4. L’elezione al soglio pontificio e il “caso Siri”

                                                                   (DPNM)

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Occupandoci di misteri, intesi come “ciò che non si conosce”, vogliamo cercare di capire cosa vi sia di vero nella questione della scelta del pontefice del conclave del 1958 quando, per tutti, venne proclamato Papa Angelo Roncalli, che prese il nome di Giovanni XXIII. Ma secondo alcune fonti, che chiunque potrà reperire anche in internet con i normali motori di ricerca[1], in quel conclave, adunato in seguito alla morte di Pio XII (9 ottobre) e durato dal 25 al 28 ottobre, sarebbe stato eletto (ma mai dichiarato) un altro pontefice, il Cardinale Giuseppe Siri di Genova, che avrebbe anche avuto il tempo di scegliersi il nome: Gregorio XVII. Ciò sarebbe avvenuto il 26 ottobre, allorchè una fumata bianca che perdurò alcuni minuti, avrebbe entusiasmato una folla di circa 200.000 persone, raccolta in piazza San Pietro, mentre l’emittente ufficiale Radio Vaticana avrebbe esultato esclamando "Un papa eletto!", ma poi tutto fu tacitato. Tra l’altro, come sempre accade ai conclavi, anche allora c’era il toto-papa, ovvero si facevano ipotesi sul successore di Pio XII e Siri era tra i candidati più probabili, poiché il pontefice stesso lo aveva designato quale suo possibile delfino. Siri era una persona rigida in materia teologica e dottrinale, autorevole e autoritaria, nonché un anti-massone convinto e anche un forte anticomunista. Tuttavia in quel momento la Chiesa auspicava un pontefice di transizione e, a soli 52 anni, il cardinal Siri si conciliava male con questo. L’elezione, che sarebbe avvenuta al quarto turno del primo giorno del conclave, sarebbe stata bloccata dalle “alte sfere”, politicanti e massoni, infiltrati nelle gerarchie ecclesiastiche. Di più: Siri stesso sarebbe stato costretto alla rinuncia (nonostante avesse già accettato e scelto il nome), su pressione dei cardinali francesi, dei riformatori e di quelli dell'Europa orientale, i quali avrebbero rivelato che la sua elezione avrebbe fortemente destabilizzato la situazione geopolitica internazionale, causando una durissima repressione nei Paesi oltre la cortina di ferro (v. link alla nota 27).

 

                                 

Tra i tanti oggetti appartenuti a Giovanni XXIII anche questa classica borsa nera, con la quale partecipò al Conclave del 1958 (Museo di Ca' Maitino, Sotto il Monte, BG)

 

Altro che trama alla Dan Brown. Si tirano in ballo documenti del FBI, declassificati nel 1994, che attesterebbero questa vicenda[2], ma introvabili e mai prodotti. Per poter comunque avere sufficiente idea della questione, bisognerebbe conoscere anzitutto molto bene la situazione in cui si svolse il Conclave del 1958, non solo nella sfera vaticana, ma internazionale, cosa che noi non possiamo assolvere, lasciando a chi lo fa di “mestiere” di dipanare l’ingarbugliata matassa.

Angelo Roncalli venne dunque eletto papa nella serata del 28 ottobre 1958, all’undicesimo scrutinio della giornata. Fu il cardinale Nicola Canali (protodiacono di San Nicola al Carcere) a dare l'annuncio al mondo, dalla loggia della Basilica di San Pietro. 

Sua Santità scelse una blasonatura così composta: Di rosso, alla fascia d'argento, alla torre al naturale chiusa e finestrata di nero attraversante sul tutto e accostata in capo da due gigli d'argento, col capo patriarcale di Venezia: d'argento, al leone alato passante, guardante e nimbato, tenente con la branca anteriore destra un libro aperto recante la scritta PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS, il tutto d'oro.

 

                                              

Stemma presente all'esterno della Casa natale di papa Roncalli a Sotto il Monte Giovanni XXIII (BG)

 

Prima di morire, papa Roncalli, il 14 maggio 1963, riuscì anche a spiegare il significato del blasone che aveva scelto, di cui andava molto fiero; lo fece annotando su alcuni fogli quelle che chiamò "Briciole di Araldica pontificale". Anzitutto si tratta di un'arma pontificale che, per la sua forma, è nota in araldica come "Testa di cavallo".

