La “Tina de l’ora”: aria compressa nel XVI secolo nel bresciano

(Alberto Fossadri)
 

La “tina de l’ora” era l’ingegnosa macchina per produrre il “vento” da convogliare nella fucina e con esso alimentare le braci aumentando la temperature senza l’ausilio dei mantici.
Oggi la conosciamo come “tromba idroeolica” e pare sia stata inventata nell’Italia centrale nella seconda metà del XVI secolo, o meglio, la sua applicazione a questo scopo è databile a quell’epoca. Infatti, trombe e sifoni simili erano già impiegati dall’antichità: celebre è la macchina di Erone (III sec. a.C.) che, grazie ad un sifone alimentato dall’aria scaldata da un fuoco, apriva o chiudeva il portone di un tempio.
Sappiamo che nel XV secolo, trombe e sifoni erano impiegati per il prosciugamento di zone allagate (soprattutto miniere), ma bisogna attendere il 1589 per trovare la “tromba eolica” descritta da Giambattista Della Porta, nella seconda edizione del suo Magiae naturalis (Libro XIX, De Pneumaticis), riferendosi esplicitamente a ferreas fucinas dell’area romana.
Possiamo anche immaginare in quale periodo questa tecnologia arriva nel bresciano: nel 1608 Bartolomeo Soldo, nella sua Descrizione della Valle Sabbia, annota stupefatto che al forno di Lavenone, contrariamente a tutti gli altri che si servono di ruote e mantici, si usa un artificio: in buona sostanza la tromba idroeolica che descrive senza nominarla.

  • Funzionamento

L’acqua incanalata precipita lungo una tromba trascinando l’aria con sé, rilasciandola poi in una camera dove si comprime per il continuo afflusso d’altra aria, e quindi sfogata tramite un tubo sulla sommità della camera che fuoriesce nel forno, ravvivando le braci e alzando la temperatura del forno.