto è malato e la fine é ormai nell'aria.
Il 25 gennaio 1138 muore:

 

"Il ramo inutile, il ramo malato è stato reciso"


scrive Bernardo, ma i conti ed i baroni che avevano voluto l'anello piscatorio al dito di Anacleto non demordono e, sempre fortemente sostenuti e protetti da Ruggero di Sicilia, eleggono Gregorio Conti nuovo antipapa col nome di Vittore IV (marzo-maggio 1138) il quale, però, di fronte alle argomentazioni portate dall'Abate rinuncia e, finalmente, nel maggio del 1138, in virtù della tela politico e diplomatica tessuta dal monaco borgognone si conclude uno scisma durato otto anni. Il piccolo uomo di Chiaravalle ha sconfitto Ruggero re dei Normanni, diventa un gigante e da questo momento la sua influenza sulla corte papale si fa enorme.
I numerosi viaggi che egli compie attraverso l'Europa fanno sì che l'idea bernardiana si diffonda e attecchisca. In Italia, i monasteri d'osservanza cistercense, nascono in rapida successione nel rispetto dei canoni anche per quanto riguarda l'architettura e l'onomastica. In Italia, sono almeno quattro i monasteri a portare il nome di Chiaravalle.

 

Il 15 febbraio 1145, viene eletto il successore di Lucio II nella persona di un umile monaco cistercense: Pier Bernardo di Montemagno, Abate di Sant’Anastasio alle Tre Fontane, educato nella solitudine di Chiaravalle da Bernardo, viene elevato al Sacro Soglio col nome di Eugenio III. Scrive Bernardo alla Curia Romana:
“Che avete fatto? Avete richiamato fra gli uomini un uomo già sepolto; chi si teneva lontano dalle preoccupazioni e dalle folle, lo avete cacciato di nuovo nelle preoccupazioni e lo avete immerso nelle folle”…
e poi, scrive al nuovo Papa:
"Scriverò a un figliolo, quantunque questo siasi cambiato in padre. Ben sapete com'io v'abbia in qualche modo generato in Cristo. E chi altri se non Voi sarà dopo Dio la nostra speranza, la nostra allegrezza, la corona della gloria nostra? Non siete Voi assistito da Dio? Deh, prima ch'io muoia mi sia concesso vedere la chiesa di Dio qual'era nei giorni antichi, quando gli apostoli gittavano le reti alla pesca non già dell'oro e dell'argento, ma delle anime (….) Vedendo la pompa che ti circonda, ti si riterrebbe il successore di Costantino più che il successore di Pietro (…). Levati di dosso gli orpelli (…) e fissa lo sguardo sullo squallore della tua nudità, perché nudo sei uscito dal grembo di tua madre”" (3)
Che dire, come "istruzioni per l'uso" del pontificato non c'é male; istruzioni che Eugenio accetta "in toto" al contrario della Curia Romana che mal sopporta quel monaco aristocratico che sì da arie da asceta fustigatore. Insomma, tutto l'entourage vaticano spinge affinché "questa rana molesta e stridula se ne stia nelle sue paludi".
Eugenio III, regnerà per otto anni morendo a Tivoli l'otto di luglio del 1153, quarantaquattro giorni prima del suo ex Abate.
Bernardo predica per promuovere la seconda Crociata, avversa le nuove sfarzose cattedrali in fierissima polemica con Sugero di Saint Denis, si pone a capofila del movimento che, nel Concilio di Sens, condanna le teorie di Abelardo, contribuisce in maniera formidabile alla caduta di Arnaldo da Brescia e, su mandato di Alberico, cardinale legato pontificio per la Francia, predica in Linguadoca contro le dottrine eretiche di Gilberto Porretano vescovo di Poitiers.
Muore a Clairvaux, all'età di sessantatre anni, il 20 di agosto del 1153. Alessandro III lo canonizza nel 1173 e, nel 1830 é proclamato dottore della Chiesa da Pio VIII.
Il suo cranio è conservato, in una teca del XVII secolo, nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Troyes.

                                                        

                                                “CANTO L’ARME PIETOSE E ‘L CAPITANO
                                     CHE ‘L GRAN SEPOLCRO LIBERO’ DI CRISTO”

                                                   (Torquato Tasso “La Gerusalemme Liberata)

 

  • Bernardo e la guerra giusta, la Cavalleria e l’Ordine del Tempio

 

Può un credente, o meglio un credente cristiano, uccidere il prossimo, anche se la morte viene data a scopo di difesa e, per di più, nel nome del Signore? Brutto rovello, idea dura da accettare e atroce dilemma da risolvere che angoscia le coscienze.
Polemica che coinvolge cervelli sottili del pensiero religioso da Agostino ad Ambrogio.
Insomma, può un fedele di Cristo militare in un esercito in armi? E come si può risolvere il problema, laddove per il problema esista una soluzione?
Si tentano giustificazioni immaginifiche tirando in ballo l'Arcangelo Michele che con la spada in pugno é strumento primo di giustizia nonché milite eterno dell'Ordine contrapposto al Caos.
E’ proprio da qui che nasce l'intuizione geniale del monaco di Chiaravalle il quale, riprende il concetto di “BELLUM IUSTUM” (guerra giusta) già espresso da Agostino (e per altro ribadita anche dal concilio Vaticano II - paragrafo 3109). L'intuizione, l'idea giustificatoria, l'alibi divino che porta a considerare l'uso delle armi contro gli infedeli non una intenzione di "omicidio" quanto, piuttosto, un'azione contro il Male, come si può leggere nel "De Laude Novæ Militiæ Christi" scritta da Bernardo nel 1113 e che è il manifesto dell'Ordine de Tempio. Questa é l'idea, il disegno, il progetto di Bernardo e la sua successiva applicazione cambia il corso della Storia segnando profondamente e in modo indelebile i comportamenti e gli approcci etici, morali e culturali del mondo occidentale alla guerra. A tutte le guerre, da quelle locali, alle mondiali, alle pulizie etniche. Per il nemico, per " l'infedele ", e più tardi pure per l'eretico, in quanto veicolo e testimone del male, non c'è e non deve esserci misericordia poiché uccidere un malvagio, e la teoria bernardiana é tutta qui, non rende omicida ma malicida.
Il cavaliere che punisce un infedele vendica Dio e difende i cristiani. La morte dispensata è un guadagno per il Signore mentre quella ricevuta una conquista personale. Certo, a guardarla con gli occhi di noi uomini moderni, la teoria distillata dall'Abate fa tremare le vene dei polsi che, a fare l'equazione: infedele sta a diverso come oppositore sta ad avversario, si fa presto ad arrivare ai gulag, ai lager, ai "Got mit uns", alla Shoah e alle guerre preventive. Ma quelli erano altri tempi. O forse no.
Bernardo non ama l'idea di cavalleria e di milizia fine a se stessa, a differenza di una diffusa letteratura a lui contemporanea che vede i cavalieri come eroi erranti, puri ed altruisti e che li celebra e li dipinge a tinte gentilmente eroiche:


