ESCURSIONI PRIMO TRIMESTRE 2017

                                organizzate dal nostro sito

                                                  

                                     

  • Tra abbazie, leggende e curiosità di Mortara (PV)
  • La "Fonte Prevosta" di Garlasco (PV)

 

Sabato 25 febbraio 2017 è stata la volta di un’altra interessante escursione liberamente organizzata dal nostro sito, che ha avuto come fulcro la città di Mortara (PV), anche per rendere omaggio ad un carissimo amico, il ricercatore Lucio Deplano, prematuramente scomparso il 19 gennaio di quest’anno. Mortara è una città della Lomellina che è interessata dal passaggio dell’antica Via Francigena, essendo una tappa per i pellegrini medievali che provenivano da Nord per recarsi a Roma.

Abbiamo visitato anche la storica abbazia di Sant’Albino, circondata dalla leggenda risalente ai tempi di Carlo Magno. Nelle immediate vicinanze del luogo sacro si sarebbe svolta, nel 773 d. C., una sanguinosa battaglia tra Longobardi e Franchi. I due scudieri di Carlo Magno, Amico ed Amelio, avrebbero perso la vita durante gli scontri e sarebbero stati inumati in due tombe separate: Amelio presso la chiesa di San Pietro (appositamente edificata dal sovrano franco per tumulare il suo fidato scudiero), distante 100 passi da quella di Sant’Albino che, a quei tempi, non esisteva. Al suo posto c’era una pieve carolingia intitolata a S. Eusebio da Vercelli (fatta erigere da Carlomagno per seppellirvi l’altro fidato scudiero, che si chiamava Amico).

Si diceva che, malgrado sepolti separatamente, i corpi dei due scudieri venissero puntualmente ritrovati nello stesso sepolcro! Il terreno intorno all’abbazia ha rivelato numerose tombe. Nel 1928 furono condotti degli scavi vicino all’altare, all’interno della chiesa, e vennero scoperti due loculi che contenevano ossa umane e alcune medaglie, che sarebbero appartenute ad Amico e Amelio. I resti furono murati nuovamente e solo nel 1999 – con nuove opere di restauro- vennero estumulati e sottoposti ad analisi con il radiocarbonio: la datazione risultò intorno all’anno mille. Ciò che è rimasto è stato riposto in un’unica urna.

 

 

 

Il cascinale decadente che ancora oggi si trova adiacente all’abbazia fungeva da hospitale per i pellegrini medievali. Bella la chiesa di San Carlo e S. Veneranda, che custodisce le spoglie di questa martire cristiana; dietro l’altare esiste un pozzo, reminescenza della presenza di un culto probabilmente legato all’acqua. Naturalmente non poteva mancare una visita (peraltro già effettuata proprio insieme a Lucio anni fa) alla Basilica di San Lorenzo, dalla quale è partita la sua personale ricerca “Il segreto di due portoni”, che sarebbe interessante proseguire, in sua memoria.

 

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I Crociati portarono in città diverse reliquie , tra le quali –secondo una tradizione – l’impronta di un piede di Gesù. Il calco è conservato nella chiesa abbaziale di Santa Croce, le cui origini risalgono al 1080.

Il gruppetto si è spinto a fare un sopralluogo alla controversa fonte dell' "Acqua Prevosta", situata ai margini della campagna del comune di Garlasco, a pochi chilometri da Mortara. La località è Cascina Cabassa. Qui il signor Ivo Pignatti, più vicino ai 90 anni che agli 80 (ma portati benissimo), gestisce una sorgente sotterranea che molti anni fa ha portato in superficie, capendo nel tempo le sue proprietà taumaturgiche. Numerosissimi visitatori e "devoti" sono giunti qui, richiamati dalla fama di quest'acqua, che avrebbe operato miracoli. A cagione di ciò, tuttavia, Ivo non è ben visto dalle autorità ecclesiastiche (e non solo) e può contare soltanto sul'appoggio di coloro che trovano veramente salutare la "sua" acqua. Nelle vicinanze sorge il famoso santuario di S. Maria delle Bozzole. All'origine dell' "acqua miracolosa" del signor Ivo sta lo scavo di un pozzo, che egli effettuò nel 1976, nella tenuta di sua proprietà (dove tuttora si reca ogni giorno e dove chi arriva è ben accolto e può raccogliere l'acqua). A quel tempo il padre del signor Pignatti soffriva di un fastidiosissimo "Fuoco di Sant'Antonio" ma nel momento in cui si lavò con l'acqua scaturita dal sottosuolo, trovò lenimento e guarigione in poche ore, tanto da lasciare sbigottiti i clinici che lo avevano in cura. Seguirono, a distanza di tempo, altri "casi" di guarigioni inspiegabili, anche di una certa gravità, racconta Ivo. I detrattori sostengono che non solo sia impossibile che la sorgente restituisca la salute ma sarebbe pure dannosa (l'ASL avrebbe classificato l'acqua come non potabile e cancerogena per via dell'alto tasso di bentazone, un pesticida tossico ad alte dosi, che per anni è stato usato nelle risaie). Il signor Ivo non guadagna nulla dalla presenza di questa sua fonte che, stando ad analisi non ufficiali e misurazioni con la scala Bovis da parte di alcuni radioestesisti, si situerebbe invece su un luogo "di potente energia". Non vogliamo sbilanciarci in alcuna direzione, riteniamo tuttavia che demonizzare non serva a molto, come ciecamente esaltarsi al racconto di prodigiosi risanamenti. Bisogna cercare di capire in modo imparziale il fenomeno.

