Le mummie di Monopoli (BA)

                                                                         Monopoli misteriosa

                                                                               (Marisa Uberti)

 

Le mummie di Monopoli si trovano in una cappella interna alla Chiesa di S. Maria delSuffragio, a brevissima distanza dalla Cattedrale della Madonna della Madia. Forse sono poco note e sicuramente meno conosciute di quelle della non lontana Oria (BR), tuttavia tra di esse è presente l'unica mummia-bambina della Puglia. La chiesa è nota anche come quella delle Anime del Purgatorio, e venne realizzata nel 1687 divenendo nel tempo la sede della Confraternita di Nostra Signora del Suffragio, già esistente in città dal 1633 (era stata fondata dai Canonici della Cattedrale), e  tutt’oggi in attività. L’esterno del monumento mostra una facciata barocca, con elementi che lasciano capire il culto che vi si praticava all’interno: quello della morte. Teschi e ossa incrociate occhieggiano tra festoni e cartigli allusivi, mentre sul portale ligneo del 1736  sono scolpiti due scheletri trionfanti, attorniati dai simboli delle professioni più svariate, disposti in ordine gerarchico dal basso verso l’alto. I più bassi corrispondono ai lavori più umili e mano a mano si sale ci sono corone regali e papali. Tutti resi uguali, comunque, dalla “sorella morte”, che annulla i dislivelli sociali. Un monito per ciascun uomo vivente sulla terra.

Particolare della parte superiore del portale

L'epigrafe sul frontone

La cappella delle mummie è visibile da una finestra anche stando all’esterno, ma è ignorata dalla maggioranza dei passanti, un po’ per scaramanzia un po’ per timore. E la finestra, sembra fatto apposta, rimane sempre aperta, almeno così l’abbiamo sempre trovata sia di mattina presto che di pomeriggio che alla sera. Un alone di mistero e leggenda avvolge questo luogo: alcuni abitanti sostengono di aver visto ombre sia dentro che fuori dalla chiesa e la cosa deve aver fatto rabbrividire molti, al punto che evitavano di passare lungo l’attuale Via Padre Nicodemo Argento, se non per necessità improrogabili!

Entrando in chiesa, si inquadra immediatamente il superbo altare barocco, molto bello. Subito si ritrova il tema del “memento mori” e sicuramente è la Cappella a destra che desta la maggiore curiosità, oltre che un senso di rispetto per quei corpi esposti nelle vetrine, in piedi e vestiti con gli abiti della Confraternita. Sulla parete di fronte si trovano due teche, una contenente 4 mummie e l’altra due. Di fronte a quest’ultima vetrina, se ne trova un’ennesima, con altre due mummie, otto in tutto ma c’è anche una teca molto più piccola, che conserva il corpicino mummificato di Plautilla Indelli, una bambina morta a soli due anni, di cui diremo tra poco. Chi sono questi personaggi? Basta leggere i cartigli che sono apposti ai piedi di ciascuno di essi per appurarlo. Tutti riportano nome e cognome e data di morte, soltanto tre la funzione rivestita. Erano tutti membri della Confraternita di N.S. del Suffragio.

Pietro Insanguine, morto il 2 Dicembre 1772

Cesare Longo, morto il 1 Gennaio 1776

Onofrio Longo, morto il 16 Gennaio 1786

Gennaro Mastropietro, morto il 16 Gennaio 1786

Antonia Minelli, morta nel 1792

Giovanni Amata Giaquinto da Caserta, Governatore di Caserta,  morto il 24 Novembre 1793 (n.d.r. fu governatore anche di Monopoli)

Notaio Marianna Laporta, morto il 1 Luglio 1829

Notaio Giuseppe Tria, morto il 20 Marzo 1832

Le sei teche sulla parete di fronte all'ingresso della Cappella

Le due teche poste di fronte alle precedenti, a destra dell'entrata. La prima mummia a sinistra nella foto appartiene, stando al cartellino identificativo, al notaio Marianna Laporta

 