" ...dal giorno in cui iniziò a cavalcare all'estero, seguì la cavalleria, la verità, l'amore, la magnanimità e la cortesia..." (4).


Bernardo ha ragione: molti di quei cavalieri che razzolano per le campagne europee, pur se mossi da sentimenti nobili e gentili, dovendo campare se non addirittura sopravvivere, non vanno troppo per il sottile, dal furto di galline agli sgozzamenti. Altri, vivono tra corti e tornei, imbellettati e vestiti di sete fini, piume e merletti. Aspetto questo che più del primo fa rabbrividire l'austero benedettino per il quale i cavalieri devono - invece - essere "armati e non ornati". Così, disegnando il suo progetto originale, egli contrappone i nuovi cavalieri alla cavalleria corrente, da lui considerata - come detto - troppo mondana, sporcata di tronfia vanagloria e piena di sfrenata cupidigia. No, non gli piacciono proprio quei cavalieri, tanto che definirà il fenomeno sociale di cui sono parte: "non militia, sed malitia". E la malizia è cattiveria, almeno secondo il suo modo di vedere.

Bernardo, invece, convogliando le energie forti e aggressive dei cavalieri verso un nemico mosso da altrettanto forti motivazioni religiose, le coinvolge moralmente, religiosamente ed eticamente in una crociata permanente, trasformando quindi la crociata stessa in una guerra santa il cui scopo è di salvare la terra natale di Cristo. Non si tratta semplicemente di una guerra ma, piuttosto, di una prova catartica, poiché i crociati partono per l'Oriente per uccidere e pronti a farsi uccidere, predisposti alla vendetta o alla condivisione della passione di Cristo. Bernardo, istituzionalizzando la cavalleria e proiettandola verso l'esterno, contro gli "infedeli", raggiunge lo scopo che più gli sta a cuore e risolve, tra l'altro, un problema che oggi si potrebbe definire di "ordine pubblico".


"... il cavaliere porta la spada come ministro di Dio, loda i buoni e punisce i malvagi. Uccide con sicurezza e muore con baldanza ..."
Bernardo (5)


All’inizio di questa storia, i rapporti tra Bernardo e l'Ordo Templi sono quasi inesistenti.
Appartengono a ordini diversi e con regole diverse. I Cavalieri osservavano la regola di Sant'Agostino mentre a Clairvaux la disciplina é Cistercense. C'é però un legame forte che unisce l'Abate ai Cavalieri poiché André de Montbard é suo zio e Hugues de Payns (che non è calabrese) probabilmente suo cugino. Per inciso, entrambi questi due cavalieri, appartengono all'Ordine di Nostra Signora di Sion. Ma questa è un'altra storia.
Bernardo redige la regola per i Poveri Cavalieri di Cristo che diventano il braccio armato dell'Ordine Cistercense. Si deve sempre tenere presente che i Templari saranno in Oriente un esercito in armi e in Europa un ordine religioso monastico. Tra l’altro, apro a questo proposito una brevissima parentesi, se si tenesse sempre bene chiaro in mente questo importante aspetto, si riuscirebbe a immaginare facilmente dove andarono a rifugiarsi, per sfuggire agli uomini di Guglielmo di Nogaret, le centinaia di cavalieri templari sparsi per la Francia. Ma torniamo a Bernardo che si dimostra molto abile nell'impugnare le due diverse spade: quella spirituale e quella temporale che riesce, nella loro azione congiunta, ad integrare. Il suo ragionamento è semplice, lineare, scarno e pragmatico: così come i capi degli "infedeli" hanno trasformato i loro uomini in potenziali martiri combattenti per la Jihad cosi, egli adotta la stessa strategia per riformare moralmente ed eticamente la Cavalleria rendendola strumentale e funzionale alla fede cristiana e quindi alla Crociata. E' dunque fondamentale che i cavalieri si convertano, e a ciò si può arrivare soltanto consacrandoli monaci-guerrieri poiché, secondo Bernardo, tra la vocazione del monaco e quella del cavaliere che lui ha in mente ci sono diversi punti in comune, se non tutti. E' utile rammentare che egli chiama i suoi monaci "Milites Christi" e la nuova cavalleria "Milice du Christ". Scrive il monaco borgognone:


"Siamo qui come guerrieri sotto la tenda, guerrieri che cercano di conquistare il cielo con la violenza; l'esistenza dell'uomo sulla terra è quella di un soldato."


Dal canto suo, il Cavaliere può riscattare le crudeltà e gli omicidi commessi in guerra, solo mettendosi al servizio del Cristo e vivendo come un monaco: vita comune, povertà, celibato, obbedienza al Gran Maestro. Ecco quindi che il profilo del Cavaliere di Cristo acquista nitidezza in contrapposizione al cavaliere violento e brutale. Cito ancora Bernardo:


"Questo Cavaliere di Cristo è un Crociato permanente, che senza risparmio di energie conduce una lotta su di un duplice fronte, sia contro la carne e il sangue, sia contro gli spiriti maligni vaganti nell'aria. E' impavido e del tutto sicuro quel Cavaliere che, come riveste il corpo della corazza di ferro, così l'anima della corazza della fede. Rivestito così dell'una e dell'altra corazza, egli non teme né il demonio né l'uomo.