 

 

  • Tra arte e bellezza: alla scoperta di Lorenzo Lotto a Bergamo Bassa

 

Il 19 Marzo 2017 siamo andati a fare due passi seguendo la presenza artistica del pittore Lorenzo Lotto (1480- 1556) a Bergamo. Abbiamo visitato tre chiese che custodiscono, ciascuno, una sua mirabile opera: nella chiesa di San Bartolomeo è conservata la stupenda “Pala Martinengo” (1516), impiegata come suggestiva pala d’altare; nella chiesa di Santo Spirito abbiamo ammirato la “Pala di Santo Spirito” (firmata e datata 1521), nella quarta cappella a destra, entrando; nella chiesa di San Bernardino vi è l’omonima pala lottesca (1521), posta scenograficamente sopra l’altare maggiore. Le tre chiese si raggiungono in una bella passeggiata per le Vie Tasso e Pignolo. Tutti e tre i dipinti hanno come tema comune la Madonna in trono con Bambino e Santi a destra e sinistra. Per un approfondimento dei meravigliosi dipinti, abbiamo messo un collegamento iperstuale a links esterni.

Nel pomeriggio c’è stato il tempo di visitare la chiesa di San Michele al Pozzo Bianco (vedi nostro articolo), situata già in città alta, appena superata la Porta di Sant’Agostino. In questa antica chiesa si trova la Cappella della Madonna affrescata da Lorenzo Lotto durante la sua permanenza bergamasca (1514-1525). Nei pressi il pittore veneziano soggiornò, in una casa che purtroppo venne abbattuta nel corso dei secoli, insieme a tutto il vicolo su cui prospettava (infatti furono uniti due caseggiati). Vi è stata pure l’occasione di salire nella grande sala superiore della Porta Sant’Agostino, aperta per una mostra temporanea. Nell’oscurità abbiamo apprezzato l’ambiente in cui –durante il dominio veneto – sostava il Corpo di Guardia a difesa di questo tratto di Mura. La nostra visita si è brillantemente conclusa nel Museo Diocesano Adriano Bernareggi, situato lungo Via Pignolo alta. Allestito nell’elegantissimo Palazzo Bassi-Ratgheb (1520) e proprietà diocesana, il museo d’arte sacra espone oggetti liturgici sacri e cultuali della devozione popolare, nonché opere provenienti da chiese del territorio e da chiese sconsacrate di Bergamo stessa.

Nell’ultima sala si trovano “I Capolavori”, cui appartiene la tela del Lotto “Trinità”, un olio su tela proveniente dalla chiesa di Sant’Alessandro della Croce e realizzato dall’artista nella prima metà del XVI secolo (1524). Fu però commissionato per la scomparsa chiesa della Trinità, che un tempo si ergeva di fronte a quella di Santo Spirito. Il dipinto è in deposito temporaneo presso il Museo Diocesano. E’ caratterizzato da un’incredibile fantasia creativa, copiata in seguito da parecchi artisti: Dio Padre è raffigurato come un’entità di pura luce che si materializza alle spalle del Figlio, mentre lo Spirito Santo si interpone tra i Due, sottoforma di bianca Colomba. Gesù Cristo è in Gloria, in Cielo entro un cerchio di nubi, ammantato di un drappo scuro e uno rosso; i Suoi piedi sono appoggiati su due misteriosi cerchi paradisiaci e mostra tutti i segni della Passione. In basso l'artista dipinse un paesaggio agreste, forse riferito alla stessa Bergamo?

 

 

 

 

 

(Il presente articolo con foto a corredo non può essere copiato senza autorizzazione. Grazie)