Come possiamo notare dall'elenco dei nominativi, vi è il nome di due donne, Antonia Minelli e Marianna Laporta (notaio). Le analisi eseguite sulle mummie, però, hanno escluso che una delle due fosse una femmina! Avrebbe infatti il cranio assolutamente maschile. Dunque? E’ curioso notare che accanto al nome della  signora Laporta, vi sia scritto “morto” e non “morta”: eppure il nome Marianna appartiene ad un genere femminile. Confusione, errore o cos’altro? Lo scopriremo tra poco. Un altro mistero riguarda Pietro Insanguine, che era organista della Chiesa del Purgatorio e della Cattedrale e fratello di Giacomo, illustre musicista napoletano, appellato “Monopoli” perché in questa città ebbe i natali. Ma il nome Pietro non compare negli archivi della cattedrale, dove si annotavano i morti poi seppelliti o mummificati nel Purgatorio.

  • Perché si sono mummificati questi corpi?

Iniziamo con questa domanda: come mai si hanno otto mummie adulte e una infantile nella Cappella? Il loro numero era probabilmente superiore ma restiamo su questa realtà. Per rispondere bisogna sapere i retroscena che avvenivano nella Chiesa di S. Maria del Suffragio e sono un po’ macabri. L’edificio era provvisto di due ambienti sotterranei chiamati “colatoi”. Uno abbiamo potuto vederlo durante una interessantissima visita guidata nell’area archeologica ipogea sotto la Cattedrale. Gli scavi hanno portato alla ri-scoperta (tra le altre, tutte sorprendenti) di uno dei due colatoi appartenenti alla Confraternita. Qui i defunti venivano spogliati e lavati, appoggiati su grate collocate su grandi vasche e lasciati “colare”. Quando i liquidi corporei avevano completamente abbandonato lo scheletro, questo veniva collocato in piedi entro le nicchie parietali disposte lungo tutte le pareti del locale. La tecnica della “percolazione” è sempre stata impiegata in ambito religioso da numerose confraternite o da ordini religiosi; abbiamo visto identici ambienti a Matera, nella chiesa rupestre di San Pietro Barisano, ad esempio: lì i defunti venivano posizionati seduti su sedili ricavati direttamente nel tufo; venivano rimossi solo a completo disfacimento. Questo tipo di colatoi è denominato “a seduta”; esistono poi colatoi verticali e orizzontali. Nel colatoio che abbiamo visitato a Monopoli (del secondo tipo) non vennero trovati corpi mummificati, ma nemmeno entro le nicchie: non essendo stati fissati al muro, gli scheletri erano caduti sul pavimento e così sono stati scoperti con gli scavi: mucchi di ossa in ordine sparso, immaginiamo. Ma la Confraternita di Nostra Signora del Suffragio disponeva di un altro colatoio, molto diverso dal primo, che è proprio sotto l’altare della chiesa e le mummie provengono sicuramente da lì. Per particolari condizioni microclimatiche del locale i cadaveri si sarebbero essiccati (mummie naturali), comunque non disciolti.  La pratica di “disidratazione” naturale dei corpi è presente soltanto nel Mezzogiorno d’Italia, dicono gli esperti. Questi corpi, pertanto, furono consapevolmente conservati a scopo rituale attraverso la pratica dell’essicazione. Nel 1700, gli appartenenti alla Confraternita desideravano lasciare il proprio corpo alla chiesa per diventarne parte effettiva, parte di Cristo non solo spiritualmente anche con la sostanza. E’ tipico della cultura cattolica “sacralizzare” il corpo. Vediamo meglio perché.

 

Il "colatoio" rinvenuto con gli scavi sotto la Cattedrale. Mura, altare, nicchie e vasche sono originali. L'allestimento è una ricostruzione moderna

 