Marciate, dunque, sicuri, o soldati, e con animo intrepido sconfiggete i nemici della croce di Cristo, nella certezza che né la morte né la vita potranno separarvi dall'amore di Dio. Come ritorneranno carichi di gloria i vincitori del combattimento! Come saranno beati coloro che cadono come martiri nella battaglia!
Rallegrati, o gagliardo atleta, se sopravvivi vittorioso al Signore, ma ancor più gioisci, riempiti di esultanza e sicurezza, se morirai e ti unirai al Signore. Se sono chiamati " beati coloro che muoiono nel Signore ", non lo saranno ancora di più quelli che muoiono per il Signore? O milizia davvero santa e sicura! Il soldato di Cristo uccide tranquillamente e muore con maggiore tranquillità. Giova a se stesso se muore, a Cristo se uccide"... (6)

Sembrerebbe che Bernardo, il mite "Doctor Mellifluus" , il Dottore della Chiesa, il pallido e minuto ascetico monaco, si ispiri ad una certa visione Islamica della guerra, forse Ismailita. Sembrerebbe che egli se ne vada a pescare a piene mani tra le pagine del Corano (7) e specie tra le righe della cosi detta "Sura della Conversione" di cui riporto alcuni passi :
"O voi che credete! ... Lanciatevi in battaglia sulla via di Allàh! (...). Lanciatevi dunque in battaglia, armati con armi leggere, armati con armi pesanti! Combattete con i vostri beni e con le vostre persone sulla via di Allàh! (...) Che altro potete attendere se non una delle grazie più belle: la vittoria o il martirio? (...) Credete in Allàh e combattete con il suo Profeta! (...) Ma il Profeta di Allàh, e quelli che con lui hanno creduto, hanno lottato con i loro beni e le loro persone, a loro spettano i veri beni; loro saranno i fortunati!
Allàh ha preparato per loro giardini alle cui ombre scorrono i fiumi, dove rimarranno in eterno: ecco il successo supremo!".
La “Regula Pauperum Commilitorum Christi Templique Salomonis” viene estesa, sul piano dell’etica cristiana, non già sulla falsariga di un modello esistente, quello agostiniana per esempio, ma "ex novo", secondo l'ideale di Bernardo circa la vita monastica. Egli, con un capolavoro, che sta tra un atto notorio ed una magnifica acrobazia teologica, stila la regola dell'Ordine del Tempio trasformando cosi all'iniziativa di Hugues de Payns, da una struttura spontanea se non addirittura estemporanea, ad un organismo perfettamente regolata, motivata, articolata e incredibilmente organizzata.
Per dovere di documentazione storica riporto che alcuni studiosi, tra i quali Demurger, ritengono che la Regola sia stata redatta dal patriarca di Gerusalemme Stefano de la Ferté, che qualche correzione sia stata apportata da Stefano di Chartres e che Bernardo l'abbia solo rivista ed acconciata per renderla più accettabile al Pontefice.
Io credo che la regola sia frutto di Bernardo perché mi pare di riconoscervi il rigore ansioso e certi “picchi eccessivi” tipici del suo carattere.
Arrivato a questo punto, Bernardo passa dalla teoria alla pratica e con una mossa che esalta la sua abilità politica, convince Papa Onorio a indire un concilio a Troyes, il quinto, che si apre il 14 di gennaio del 1128, presso il conte Thibaut nipote ed erede di Ugo Conte di Champagne. La chiesa di Roma in quegli anni non solo è molto "francese", ma parla, ragiona e decide molto in “francese”. Per Bernardo é l'occasione buona per dimostrare tutto il suo potere e non se la lascia sfuggire, mettendo insieme un vero "Parterre des Rois": Matteo d'Albano (Matteo Albanese, in alcuni testi) legato pontificio, ne é il presidente. Sono poi presenti i vescovi di Orleans, di Laon e di Troyes, gli arcivescovi di Sans e di Reims, Renaud de Semur Abate di Vezeley e quello di Citeaux, Stefano Harding e poi ancora Guido e Arsione, Abati Venerabili rispettivamente delle Tre Fontane e di San Dionigi di Reims; Erberto di Santo Stefano di Digione e Guido di Molesmes. Tutti benedettini o cistercensi e tutti amici personali di Bernardo, il quale raggiunge Troyes a concilio già iniziato riservandosi un entrata da "colpo di teatro".
Anche i Poveri Cavalieri di Cristo non sono da meno e, guidati da Hugues de Payns, si presentano con la tunica bianca dei chierici cistercensi ricevendo, ça va sans dire, il riconoscimento formale della Chiesa e facendo finalmente e prepotentemente il loro ingresso nella Storia.

                                

                                    "SCURA SONO MA BELLA"
                                                    Cantico dei Cantici

 

  •  Notre Dame, un'invenzione di Bernardo

 

Bernardo venera la madonna. Ma a modo suo, distillando un culto mariano che trasfonde al suo ordine e quindi, di riflesso, ai Templari che perpetuano, poi, a modo loro.
E' Bernardo a fondare quella corrente fideistica che nel 1600, con un neologismo verrà chiamata "mariologia". E' lui a coniare il termine "Notre Dame", usato nel linguaggio degli gnostici "Fedeli d'amore", di probabile discendenza templare.
"Notre Dame", termine che indica la "sapienza santa", Notre Dame come “àghia Sophìa”. Bernardo rischia - e molto - spingendosi verso limiti pericolosi ma la Chiesa allora, come s’é detto, completamente francese, non osa condannarlo. Egli rifiuta la madonna come "immacolata concezione" vedendola, piuttosto, come sposa del Verbo, inteso come sintesi assoluta del sapere e dice di adorarla più per la sua umiltà che non per la sua verginità:

"E' virtù lodevole la verginità, ma è più necessaria l'umiltà. La prima è consigliata, l'altra è comandata. Puoi salvarti senza verginità; senza umiltà non lo puoi."

