XII Meeting “Due passi nel mistero”

                                                                    21 Settembre 2014

                                                                           (Marisa Uberti)

 

Dopo un’estate così piovosa e fredda, chi l’avrebbe mai immaginato che il giorno dell’Equinozio d’Autunno il sole ci donasse una delle sue giornate più miti e piacevoli? Benedetta da questa manna insperata, la giornata è dunque iniziata nel migliore dei modi. Il gruppo si è dato appuntamento nei pressi del Santuario della Madonna del Lavello a Calolziocorte, in provincia di Lecco. Per chi non lo conosceva, è stata una sorpresa vederselo nella sua magnifica cornice naturale, tra le montagne e il fiume Adda, che scorre proprio davanti al sagrato.

L’occasione del Meeting annuale, arrivato alla sua dodicesima edizione, ha visto riuniti amici di vecchia data e volti nuovi, che si sono subito amalgamati al gruppo. Verso le dieci e mezza abbiamo visitato l’interno della chiesa monastica del Lavello, sulla quale in precedenza avevo condotto degli studi. Rimando infatti al nostro video di qualche mese fa la descrizione e le immagini dell’ interessante monumento.

Completata la passeggiata nei chiostri, la comitiva si è diretta lungo il tratto pedonale che conduce al piccolo ma suggestivo lago di Olginate, ricco di avifauna.

 

      

 

La pausa pranzo all’aperto, presso il Ristorante “Il Lavello”, a due passi dal Santuario e affacciato direttamente sull’Adda, è stata motivo di scambio di vedute, approfondimento della conoscenza reciproca tra i “veterani” e i nuovi amici, interazione tra persone accomunate dagli stessi interessi culturali che, seppure con storie di vita diverse e metodi di ricerca differenti, si rispettano e si stimano. Questo è uno dei segreti del successo di questo Meeting, che è diventato ormai un appuntamento atteso.

 

               

 

Nel primo pomeriggio ci siamo trasferiti nella piccola frazione di Porto d’Adda, nel comune di Cornate (MB), dove abbiamo intrapreso il cammino verso la sorprendente “valle della Rocchetta”, un’area naturalistica nota anche come “Sentiero delle conche leonardesche”, dove –ad una straripante e prodiga natura- si uniscono storia, archeologia e mistero. Avrete già capito che c’è lo zampino del grande genio vinciano e in effetti è proprio così.

Questi luoghi, speciali lo sono certamente: il signor Fiorenzo Mandelli, custode dell'area archeologica denominata "Rocchetta", credo conosca bene la loro magia. E la conosceva anche Leonardo da Vinci perchè proprio in quel tratto selvaggio del fiume Adda (normalmente tranquillo), ambientò lo scenario per il suo famoso dipinto "La Vergine delle Rocce", esistente in due versioni, una al Louvre di Parigi e una alla National Gallery di Londra. Del perchè ne esistono due, tutti lo sanno, anche se la versione più attendibile penso ce l'abbia raccontata proprio il sig. Fiorenzo (ma questo resterà un segreto tra lui e noi, non si può svelare sempre tutto!).

 

                 

 

Leonardo non frequentò questi luoghi solo traendone ispirazione ma perché aveva un incarico preciso: progettare un nuovo naviglio.