  • Il Purgatorio e le Anime Purganti

Il culto dei morti si perde nella notte dei tempi, basti dire che la sepoltura è venuta prima della casa (si costruivano tombe quando ancora le abitazioni non esistevano). Il rapporto dell’Uomo con la Morte è sempre stato vissuto in maniera naturale, come parte della Vita, molto diverso da quello moderno. Perché mummie a Monopoli? Conservare un corpo dice molto sulla cultura del periodo cui quel corpo appartiene. Il concetto di “purgatorio” non esisteva prima del XII secolo o, meglio, non veniva considerato (nel Vangelo non è menzionato). In quell’epoca iniziano invece a circolare, da parte ecclesiastica, testi appositi che insegnano a morire, a prepararsi; la creazione delle Indulgenze induceva altresì il popolo a redimersi dai propri peccati in previsione di una pena o della salvezza eterna. Si arrivò anche a lucrare su questo: bastava infatti pagare per avere in cambio salva l’anima! Con il Concilio di Trento venne ribadito con forza il concetto di “purgatorio”: i cattolici erano tenuti a credervi (al contrario dei protestanti che non ne contemplavano l’esistenza). L’Europa si divise su questo; da un lato la chiesa tridentina, tra XVI e XVII secolo, portò in auge l’importanza del purgatorio, i protestanti la rinnegavano.

Nacquero molte chiese dedicate alle Anime del Purgatorio, specialmente nel corso del 1600, e in quel periodo nascono e proliferano le Confraternite ad esse correlate. Tali congreghe vennero create praticamente ovunque e servivano ad indurre i fedeli a pregare per le anime purganti, quelle in “attesa” di passare nel Paradiso. Venne incentivato il fatto di dare degna sepoltura (molti non se lo potevano permettere), pagando ovviamente. La Chiesa Cattolica Romana diventò intermediaria tra i vivi e i morti: far celebrare una Messa in onore di un defunto, ad esempio, avrebbe aiutato quest’ultimo a compiere il viaggio nell’oltretomba verso la salvezza dell’Anima. Ciò rassicurava i fedeli perché il proprio congiunto avrebbe goduto della Luce di Dio. I vivi potevano quindi fare ancora qualcosa per i morti. Le leggende sui fantasmi erano ricondotte, in ambito cattolico cristiano, alle povere anime purganti che cercavano pace, suffragio, che potevano destare tristezza ma non timore. La figura della Madonna venne collegata a colei che è deputata ad aiutare le anime del purgatorio, unica che può scendere nel limbo a rinfrescarle con il proprio latte. Naturalmente a livello popolare si infarciva la religione con il folclore, con superstizioni e credenze.

Quindi, dopo quanto si è detto, anche a Monopoli sorse una chiesa di S. Maria del Suffragio verso la fine del 1600, mentre una Confraternita che si occupasse delle Anime Purganti nacque all’inizio di quel secolo (1633) e fu intitolata alla Madonna. Conservare i corpi, liberati tuttavia della loro componente pesante, putrescibile, era in stretta connessione con le anime purganti, le quali avevano necessità di mantenere uno scheletro, un intelaiatura. Tale pratica di conservazione sembra assai più frequente nell’Italia meridionale che altrove. Tali anime erano ritenute più vicine a Dio e dunque venivano pregate e invocate per intercessioni verso l’Onnipotente. La gente (forse ancora oggi) specialmente nel periodo della Commemorazione dei Defunti (2 Novembre) si raccoglievano in preghiera proprio in questa Cappella.

  • La ricognizione del 2015

Le mummie si trovano attaccate alla nicchia e non è stato possibile estrarle nemmeno durante la ricognizione condotta nel 2015 da un team di specialisti: la prof.ssa Annastella Carrino (Università di Bari), prof. Francesco Paolo de Ceglia (Università di Bari), esperto del culto della morte nel passato, e l’antropologo Dario Piombino Mascali, una celebrità nel campo, noto al grande pubblico per aver svelato la formula con cui fu mummificata la piccola Rosalia Lombardo e Conservatore delle Catacombe dei Cappuccini di Palermo.