Bernardo: le quattro Omelie

 

Questo culto diventa il "centro sensibile" del pensiero prima e della liturgia bernardiana poi. Ancora oggi, nelle Abbazie cistercensi, i monaci aprono la loro giornata con la preghiera alla "Stella Mattutina" e la chiudono con il canto del "Salve Regina" dopo la Compieta. E' un culto mariano particolare e originale come particolare e originale é la "Notre Dame" di Bernardo: nera. Una storia, nota come "Lactazio Bernardi" narra che in una chiesa si trovava una statua lignea di Madonna con in braccio il Bambino. La statua era annerita dal tempo: una Vergine Nera. Bernardo - continua il racconto - trovandosi in preghiera davanti alla statua pronunciò le parole: "Monstra te Matrem" (Mostrati Madre). Allora, la Vergine si premette il seno e tre gocce di latte stillando caddero sulle labbra dell'Abate.(8) Quello della "Vergine che allatta" è il tema iconografico molto antico della Dea Madre che nasce direttamente dalle rappresentazioni della Iside che nutre al seno Horus (galactotrouphosa, Isis kourotrophos o Isis lactans)(9).
Il culto isiaco aveva una grande diffusione nonché una grande popolarità, tanto nel mondo ellenistico, dove apparve intorno al IV secolo a.C., come a Roma dove la sua apparizione può essere datata attorno al I secolo a.C. (10). La prima trasformazione da "Isis lactans" in "Virgo lactans" avviene nel II sec. d.C. ed è testimoniata nelle catacombe di Priscilla sulla via Salaria in Roma. Secondo Fulcanelli, la Virgo Paritura è la Terra, la Dea Madre, la Vergine Nera che tale è perché deve ancora ricevere i raggi del Sole che la renderanno feconda ovvero, rappresenta la materia prima allo stato primitivo, minerale:
Il colore nero è il colore della prima fase della Grande Opera e corrisponde allo stato della putrefazione, della fermentazione e di occultazione.
La storia della "Lactatio Bernardi" di per sé lascia il tempo che trova ma l'allegoria è importante poiché questo monaco che si disseta alle fonti segrete della tradizione
"pagana" ci pone di fronte a panorami nuovi e inquietanti che si dischiudono dall'orlo di un precipizio sensazionale: l'eresia.

 

  •                                                UN ERETICO ANTIERETICI

                     "maledette siano le volpi che devastano la vigna del Signore"
                                                             Bernardo

 

Adesso, andiamo a fare due passi all’interno di in un aspetto particolare della personalità spirituale dell'Abate di Chiaravalle, tentando di mettere in luce alcuni tratti "in opposizione" di una sua idea teologica che potrebbe apparire confusa nelle sue applicazioni pratiche. L'immagine esteriore del pensiero e delle azioni di Bernardo è sicuramente quella di un conservatore assoluto totalmente avverso non solo ad ogni "novità" intellettuale, ma anche fiero avversario di ogni teoria non allineata alla più rigida dottrina. Tutto, in Bernardo, trasuda di ortodossia, di "sentieri tracciati", di ubbidienza dovuta e di accettazione supina di ogni dettame. Ogni sua predicazione, ogni suo scritto, ogni sua mediazione non fa che rafforzare questo aspetto integralista e pragmatico. Bernardo appare un conservatore assoluto se non addirittura un retrivo sordo, arrogante e pieno di sé. Per lui, la società cristiana è una gerarchia di ordini laici, prelati e monaci e turbare questa gerarchia, significa scuotere l'edificio della Chiesa. Egli rivendica la superiorità dell'esperienza monastica su ogni altra forma di vita, non solo dei laici, ma anche dei prelati che hanno le responsabilità pastorali. Esclude la scuola dal chiostro monastico, anche se la ammette - ob torto collo - presso le cattedrali ed é radicalmente contrario alla dialettica, alla scolastica, al nominalismo ed al realismo, correnti di pensiero che sono invece così di moda, e molto seguite nelle "scuole urbane" del suo tempo. Filosofie e teologie sbandierate da araldi formidabili come Pietro Abelardo, Arnaldo da Brescia, Roscellino, Gugliemo di Champeaux, Ugone da San Vittore, Giovanni di Salisbury e Pietro Lombardo. Quelle "deviazioni eretiche" così "cittadine" che lui, ragazzo di campagna prima e monaco del silenzio poi, condanna e avversa contrapponendo, alla superbia dei nuovi maestri, l'antica virtù monastica dell' umiltà ed il riconoscimento, da parte dell' uomo, di essere nulla. Ciò che importa è chiarire, egli sostiene, non rendere certa, in senso di certificare, la fede, perché la fede non ha bisogno di essere rafforzata dall' esterno. E' velleitario nelle sue affermazioni, i suoi sermoni distruggono come magli formidabili e costruiscono come cementi tenaci, ma poi lo stesso oratore cade nelle contraddizioni più assolute, totali e profonde che vanno contro ogni dottrina accettata, ogni legge dettata, ogni canone corrente.
Chi è quest'Abate che inventa di sana pianta un culto mariano tagliato su misura per i semplici o, se vogliamo per i "profani" , e nasconde tra i suoi più profondi segreti i culti pagani e iniziatici di quella sua Notre Dame così diversa?
Chi è questo monaco che ama l'oscurità della sua Abbazia, edificata nel mezzo di un bosco oscuro eppure chiamata da lui stesso "Chiara Valle".
Perché lui, che è benedettino, non segue il canone della Regola che vuole luoghi con caratteristiche peculiari per edificare i propri luoghi sacri?
Perché l'oscurità piuttosto che la solarità di Benedetto? "Benedictus montes, Bernardus valles amabat" recita un motto benedettino che ben definisce la differenza tra lo spirituale e solare fondatore ed temporale ed ombroso riformatore.
Chi é questo borgognone figlio, fratello, parente e amico di cavalieri, che detesta la cavalleria ma che ammira l'ordine di Nostra Signora di Sion e si fa paladino e patrono dell'Ordine del Tempio tanto da estenderne la regola?
Chi é questo invasato che predica, al Concilio di Reims del 1148, contro le teorie “antitemporalistiche” di Arnaldo da Brescia, "l'empio apostata" ritraendolo così in una sua lettera:
"Fosse la sua dottrina altrettanto buona quanto austera è la sua vita! E' uomo che non mangia e non beve, ma soltanto, come il diavolo, ha fame e sete del sangue delle anime" (11) ma che tuttavia supera nell'intransigenza tesa verso il ritorno alla purezza della chiesa antica ed esoterica tendendo comunque la corda che lo strangolerà ed accendendo le fascine che lo arderanno, a Roma, di fronte a Castel Sant'Angelo ?
Chi é questo quieto e insieme micidiale predicatore che brandisce le forbici che castreranno, anche fisicamente, il razionalismo dubbioso e dialettico di Abelardo, fulgido professore di logica, con tanti saluti alla voluttuosa Eloisa (12)?
Chi é questo martello che distrugge Gilbert de la Porré, che impone la monocromaticità nella trascrizione dei testi proibendo le miniature e che si scaglia contro i lussi e la mondanità cluniacense, che ordina la più rigorosa nudità architettonica delle Cattedrali e che nel 1145 predica contro il catarismo ad Albì e - di contro - egli stesso, a guardar bene, appare come un campione Cataro?
Chi é quest'Abate incantatore di spiriti e di menti che trae dalle più oscure cripte la sua madonna nera e pagana, la sua "Notre Dame de sous Terre" che, con un sincretismo acrobatico e spericolato, pone - trionfante e misteriosa - nelle Cappelle dello Chevet (13) delle sue cattedrali orientate come templi pagani "ad onor del Sole"?
Chi é questo piccolo, pallido e ossuto monaco che tuonando raccomanda :
"Spregia il mondo, spregia nessuno, spregia te stesso, spregia di spregiarti"
e poi, mette alla frusta Imperatori, Papi e Re?
Chi é questo fromboliere della parola, questo "venditore meraviglioso", che al suo passaggio nelle città e nei villaggi, induce le madri a nascondere i figli per il timore che questi, affabulati dalle sue parole, lo possano seguire in convento?
E chi é questo Bernardo che già Abate di Clairvaux, scrive a Stefano Harding:
"Ogni mia cognizione della Scrittura l'ho appresa nei boschi; i faggi e le querce sono stati sempre i miei migliori maestri della Parola di Dio"
per ripetersi ancora in un'altra corrispondenza con Enrico Murdach, vescovo di York attratto dalla vita monastica:
"Credi a uno che ha esperienza. Nei boschi troverai qualcosa di molto più grande che non nei libri. Gli alberi e le pietre ti insegneranno quel che non apprenderai mai dai maestri"... (14)
Non deve stupire questo naturalismo pagano, giacché Bernardo germina da una terra dove la ritualità druidica è forte e impregna di sé ogni aspetto della vita, non solo interiore, mentre lascia stupefatti, di contro, in un uomo della sua mitezza e dotato di una
così attenta capacità di riflessione, la veemenza con la quale mena fendenti non appena sente puzzo, anche leggero, di eresia. E' questo un aspetto contraddittorio in un uomo della sua caratura morale.
Disorienta questo suo agire impulsivamente, questo suo accettare informazioni e farle proprie con scarsa ponderazione, questo suo giudicare affrettatamente. Questa sua impulsività funesta, come dicevo, sorprende e sorprendeva già i suoi contemporanei. Ottone, vescovo di Frisinga e zio di Federico Barbarossa mette in luce proprio questi aspetti caratteriali e comportamentali di Bernardo (15) .
Insomma l'Abate, appare come un iniziato che conosce le più segrete vie e le custodisce da occhi e menti indiscrete e, per fare questo, per difendere il suo segreto, diventa veemente, intransigente, miope, e certe volte addirittura violento.