  • La Torre alludeva al primo Roncalli, che l'aveva nello stemma, quel Martino che abbiamo già incontrato parlando di Ca' Maitino che, nel 1450, lasciò la Valle Imagna per stabilirsi sul colle di Sotto il Monte. Capostipite della casata dei Roncalli.
  • i due Gigli, posti ai lati della Torre avevano due significati distinti ed erano stati aggiunti dal Roncalli quando era nunzio.
  1. Il primo allude al giglio di S.Alessandro, patrono di Bergamo (Angelo Giuseppe fu membro onorario del Capitolo della cattedrale dal 1921)
  2. Il secondo è La lis de France (il giglio di Francia), riminescenza di quando era in servizio in quella nazione (stette dieci anni come Nunzio Apostolico)...
  • Il leone di San Marco, posto nel "Capo" dello scudo si riallacciava al suo stemma di Patriarca di Venezia, e "rimane lo stemma di Venezia nei secoli", diceva il pontefice (il primo papa ad adottarlo fu Pio X).

                                              

Una delle cose meno risapute è che -poco dopo essere stato eletto pontefice - Giovanni XXIII intraprese la stesura di una autobiografia, che intitolò "Appunti per una biografia", in cui però riuscì a narrare soltanto il periodo dal 1892 al 1904, quand'era seminarista. Da lì si apprende l'origine dello sua famiglia e dello stemma familiare. La Torre che Martino Roncalli (il capostipite, detto Maytinus) fece apporre nel blasone, da dove deriva? Lo aveva già, quando si trasferì a Sotto il Monte o lo "coniò" quando arrivò? Viene detto che egli costruì una dimora dov'è l'attuale Ca' Maitino, che da lui trasse appunto il nome, ma come non collegare l'edificio alla Torre di San Giovanni, che ancora s'erge (dopo varie vicissitudini e amputazioni) sulla cima dell'omonimo colle? Divenne forse proprietario anche di quella tenuta? Al tempo in cui egli si trasferì a Sotto il Monte dalla Valle Imagna (1450) la torre era già stata però inglobata nel complesso chiesastico, per fungere da campanile...Inoltre, la torre sullo stemma araldico di Maytinus termina con una ben strana copertura! Ma che torre è? Il simbolo della torre è presente anche nel blasone del Comune.

 

                                           

                   Lo stemma appartenuto a Martino Roncalli, capostipite della casata

 

Quand'era nunzio, Angelo Roncalli adottò  numerosi e diversi  stemmi, che cambiarono con il mutare della sua posizione nella scala gerarchica (furono diversi, cioè, per il Roncalli vescovo, cardinale, patriarca). Il papa buono teneva così tanto alle sue "armi", specialmente a quelle da patriarca e da pontefice, che dedicò lunghe lettere private all'argomento [3].

"L'arma papale risponde alla passione di studioso e di amoroso indagatore delle pagine antiche della terra che gli ha dato i natali e non certo al desiderio di rivendicare origini nobiliari", scriveva di sè stesso.

Durante il suo pontificato fondò numerose Costituzioni Apostoliche, fece numerosi Discorsi, emise otto Encicliche[4], tre Esortazioni Apostoliche, innumerevoli Lettere e Lettere Apostoliche, diversi Messaggi, quindici Motu Proprio[5], svariate Omelie, tenne diciannove Udienze, e fece un Viaggio (più che altro unpellegrinaggio a Loreto ed Assisi).

 

                                            

La Lettera  "Mater et Magistra" è una celebre Enciclica di papa Roncalli del 15 maggio 1961

 

Ma soprattutto seppe imprimere alla Chiesa quello che è visto dai più come “impulso innovatore”, con l’indizione del Concilio Vaticano II[6] che, cominciato l’11 ottobre 1962 nella Basilica di San Pietro, terminò l’8 dicembre 1965, sotto il suo successore Paolo VI. Il Concilio affrontò problematiche cruciali per la Chiesa: l’Ecclesiologia, La Chiesa nel mondo moderno, Ecumenismo, Ispirazione della Bibbia, Riforma liturgica, Rapporti con gli Ebrei, I presbiteri, i Vescovi, la Vita consacrata, Le comunicazioni sociali.

 

                                       

                                           Papa Giovanni, a sinistra, e il futuro Paolo VI

 

Il 1 marzo 1963 al pontefice venne assegnato il prestigioso premio internazionale Balzan per la pace, con una motivazione che riconobbe la sua intensa attività per la promozione della non belligeranza tra i popoli. Lo ricevette il 7 marzo, dopo che il presidente Gronchi (in un'udienza privata) lo informò (Gronchi fu il primo presidente del Comitato Generale Premi della Fondazione Internazionale Balzan). Sua Santità tenne quindi una conferenza stampa (alla quale era presente, tra gli altri, anche la figlia del leader sovietico Kruscev, la quale - desiderosa di conoscere Giovanni XXIII - partecipò all'evento con il marito Alexei Adjubei, che era allora direttore della rivista "Izvestia"). Nella Sala del Trono il papa tenne quindi un discorso in francese.