Tra Paderno e Cornate d'Adda, esisteva infatti un problema, dovuto ai tre chilometri di rapide che il fiume in quel tratto presenta (ancora oggi); le imbarcazioni non potevano proseguire la navigazione e dovevano scaricare a terra tutto il carico, che veniva portato dagli asinari per quei tre Km, bypassando le rapide, ed essere caricato su un'altra imbarcazione, per proseguire la navigazione sul Naviglio della Martesana fino a Milano. Si progettò di deviare le acque del fiume con la creazione di un Canale artificiale, sul quale le barche avrebbero potuto continuare a muoversi, in tutta tranquillità. Per fare questo, ci volle un ingegno idraulico notevole: il sistema si doveva basare sul principio dei "vasi comunicanti" e per garantire il livello delle acque ottimale si crearono dei sistemi di conche, di salti, di chiuse, con portoni a valle e portine a monte, di legno (qui fu il genio vinciano) messe a spina di pesce, perchè dritte venivano facilmente sfondate dalla pressione dell'acqua controcorrente. Le "conche vinciane" interessano poco più di un chilometro. Le acque dovevano essere regimentate con costante efficienza; il progetto venne realizzato solo nel 1777, Leonardo - quindi - non lo vide mai a compimento, e restò in uso fino al 1938. Oggi è "archeologia fluviale"! I luoghi però sono rimasti intatti, nella loro affascinante bellezza: la brughiera, scoscese pareti in ceppo roccioso, terrazzamenti fluviali e tanta acqua!

In questo scenario da sogno, sopra uno spuntone di roccia alto una cinquantina di metri, chiamato "La Rocchetta", ci hanno accolto altre meraviglie. Recenti studi hanno stabilito che lassù sorgeva (almeno dall'epoca tardo-romana) un castello a controllo del transito; è stata ritrovata una cisterna del V secolo d.C. nella parte occidentale del pianoro, resti di mura, tombe altomedievali a oriente e, quasi al centro della piattaforma, rimane una graziosa chiesetta dedicata a s. Maria, residuo di un monastero agostiniano del XIV secolo.

Lassù (per giungere alla Rocchetta c'è una scalinata irta) si ha una visione paradisiaca del selvaggio tratto dell'Adda, che si insinua tra scogli e massi assumendo colori cangianti, e il signor Fiorenzo introduce amabilmente alla storia del sito, facendo visitare l'area archeologica, che è ancora poco conosciuta ma è destinata a far parlare molto di sè. Il Mandelli è anche autorizzato ad apporre il timbro sulla Credenziale del Pellegrino: il santuario della Rocchetta è infatti la XXIII tappa sul Cammino di Sant’Agostino. Quanta importanza gravita intorno a questo enigmatico spuntone roccioso, sembra incredibile!

 

 

             

Il gruppo è giunto in cima alla scalinata con un po’ di fiatone ma il panorama e le sorprese archeologiche hanno subito ripagato del modico sforzo. Una merenda all’aria aperta ha poi saziato certi stimoli che l’escursione ha provocato.

Un posto da leggenda. Tornando a Leonardo, si dev'essere incantato dal paesaggio, che doveva avere stampato in mente. Passeggiando sulla strada Alzaia, ancora oggi percorribile, immersa assolutamente nella natura tra brughiera e acque, non si fatica a crederlo...Qui i suoi studi sulle acque si unirono al suo estro geniale, alla sua ricerca personale tendente sempre alla conoscenza dei fenomeni.

Dopo circa un chilometro e mezzo dalla Rocchetta, si arriva in prospettiva del Ponte di ferro di Paderno d’Adda, opera dello svizzero Jules Röthlisberger, considerato un prodigio ingegneristico che rappresenta un unicum storico in Lombardia. Ma non siamo arrivati fino al ponte, bensì abbiamo sostato a rimirare i cosiddetti “Tre Corni”, tre grossi scogli in mezzo alle acque vorticose del fiume, che avrebbero dato a Leonardo lo spunto per lo scenario del suo celebre dipinto.

 

                  

 

Non ci siamo accorti ma il sole è tramontato; parlando e discorrendo, immersi in questo incanto, non ci siamo nemmeno accorti di aver percorso svariati chilometri. La stanchezza non s’è ancora fatta sentire e arriviamo alle macchine che s’è fatto buio. Ma non dentro di noi, che serberemo un ottimo ricordo di questa giornata, che ci ha riunito, arricchito ed emozionato.

Al prossimo Meeting!

 

Argomento: XII Meeting

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