Bernardo, un asceta con gli occhi arrossati, macerato dai digiuni e dalle estasi mistiche, con inusitato e malcelato zelo difende la sua profondissima eresia segreta, la sua misterica archeosofia, facendo “tabula rasa” di ogni altra curiosità terza, fonte di potenziale rivelazione che possa affacciarsi in seno alla Chiesa.
In fondo, allora come oggi, la miglior difesa é l'attacco!

 

  •                             BERNARDO E DANTE

                   "...e vidi un sene vestito con le genti gloriose..."

                                                La Commedia - Paradiso - Canto XXXI
 

Bernardo é il papa mistico e simbolico del suo tempo. Il papa della parola che stimola e che anche provoca le azioni. Il papa interiore e spirituale che solo viene ritenuto in grado di salvare la Chiesa, in contrapposizione a quello reale esteriore, mondano e peccatore.
Questa sua caratura gli vale l'ammirazione e la devozione di Dante che lo sceglie come sua guida, vestito da templare, al posto di Beatrice ed é chiara la valenza di cui il Poeta carica l'Abate, che appare come l'unico possibile tramite mistico capace di condurlo alla Vera Luce, non prima d'averlo condotto al cospetto di Maria.
Bernardo si sostituisce a Beatrice perché, giunto allo stato in cui si trova ora Dante, nell’itinere della sua esperienza spirituale ultraterrena al Poeta, per potersi innalzare alla suprema visione di Dio, non basta più la scienza teologica rappresentata da Beatrice ma occorre l'ardore contemplativo di cui, appunto, Bernardo è campione e infatti, Dante lo sceglie come Mentore. Anche qui ce ne sarebbe da dire poiché il "papa segreto" ed il cantore dell'esoterico e del sacro, due iniziati, si trovano insieme nel terzo ed ultimo viaggio verso la luce e la conoscenza dell'Ente Supremo. Tutto questo rende palese che Dante conosce, accetta e condivide la linea fideistica bernardiana a riguardo della Vergine, dando dimostrazione ampia di questo, in quello che possiamo definire uno tra i passi più alti e ispirati di tutta la Commedia.
L’inizio del canto trentesimoterzo, è la lunga preghiera che Bernardo rivolge alla Vergine affinché ella interceda affinché a Dante sia elargita tanta virtù da renderlo capace di raggiungere la piena visione di Dio.
La preghiera inizia presentando due antitesi, quasi a significare, fin dall'inizio, che nella persona di Maria è riassunta l'intera dimensione umana: nulla che appartenga all'umana natura le è estraneo. Dante, per bocca di Bernardo descrive le virtù mariane, allo stesso tempo, vergine e madre, figlia e madre di colui che gli è Padre e Figlio.
Non c'é male come descrizione di Iside Madre, Virgo Paritura e Virgo Deipara!
Ma perché proprio Bernardo? E perché vestito da Templare? Che legame c'é tra i due? Siamo certi di conoscere Dante oltre i nostri confini scolastici? Dante non è solo il nasuto genio della lingua e della poesia ma anche e soprattutto un iniziato - io credo - nell'accezione più alta del termine.
Un iniziato che fa del simbolismo il suo mezzo d'espressione poiché così, in questo modo, non si deve svelare a nessuno, tanto meno alla chiesa. Nella Commedia, nella cantica infernale, al IX canto, scrive:
"O voi, che avete gl'intelletti sani,
mirate la dottrina che s'asconde
sotto il velame delli versi strani!"
L'influenza delle dottrine eretiche (catarismo e giovannismo), é forte in tutta la sua opera, non solo nella Commedia.