 

                                          

Giovanni XXIII, sorridente, durante il ricevimento dell'importante riconoscimento, che arrivò pochi mesi prima della morte, avvenuta il 3 giugno di quello stesso anno

 

Per un pontificato durato appena cinque anni e mezzo, l’opera di Giovanni XXIII appare altamente prolifica. Per una certa parte di conservatori cattolici (ma non solo) quella di papa Roncalli fu un’usurpazione del soglio pontificio, e fu accusato di macchinazioni incredibili (onestamente non riusciamo a vederlo, questo personaggio, a capo di marci complotti), individuando pure, nel Concilio Vaticano II, una “disgrazia per la Chiesa”. Di conseguenza, la beatificazione e la canonizzazione sono deprecabili, per costoro e di mezzo ci sarebbero sempre i poteri forti.

Ma siamo in visita a Sotto il Monte, il piccolo e ameno borgo dove Angelo Roncalli nacque, dove tutto racconta dei valori che fanno ricche le persone che li posseggono: la fede, la carità, la fiducia nella Provvidenza, il desiderio di onestà, di pace, di amicizia tra i popoli, di fratellanza e di amore. L'afflusso di pellegrini è aumentato ulteriormente, da quando il già amatissimo papa è asceso al rango di santo. La gente percepisce più di ogni altra cosa la sua umanità.

Dal colle dove egli amava contemplare il proprio paese, durante le numerose estati che anche da cardinale voleva trascorrere qui, gli intrighi di palazzo sembrano così lontani. O sono perfettamente avvolti nel mistero.

 

 

 


[1] Si veda, ad esempio, anche Wikipedia

[2 Fonte (in inglese); altra fonte (italiano)

[3]  Vedasi l'interessante lavoro di Danesi, Giacomo "L'Araldica Ecclesiastica da Leone XIII a Benedetto XVI. Fede, Storia e Tradizione. Beato Giovanni XXIII", Vannini Editrice

 [4] L'enciclica (dal greco enkýklos, "in giro", "in circolo") è una lettera pastorale del Papa della Chiesa cattolica su materie dottrinali, morali o sociali, indirizzata ai vescovi della Chiesa stessa e, attraverso di loro, a tutti i fedeli

[5 Motu proprio (spesso anche come moto proprio) è una locuzione latina (tradotta letteralmente significa di propria iniziativa) che indica un documento, una nomina o in generale una decisione presa di "propria iniziativa" da chi ne ha il potere o la facoltà. Per antonomasia si intende un documento (decisione) del papa che non è stato proposto da alcun organismo della Curia Romana.

[6] Sul sito ufficiale del Vaticano si possono consultare i documenti relativi (Quattro Costituzioni, nove Decreti e tre Dichiarazioni)

 

* La tiara (o triregno) di papa Giovanni XXIII che vediamo in apertura, fu immortalata in tantissime occasioni (quella della foto è presa da un dipinto attualmente in mostra presso la Casa natale di Sotto il Monte). La vera tiara appartenuta al pontefice è conservata nella cattedrale di Bergamo, presso la Cappella di San Vincenzo e co-dedicata al papa bergamasco. In questa Cappella si trovano altre sue reliquie, come la cassa che ha racchiuso il suo corpo, il calice, oggetti di oreficeria, ecc. La tiara è preziosissima, costituita da oro, perle, rubini, diamanti, smeraldi su maglia d'argento. E' stata realizzata nel 1958 dallo sbalzatore Attilio Nani e venne donata a papa Giovanni dall’Amministrazione Provinciale in seguito alla sua elezione.  Pervenne al duomo cittadino alla morte del pontefice (1963). La crocetta all’apice è in oro bianco tempestato di diamanti con alla base una fitta teoria di rubini e di smeraldi. Le Vitae seriche con alta frangia recano ricamati in oro e seta lo stemma di Papa Roncalli e l’arme del Capitolo Cattedrale (vedi pagina a parte).

 

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Giovanni XXIII

Nome Cognome | 14.08.2015

Date una occhiata se potete al libro: "Le profezie di papa Giovanni" scritto dall'ormai defunto giornalista Pier Carpi. Potrebbero esserci qualche risposte negli scritti... aldilà delle note o considerazioni dello stesso Pier Carpi...

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