I fantasmi di Coccaglio (BS)

(di Alberto Fossadri)

I diari dei Bianchi, scritti da Giovanni Battista Bianchi e continuati dai discendenti, ci riportano, in una traccia, una curiosità che a noi fa sorridere, ma che ben trasmette quel sentimento di inquietudine e di rassegnazione di fronte alla natura della vita, comune ai popoli europei tra XVI e XVII secolo, quando la suggestione del soprannaturale aveva spesso prodotto accuse di stregoneria.
Da sempre gli uomini ricercano le cause delle proprie disgrazie e tanto più queste sono gravi, tanto più si forniscono fantasiose e semplicistiche risposte: oggi crisi economiche e pandemiche si collegano a complotti di “poteri forti”, come nel passato si imputavano ad incantesimi e castighi divini.
Il quinquennio 1625-1630 è stato effettivamente un periodo difficile: la carestia ha prodotto dapprima la fame e poi il sospetto verso l’avidità dei fornai (i moti contro i prestinai dei “Promessi Sposi” si erano in parte manifestati anche a Brescia); la guerra ha provocato il passaggio di soldati di varie nazioni ed ha proteso sulla nostra terra l’ombra della peste, che poi flagellerà il bresciano dal 1630. In questo quadro è facile comprendere come la risposta più facile ed immediata, a cui attribuire tanto male, è nei sortilegi e nella malignità di spiriti irrequieti. E di fronte a voci insistenti di creature soprannaturali anche i dotti e gli studiosi, quasi tutti religiosi, erano suscettibili a credere che qualcosa di vero vi fosse celato.
Perciò non deve sorprenderci se nel 1628, quando a Coccaglio la cittadinanza lamentava la presenza di fantasmi, il Vescovo fece chiamare numerosi teologi per approfondire la questione e cercare di capire cosa agitasse tanto gli spiriti in quel borgo. Così recita il diario:

«Adì 18 ottobre – Di questi giorni si forma processo a Coccaglio e poi anco qui in Vescovato per occasione d’alcuni fantasmi che tirano sassi e fanno altri strepiti in un luogo terraneo di alcuni di Mazzotti, abitanti in quella terra, radunandosi qui tutti li Teologi d’ordine del Vicario Episcopale per consultare sopra di ciò, attribuendosi l’origine che già due donne di questa casa trovarono in un suo campo una sepoltura con dentro dell’ossa de morti, e promisergli di farli seppellire in luogo sacro se fossero de Cristiani, e gli ne avessero datte segno senza offenderle. Che se de pagani stessero dove sono. E dicesi che chi ha toccati di questi sassi si sono scottati».

E la questione riemerge anche mesi dopo: evidentemente non risolta, anzi, trattata come un “contagio”, una propagazione dei malsani spiriti per mano di una povera disgraziata, ritenuta ingiustamente toccata dalla malasorte.

«Adì 13 genaro – Oggi dovendosi fra molte gentildonne metter monaca in Santa Croce una de Mazzocchi di Coccagio che qui in Brescia abita poco lungi dal Monastero, e che già è tolta in Capitolo, quelle Madri la rifiutano perché essendo questa stata quasi sempre a Coccaglio in quella casa ove si sentono li rumori e fantasmi ed altro, e per li quali si è formato processo in Vescovato come si è detto di sopra sotto il dì 18 ottobre prossimo passato, essendo venuta in Brescia questi giorni passati a casa sua vicina a Santa Croce, il rumore è cessato là ed è venuto qui in tutto compagno (del tutto uguale) ed anzi più: si che si dubita che si per causa di questa giovine che perciò le Monache non la vogliono e sopra queste fantasme o atro che si forma di nuovo processo».

 

FONTE:
Diari dei Bianchi, pubblicato da GUERRINI Paolo in Le cronache bresciane inedite dei secoli XV-XIX, Vol.4, Brescia, 1930