 

Anche la scelta, per altro caratteristica dei "dolcestinovisti" , di eleggersi per musa ispiratrice una donna, rendendola immagine speculare vivente del suo io femminile ideale e trasformandola in quella Santa Sophìa che stimola, rigenera e cura i "fedeli d'amore" ce lo dipinge sotto diversa e nuova luce.
In più, Dante si pone manifestamente sotto il segno della rosa, apparendoci chiaramente come adepto della Cavalleria Templare:

 

"In forma dunque di candida rosa
mi si mostrava la milizia santa
che nel sangue Cristo fece sposa."
La Commedia - Paradiso - Canto XXXI


E dire che sui banchi di scuola la "milizia santa" dei “beati” che movendosi assume la forma di una rosa, ce l'hanno fatta studiare, interpretare, commentare e credere come composta da schiere di santi sbandati e buffamente peripatetici !Forse é proprio da mettere in relazione a questa sua possibile appartenenza all’Ordine del Tempio che nel canto decimonono del Paradiso così inveisce, per bocca di Cacciaguida, contro Filippo il Bello:


“Li si vedrà il duol che sovra Senna
induce, falseggiando la moneta,
quel che morrà di colpo di cotenna”


Ricorrono spesso, come abbiamo visto, riferimenti al Templarismo. C’é un passo interessante nel canto ventesimosecondo, quando Dante incontra Benedetto insieme a Macario, Romualdo ed altri discepoli del santo, i quali si serbarono fedeli alla regola non lasciandosi distrarre dalla mondanità. Se però leggiamo lo stesso passo rapportandolo alla improvvisa “sparizione” di tanti cavalieri ubbidiente a Jaques de Molay, di cui già si è accennato laddove ho parlato dell’Ordine del Tempio, allora, la cosa assume un tutt’altro aspetto colorandosi di tinte interessanti. Dice Dante:


“ dentro i chiostri fermar li piedi e tennero il cor saldo”


Ecco, dove - forse - si nascosero cercando la salvezza i Cavalieri e questa teoria mi è stata, anche se velatamente, confermata da un Abate benedettino, in un monastero tedesco, che mentre parlava con me stringeva nella mano destra un maglietto, portava al collo una croce patente con al centro una rosa, che prima di entrare nella biblioteca ossequiava l’immagine della Santa Sophia ed al quale, i suoi confratelli, si rivolgevano chiamandolo “Venerabile” !
In un'opera del 1856, lo studioso francese Eugène Aroux (16) sostenne che Dante fosse stato addirittura pastore della Chiesa Albigese a Firenze, affiliato all'Ordine del Tempio e Fedele d'Amore (17). Alla sua uscita l'opera di Aroux suscitò un forte scalpore mentre oggi, numerosi dantisti la tengono seriamente in considerazione specialmente analizzando le allusioni alle dottrine eretiche di cui sono farcite le sue opere.
In un passaggio del Purgatorio, nel Canto XXVII° si parla, in maniera chiara e ingannevole allo stesso tempo, del martirio degli Albigesi come di quello dei Templari:


"In su le man commesse mi protesi,
guardando il foco e immaginando forte
umani corpi già veduti accesi.
Volsersi verso me le buone scorte;
e Virgilio mi disse: "Figliol mio,
qui può esser tormento ma non morte. Ricorditi, ricorditi !"..."

 

Facciamo mente locale: la vita di Dante inizia ventuno anni dopo l'eliminazione degli ultimi catari ed il martirio di Montségur del 1244 e termina nel 1321, sette anni dopo quella dei Templari (1307-1314), e che a Firenze i Patarini (18) erano numerosi.
Sembrerebbe che nel museo di Vienna sia conservata una specie di medaglia medievale raffigurante sul recto Dante e sul verso le lettere "F. S. K. I. P. F. T.", che sarebbero state interpretate così: "Fidei Sanctae Kadosh Imperialis Principatus Frater Templarius", ovvero "Kadosh della Santa Fede, del Principato Imperiale, Fratello del Tempio". (19) Kadosh in ebraico significa santo o consacrato e in Massoneria, nel Rito Scozzese Antico e Accettato, corrisponde al 30° Grado (20).