L’equipe ha condotto un approfondito esame non invasivo il 1 Settembre 2015 su tutti i cadaveri presenti nelle teche; i risultati sono stati presentati il 13 Novembre 2015 in una conferenza pubblica che si è tenuta proprio all’interno della chiesa del Suffragio (dovrebbe essere pubblicato anche un volume apposito). L’evento era intitolato “Le mummie del Purgatorio. Riti e pratiche di morte a Monopoli in età moderna”, ed ha avuto molta risonanza in loco. La volontà degli organizzatori (tra i quali la Confraternita stessa) è stata quella di far conoscere questa realtà cittadina (talvolta confusa con un “Gabinetto degli orrori”) ma soprattutto di far riflettere sul culto della morte nel passato, nonché risolvere alcuni dilemmi ancora insoluti su queste mummie, anche alla luce del riordino dell’Archivio della Confraternita, che ha rivelato dati aggiornati e che era caduti un po’ nel dimenticatoio. Sono state condotte, inoltre, ricerche particolareggiate nell’Archivio della Cattedrale per cercare di capire chi fossero le persone che oggi vediamo dietro le teche di vetro. Per i primi tempi, la Confraternita aveva sede nella Cattedrale (come abbiamo già detto) e i suoi membri, quando morivano, venivano sepolti sotto il duomo stesso. Quando la Confraternita ebbe la propria sede, li trasferì sotto la sacrestia della chiesa del Suffragio, appositamente eretta nel 1687. In seguito al doppio lavoro (archivistico e sulle mummie) si è potuto stabilire che alcuni dati indicati sui cartigli che accompagnano i Confratelli non sono sempre attendibili. E’ giunto il momento di svelare il mistero di Marianna Laporta, il notaio indicato dalla targhetta, che riportava “morto il” pur essendo con nome femminile: ebbene era un uomo e il suo nome non era evidentemente Marianna. E’ stato possibile fare un esame esterno del cranio, che ha portato appunto alla conclusione che quello della Marianna Laporta è incompatibile con una donna.

Purtroppo l’indagine è stata limitata dal fatto che le mummie sono vestite e gli abiti non possono essere tolti, men che meno la mummia stessa, legata alla nicchia che la contiene. E’ stato anche possibile appurare affezioni ai denti come la paradontite, la carie, artrosi a carico delle strutture ossee e anche fratture (talune rimarginate). Malattie comuni per l’epoca ma la vera causa dei decessi rimane ignota perché servirebbe una TAC, che non è eseguibile. Alcune sono prive di un piede, ad altre mancano falangi; in qualche caso si è conservata la pelle delle gambe, in tutti i casi il torace è integro, con gli organi lasciati essiccare all’interno. Sostanzialmente sono ben conservate, anche se necessitano di salvaguardia per poterle far arrivare ai posteri.

Per la prima volta è stata anche eseguita una ricognizione sulla mummia della piccola Plautilla, la quale fa tenerezza ma incute anche un senso di riflessione. I suoi occhi sono di vetro, le guance presentano tracce di colore, gli occhi e le sopracciglia erano stati truccati, come se chi l’ha imbalsamata (perché nel suo caso non si tratta di fenomeno di disidratazione) avesse voluto dare un carattere più vivo e realistico possibile. Plautilla è l’unica mummia-bambina della Puglia; apparteneva ad una nobile casata, quella degli Indelli (figlia di Francesco) e visse tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800. La sua conservazione non fu naturale ma chimica: venne infatti imbalsamata  Non si hanno dati storici sulla piccola ma la tecnica di mummificazione artificiale farebbe deporre per un’epoca non anteriore al 1830. Al momento della ricognizione del 2015 è stato estremamente difficile aprire la teca che la contiene; probabilmente non era mai stata aperta prima di allora. Indossa un abito in tulle e seta, i capelli raccolti in una cuffietta. Sembra una bambola. Che cosa faceva tra le mummie adulte della Confraternita? Probabilmente i genitori, i nobili Indelli, erano membri della stessa.

 

Il volto di Plautilla e la cuffietta che indossa

A sinistra particolare della manina destra mummificata e, a destra il piedino che calza delle scarpine

 

Se andrete a Monopoli, non dimenticatevi di questa chiesa, che è tra i monumenti più importanti della città e, come si è visto, conserva testimonianze di un culto ben radicato. Architettonicamente interessante, l’edificio conserva anche uno degli Archivi più antichi del luogo. E’ a pochi passi dalla Cattedrale: passate di qui per raggiungerla, non schivatela. Se entrerete con rispetto, saprete cogliere l’importanza di ciò che vi è custodito.

 

(Testo e foto Marisa Uberti. Vietata la riproduzione senza autorizzazione)