Il borgo di Rango (TN): i singolari mercatini natalizi e "il portico del diavolo"

(di Marisa Uberti)
 
 
Rango è una frazione situata a 800 m s.l.m. nel comune di Bleggio Superiore in provincia di Trento. Si trova ai piedi del monte Cima Séra ed è abitato da circa 150 persone. Vi siamo arrivati il 18 dicembre 2022 in una inaspettata giornata di sole che risplendeva sul paesaggio completamente innevato! Una meraviglia che appaga il visitatore moderno, dopo un viaggio che attraversa panorami lacustri, boschi, vallate e montagne. Rango è uno dei "borghi più belli d'Italia" dal 2006 ed è sempre stato importante perchè attraversato dalla "Strada Imperiale" che dal lago di Garda conduceva in Val di Sole. Il comune, Bleggio, è un comune sparso che ha la sede fisica nella frazione Santa Croce del Bleggio. Questa frazione, che si chiamava Spiazzo fino al 1672, sorge nelle Giudicarie Esteriori; la sua enorme importanza fu dovuta al fatto di essere sede di pieve (Pièf nel dialetto trentino) e la dedica alla S. Croce fu determinata dalla presenza di una croce conservata nella chiesa pievana e considerata un tempo miracolosa. Bleggio era una delle Sette Pievi delle Giudicarie, che pur dipendendo dal Principe-Vescovo di Trento, godevano di una certa autonomia, operando in sintonia con la teocrazia trentina.
La chiesa di S. Maria dell'Annunciazione
Paesaggio incantato da Rango
 
Rango ospita una bella chiesa (S. Maria dell'Annunciazione, XVI secolo), collocata in posizione panoramica proprio all'inizio del centro antico. Fin dall'esterno il borgo appare fermo nel tempo, nonostante il grande movimento di persone di ogni età lo vivacizzi durante il periodo natalizio. E' allora, per tutto il periodo dell'Avvento, che il borgo si trasforma in uno straordinario mercato fatto di tantissimi mercatini allestiti nelle antiche abitazioni, nelle stalle, ma soprattutto nelle vecchie cantine che talvolta assumono sembianze di grotte perchè hanno le caratteristiche volte a botte create con pietre  e calcina. E' questa la differenza con i tanti mercatini natalizi di cui la tradizione regionale pullula: a Rango questi locali che raccontano tante storie di un passato che non c'è più, tornano a vivere e ad accendersi di luci, di vita, di passione.
 
Uno dei Vòlt in cui, per il periodo natalizio, è allestito un punto-ristoro con balle di fieno come sedute
 
Due "vòlt" diversi in cui sono allestiti i mercatini di Natale
 
Soffermandosi a parlare con qualche artigiano o artigiana del posto, si vengono a sapere piccole perle che solo la memoria individuale conserva, non essendo scritte su nessun libro. Il sottotitolo dei Mercatini di Rango è: "Il Natale nella storia del Trentino" e visitandoli insieme al borgo, si potrà scoprire perchè. Gli espositori sono innumerevoli (circa un'ottantina) e offrono prodotti di variegati settori: enogastronomici, benessere naturale, arte  e ingegno, solidarietà, cosmesi, ecc. Naturalmente vi sono punti ristoro (all'aperto o al coperto) con prodotti locali e per tutti i gusti.
Superata la chiesa si sale sull'ampia scalinata dove si apre la Piazza della Chiesa: in questo periodo è allestito un Presepe, a destra; a sinistra invece la piazza si restringe e si trova un edificio che ospita il Museo della Scuola, allestito nella vecchia canonica. Il museo nasce da una vecchia scuola rurale degli anni Trenta, giunta a noi pressoché intatta. L’edificio è stato adibito a scuola fino agli anni ’60 del secolo scorso e poi per un breve periodo a laboratorio da materassaio, infine è stata trasformata in un piccolo museo che conserva oggetti e materiale didattico dei primi decenni del XX secolo. In Piazza vi è anche un Ristorante che potà soddisfare il palato dei turisti che arrivano anche in altri periodi dell'anno, non solo durante quello natalizio.
Ritornati nella piazza principale cominciamo il nostro giro, guidati da un pannello che indica l'ubicazione dei Vòlt e delle relative "botteghe" artigiane, allestite per l'occasione. I Vòlt sono la caratteristica di Rango: tipici portici che accolgono cantine dove i contadini conservavano i prodotti agricoli come le famose patate di Bleggio, ma anche salumi e formaggi. Passeggiando tra le strette viuzze selciate, si coglie ancora lo spirito della vita contadina che a tratti rivive nella rievocazione di lavori oggi in disuso come il moleta (arrotino), l'ombreler (ombrellaio), il caregheta (impagliatore di sedie) o il calier (calzolaio). Sotto questi portici si fermavano  a ristorarsi i pellegrini in transito, i mercanti, i pastori con le greggi durante il periodo della trasumanza. Si poteva attraversare il paese stando sempre riparati sotto i portici senza uscire all'aria aperta. Sono tantissimi questi Vòlt e hanno denominazioni riconosciute da tutti gli abitanti e traggono origine dal cognone o soprannome del proprietario, dalla loro forma o da un avvenimento che lasciò un'impronta. il primo che si incontra al termine della scalinata è quello de la Flor, il più antico, dal quale transitava la Strada Imperiale. Questo portico deve avere fatto da modello agli altri che nel tempo sono stati costruiti. In totale i mercatini sono 75, dislocati in altrettanti Vòlt (v. mappa e descrizione per il 2022).
 