                                                    

  •   CONCLUSIONE

 

Quando ci si sofferma su una figura storica come Bernardo di Chiaravalle, vuoi per la complessità che il problema comporta poiché non si dispone di particolari competenze, vuoi perché il sapere personale è comunque mediato dalla cultura di appartenenza, si ingenera il dubbio se la propria opinione sia in linea con la tradizione o sia abbastanza rivisitata dalle riflessioni personali sull'argomento. Bernardo è una figura che riempie di sé il XII secolo per la propria statura morale, se visto con l'occhio di un cattolico del tempo e, per contro, molto contraddittoria e conservatrice, se scrutata con la sensibilità di un laico poiché egli riuscì a pilotare le coscienze verso l'acquisizione di teoremi nuovi ed integrali.
Per esempio, che il "miles dei" fosse un dovere morale per ogni buon cristiano, anche se questo postulato cozzava inesorabilmente con l'insegnamento fondamentale del cristianesimo: "ama il prossimo tuo come te stesso". Storicamente è questo il dilemma su cui si esprimerà il giudizio di ognuno che si incuriosisca alla sua figura di monaco, con tutte le implicazioni che il suo indiscusso appoggio alla crociata prima e alla estensione della Regola dell'Ordine del Tempio dopo, comporta. Per quanto riguarda l'uomo, sicuramente fu molto impegnato ad accrescere l'autorità papale e l'immagine del cristiano socialmente impegnato contro l'eresia e ogni altro credo che non fosse in linea con la dottrina cattolica. Quello che attrae in questo monaco francese è il suo sapere, la vastità delle sue conoscenze e la quantità di informazioni alle cui ebbe accesso.
In più, affascina l'alone misterico che contorna la sua figura come ad esempio il suo culto per la madonna che s'innesta - come s’è visto - su motivazioni molto più vaste di quanto le notizie storiche ci offrano. Dietro la Vergine Nera - l'abbiamo visto - si allunga l'ombra di un paganesimo celtico vestito di nuovo e che fortemente Bernardo promuove. Sarebbe bello, mi piacerebbe, poter entrare nel suo intimo immaginario e poter capire, oltre la forma, fin dove spaziava il suo sapere segreto.
Se poi si volesse osare ed esprimere un'opinione verso il simbolico che s’agitava in lui, al di là di ogni pretesa, affascina quest'uomo rigoroso che si era curato dell'estetica architettonica per la costruzione dei complessi monastici cistercensi. Salvo poche e rare eccezioni, la distribuzione dei monasteri nonché la loro architettura segue con assoluto rigore certe regole. Ma a cosa sottende questa richiesta, questa forte traccia dalla quale non ci si deve discostare? Per esempio, che l'Opera del Creatore é stata pensata così, con regole armoniche precise, di rigoroso equilibrio, di simbologia tradotta in pietra e così, quindi, deve essere proposto l'intervento umano sul creato, con regole precise ed orientamenti esatti che siano in armonia con il tutto? Egli era un mistico e, in quest'ottica di ricerca interiore del divino viene da sé che il suo atteggiamento mentale fosse aristocratico e individualista. In ogni caso la sua influenza nel pilotare la crociata risulta storicamente determinante e parimenti il suo peso verso l'atteggiamento decisionale del Papa anche se questa è una ulteriore contraddizione, in quanto i mistici hanno un percorso che li porta ad un "isolamento spirituale" dovuto al diverso stile di approccio col mondo esteriore percepito come un tramite per il loro cammino interiore.

 

Voglio dire che chi scende nel profondo dell'essere non si cura molto dell'accidentalità del reale e questa, nell’uomo di Chiaravalle, è una componente contraddittoria in quanto l'Abate "fa" politica e la politica rientra nella secolarizzazione del potere temporale. Eppure, nonostante questo, Dante, come mistico, l’abbiamo visto, lo pone nei cieli più alti, oltre Benedetto e Francesco e questo ci reintroduce nel quesito iniziale che attiene al raggio d'azione dei suoi pensieri. Di certo, la mia opinione è condizionata dalla Storia ma, certamente, il fascino che Bernardo esercita su di me, deriva da "un insieme di pause fra le note", per renderla con una metafora musicale, poiché egli si ammanta di un sapere possibile molto esteso che il “Doctor Mellifluus” ha trascritto in simboli da cogliere per coloro che hanno gli occhi per vederli.
Concludo con una frase di Bernardo che trovo splendida e terribile :


                                                      "Il mondo è perverso e il giorno volge al tramonto"

 

 

Bibliografia e annotazioni


(*) al secolo Mariano Lucci - (Scheggia 1887- Detroit 1957)
Nel 1922 dopo che giovanissimo monaco aveva già ricoperto la carica di Direttore del Probandato Benedettino, l’Ordine lo destinò negli Stati Uniti. Nel 1938, a Detroit fondò il Monastero di San Silvestro e la Chiesa di Santa Scolastica di cui fu Pastore. Divenuto Abate, venne nominato prima Padre Provinciale e successivamente Superiore Maggiore per le Missioni Benedettine Silvestrine del nord America nonché consigliere dell’Abate Generale, il Venerabile Dom Ildebrando Gregori, per le Province Benedettine di India, Egitto e Palestina. Morì a Detroit dove è sepolto e dove ogni anno, nella ricorrenza della sua morte, viene ricordato con una funzione solenne. Quando morì aveva settanta anni di cui: cinquantaquattro quale monaco professo; quarantasette come sacerdote e quattro quale Superiore Maggiore d’America.
1 Pius P.P.XII – Litt.Enc. “Doctor Mellifluus” octavo exuente speculo a piissimo S.Bernardus – 24.05.1953
2 HIRAM - Erasmo Editore - nr.2/2002
3 "Storia dei Papi" - A.Saba e G.Castiglioni - UTET - Sett.1965 e “La considerazione a Eugenio papa” Vol.I,
4 Chaucer - "I Racconti di Canterbury"
5 "De Laude Novæ Militiæ Christi" copia consultata nella biblioteca abbaziale di Tholey
6 "De laude Novæ Militiæ Christi" estratto dal testo di Pierre Riché : "Petite vie de Saint Bernard"
edizioni Declée de Brouwer, Paris 1989 - Ed.Paoline-1992
7 La prima redazione del Corano venne svolta nel 650 d.C. ad opera del segretario di Maometto, Zayd, per ordine del califfo Othmann. Il Corano e' composto di 114 "sure" (capitoli) di lunghezza digradante: dai 286 ai 3 "ayat" (versetti), per un totale di 6200.
8 Una "Lactazio Sancti Bernardi" si può osservare nella chiesa abbaziale di Rivalta Scrivia (Al)
9 Santiago Sebastián: "Mensaje simbólico del arte medieval", Madrid, Encuentro, 1994,
Louis Réau: "Iconografía del arte cristiano", Edizione del Serbai Barcellona 1996 Louis Réau: "Iconografía de la Biblia. Nuevo Testamento", , Edizione del Serbal, Barcellona 1996.
Cecilia Martínez Maza y Jaime Alvar: "Cultos mistéricos y cristianismo primitivo", articolo contenuto in "Cristianismo primitivo y religiones mistéricas", Madrid, Cátedra, 1995.
10 José María Blázquez, Jorge Martínez-Pinna y Santiago Montero: "Historia de las religiones antiguas: Oriente, Grecia y Roma", Madrid, Cátedra, 1993, pp. 205, 363 e 603-606
11 "Storia del mondo medievale" Vol.IV, Garzanti 1966
12 Pietro Abelardo: "Historia Calamitatum Mearum"
13 Nelle cattedrali gotiche, le cappelle possono custodire le reliquie dei santi ad eccezione della cappella dello chevet (capocroce) che è rigorosamente dedicata alla Vergine. Sotto lo chevet è posta la cripta, il centro iniziatico per eccellenza, il luogo magico ove tutto nasce e tutto vi ritorna.
14 Presso i Celti, il Sacro e la conoscenza del Divino, nonché l'approccio al trascendente si realizzava nei boschi e forte era il culto per la Vergine Nera che gli studiosi fanno discendere dal culto isiaco e che ricollegano alla Madre-Vergine-Sposa "Karidwen", Il culto della natura, particolarmente rivolto agli alberi, alle acque e alle pietre, viene bandito come eretico dal Concilio di Nantes del 568
15 Ottone di Frisinga : "Gesta Federici Imperatoris"
16 " La Comédie de Dante (Enfer, Purgatoire, Paradis) traduite selon la lettre et commentée selon l'esprit, suive de la clef du langage symbolique des Fidèles d'Amour ". Paris - Ed. Héritiers Jules Renouard, 1856
17 "Il linguaggio segreto di Dante e dei fedeli d'amore" art.di René Guénon su "Le Voile d'Isis" Parigi - Febbraio 1929

18 Aderenti al movimento politico religioso sorto a Milano in opposizione agli abusi del clero e dell'aristcrazia nel corso del IX-XI secolo e che prese il nome di Pataria, dal quartiere milanese nel quale si riunivano i cenciaioli. Essi intendevano promuovere una riforma dei costumi, specie nell'ambito del clero. Fra loro emersero Sant'Arialdo e Sant'Arlembardo, ma soprattutto Aselmo di Baggio, che divenne poi papa con il nome di Alessandro II (1061). Durante il secolo XIII i patarini divennero veri e propri eretici, confondendosi con i Catari.
19 la fonte non è verificata
20 A. Plastino – Sixtrum: "La dimensione Templare dei Cavalieri Kadosh" - Anno 2003 - Nr.1 Eq.di Primav


Fonti consultate

 

• Bernardo di Chiaravalle : “De Consideratione”
• "Via et Miracula Divi Bernardi Claravallensis Abbatis" - A.Tempesta - Roma 1587
• "Saint Bernard. His life and teaching" - Odo J.Egres S.O.C.- Trad. P. Igino Vona - Ed.Casamari 1989
• " De Gradibus Humilitatis et Superbiæ - Bernardo di Chiaravalle
• "Gli Arabi e l'Islàm- Storia, Civiltà, cultura" - Federico A. Arborio Mella - Mursia Ed.1989
• "Commenti al Corano" - Edizioni Al Hikma - 1988
• "La Commedia" - Dante Alighieri - Soc. Editrice Internazionale – Torino 1964
• ( "La Vita Nova" - Dante Alighieri - Soc. Editrice Internazionale – Torino 1962
• ( "La civiltà dei Celti" - Vanessa Leonini – Edizioni Zeus - La Spezia 2000
• ( "La Religione dei Celti" - Venceslas Kruta - Ed.Bompiani 1991
• ( “La storia dei Templari” - Malcom Barber – Edizioni Piemme Pocket 1997
• ( “L’ordine del Tempio” – Giancarlo Pucci – Edizioni Mediterranee - 1989
• ( “The Templars’ secret island” – Henry Lincoln, Erling Haagensen – New science Ltd & Henry Lincoln – 2000
• ( “Die Anfange des Templerordens und Bernhard von Claivaux – da Zeitschrift für Kirschengeshichte - 1995
• ( “Saint Bernard guerrier de Dieu” – G.Coulton
• ( “Saint Bernard et sons temps” – Ed. Bibl. Dijon, 1969
• ( “L’esoterismo di Dante” – René Guénon
• ( “San Bernardo nelle opere di San Lorenzo da Brindisi” - Felice da Mareto - L'Italia francescana - 1953

 

                                               Ringrazio


♦ Il Venerabile Makarius, Abate di Tholey, per avermi ospitato nel Suo cenobio e Fra’ Benedictus bibliotecario
della stessa Abbazia.
♦ La dottoressa Lucia Romitelli
♦ Il Venerabile Abate Santiago Fidel Ordoñez, Consigliere dell’Abate Generale dell’Ordine Cistercense
di Stretta Osservanza presso la Casa Generalizia in Roma.

 

(Sandro Giacchetti)

 

Nota: i collegamenti ipertestuali sono opera del webmaster, che ha ritenuto di fare cosa utile al lettore indicando la presenza, in questo sito, di articoli attinenti al soggetto corrispondente.

Argomento: Bernardo

complimenti a te e a Giachetti

robert | 07.11.2013

cara Marisa, ritengo che la presentazione di questo Bernardo sia una delle più complete che per mia conoscenza ho avuto modo di leggere, resta il fatto comunque che si sorvoli sempre sul fatto che Bernardo abbia aiutato i catari permettendo loro di rifugiarsi in qualità di conversi nei monasteri cistercensi e che il segreto della costruzione che in seguito verrà passato ai poveri cavalieri di Cristo provenisse per l'appunto da essi.
Comunque complimenti per questo lavoro che giudico ottimo e soprattutto illuminante per coloro che non hanno avuto le possibilità del sottoscritto di relazionarsi con Bernardo.
Robert de Marselha

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