Mappa del borgo di Rango con i relativi vòlt e la numerazione dei mercatini (con i corrispondenti espositori)
Il Presepe allestito nella Piazza della Chiesa
 
Uno dei caratteristici portech o vòlt in cui sono allestiti i suggestivi mercatini natalizi di Rango
  • Il portico del diavolo
Uno di questi "Vòlt", poco oltre la porta principale del borgo, è conosciuto dagli abitanti come "portico del diavolo" (in dialetto "portéch del diaol"). Questo sinistro epiteto ha origine da una vicenda svoltasi nel XIX secolo, che gli anziani tramandano ancora oggi con timore. Nel caseggiato risiedeva la famiglia di Pietro Roversi che aveva tre figli (due femmine e un maschio), la cui figlia minore nata il 21/06/1877 - di nome Veronica - si credeva posseduta dal demonio per via di "facoltà soprannaturali" manifestantesi frequentemente. Da molto tempo a Rango si sentivano degli strani rumori provenire dalla casa dove dormiva la ragazza "come un picchiar nel muro, un batter delle mani come sopra un tamburo, uno scricchiolar e muoversi di mobili, e un graffiar di unghioni su pel letto". Uno sgabello di noce "si vide muoversi come un guindolo e trasportarsi lungi dal suo posto un metro e cinquanta centimetri".
Gli esorcisti che si interessarono del caso, furono concordi nel classificarlo come "possessione" demoniaca. Si narra che dietro al comando della ragazzina, i mobili si spostavano, le corde si alzavano in aria e poi si annodavano da sole, le sedie s muovevano da un capo all'altro della stanza... Arrivavano curiosi da tutto il Nord e anche dall'Austria perchè la risonanza del caso si era estesa anche fuori delle Giudicarie nelle vallate circonvicine. I paesani erano intimoriti da quei fenomeni, ai quali si interessarono dei medici e i parroci locali, in particolare don Lorenzo Guetti (1847-1898), persona assai intreprendente e sensibile ai problemi sociali. A suo nome è stata creata una Fondazione e nell'archivio della stessa è possibile rintracciare l'incartamento inedito relativo alla corrispondenza che don Guetti ebbe con i suoi superiori, sul caso "degli spiriti di Rango"; l'epistolario copre un periodo compreso tra il 26/02/1889 e il 15/05/1889.
Vengono descritte alcune visite che il medico distrettuale e i religiosi effettuarono per verificare la situazione, fare domande per capire di cosa si trattasse e testimoniare di persona i fenomeni; furono praticati degli esorcismi mentre l'ipnosi non fu possibile per opposizione della ragazzina. Dopo la data dell'ultima epistola, don Guetti assicurò che la ragazza avesse ricevuto il sacramento della prima comunione e non si udì quasi più nulla di straordinario. Da altre fonti conosciamo che il padre successivamente emigrò in America mentre la madre e le due figlie si trasferirono a Verona dove furono collocate in servizio presso famiglie private. I fenomeni sembravano spariti ma a metà dicembre 1890 i padroni licenziarono la ragazza perché "incominciarono a sentire ogni notte casa del diavolo nella stanza dove dormiva la ragazza". E' presumibile che Veronica riuscì tuttavia a costruirsi una nuova vita in quel di Verona. Lo testimonia l'atto con cui il 24 maggio 1911 sposò Adda Pietro Paolo proveniente dalla parrocchia di Valgatarra di Marano (Corradi, 2011). Eventualmente, su questo interessante caso, torneremo prossimamente. A distanza di oltre 150 anni, il portico si chiama anora così...
 
 
 
La vita contadina di Rango
 
Proseguendo l'itinerario siamo sempre più affascinati da questo borgo un po' misterioso, che con l'atmosfera natalizia si camuffa e trasforma. Le abitazioni addossate le une alle altre mostrano loggiati e rastrelliere in legno che consentivano l’essiccazione del raccolto. La struttura edilizia era pressochè identica: nella parte inferiore vi erano le stalle per gli animali (mucche e capre) e i vòlt (che servivano da dispensa); sullo stesso piano ma preferibilmente al piano superiore vi erano le abitazioni dei proprietari. Al di sopra di esse erano collocate le aie (ere) di màstech (terra battuta) alle quali si accedeva a piedi e con i carri attraverso il pont e dove veniva sistemata la legna; infine il soler (solaio), in cui si stipava il fieno. Il collegamento tra abitazioni e stalle avveniva tramite scale esterne e anche interne, queste ultime chiamate rebalze. I servizi igienici erano all'esterno e per i bisogni si utilizzava la busa de la grasa. Alcune abitazioni erano provviste di una corte interna chiusa da portoni; altre avevano il forno per il pane, che si può ancora vedere. SUi lavandini non vi era acqua potabile (almeno fino alla metà degli anni '50 del XX secolo) e la si attingeva alle fontane con secchi trasportati con la brentola; si appendevano in un punto della cucina e servivano per le diverse necessità.
Le case unite a blocchi, le ere comunicanti, i ponti per salire e scendere, le rientranze, le aperture dei vòlt e delle stalle, erano la delizia dei bambini e dei ragazzi che giocavano a scondilevro (nascondino): chi doveva trovare gli altri contava fino a trenta ma era talmente vasta la scelta dei nascondigli che si poteva arrivare fino in fondo al paese e il gioco poteva durare all'infinito!
La sera ci si ritrovava nei filò (stalle), su mucchi di fieno scaldandosi all'alito caldo delle mucche nelle lunghe sera d'inverno; i più piccoli ascoltavano rapiti i racconti degli adulti, che parlavano di tutto quel che succedeva nel villaggio ma anche di orchi e streghe per farli stare buoni! Nei filò si intrecciavano anche i primi sguardi amorosi e nei filò riservati ai maschi si parlava di affari, raccolti, bestiame e campi ma anche di matrimoni da combinare per i prorpi figli o figlie. La domenica si preferiva frequentare l'osteria, mentre le donne si riunivano in genere in altre stalle o nelle cucine.
Osservando i contorni di diverse finestre ci si accorge che sono annerite: questo è dovuto al fatto che un tempo non c'erano i camini e i fuochi venivano accesi in mezzo alle stanze e il fumo usciva dalla finestra. La coltre nera si può togliere solo a colpi di scalpello! Se si cercano, si possono individuare ancora alcuni "beccafumo" che servivano ad intercettare eventuali scintille che potevano incendiare i tetti di paglia.
Per le vie sono dislocate graziose sculture in legno e due bellissime, grandi opere a muro realizzate con centinaia di pezzi di  legni diversi. Una descrive il lavoro del moleta, l’arrotino con la sua slàifera (macchina per arrotare). L’altra raffigura una donna che raccoglie l'acqua alla fontana con secchi di rame che qui chiamano brentola e craziadei.
 
                   
Bellissima realizzazione parietale con legni diversi, rappresentante il moléta (o arrotino)
 
Scultura realizzata con pigne, pannocchie e quant'altro, rappresentante un orso accanto al caratteristico paiolo per la polenta
 
 
Le strade interne di Rango sono state fatte da salesà, un sottofondo rustico composto da tanti sassi irregolari, arrotondati dall’uso e della pioggia. Quelle esterne al paese erano delimitate dalle laste, lastre di granito squadrate che segnavano i confini e impedivano lo sconfinamento degli animali. Le abbiamo potute vedere in più punti del borgo e ci domandavamo a cosa servissero!
Il Portech dei Carloni conduce alla piazza centrale di Rango, che ospita La  grande fontana quadrata in granito, dove un tempo si abbeverava il bestiame, ma era anche il punto di raccolta degli animali da condurre ai pascoli. Normalmente gli abitanti, al giorno d'oggi, ne hanno fatto un ritrovo per socializzare, chiacchierare e ricordare i vecchi tempi. Nel periodo dei mercatini viene allestito in mezzo alla fontana un grandioso plastico che riproduce tutto il borgo: una piccola meraviglia!
 
Il plastico allestito nella grande fontana di Rango
 
 
  • Per il restante 2022, i mercatini di Rango saranno aperti al pubblico il 26, il 29 e 30 dicembre. Organizzatevi per l'anno prossimo, se non siete riusciti a farlo quest'anno, seguendo il sito ufficiale: https://mercatinidirango.it/