L'antiquarium di San Cipirello (M. Uberti)

 (segue da: Valle dello Jato)

L’inizio coerente dell’itinerario avviene dall’Antiquarium (o Museo Civico Retino) allestito nelle Case d’Alia nel comune di San Cipirello. E’ dotato di parcheggio (dal quale si gode un panorama incantevole) e di servizi primari. In esso sono stati allestiti i numerosissimi reperti archeologici che il Monte Jato ha restituito e restituisce con il progredire delle indagini sul campo. La vita del Museo è strettamente connessa con gli scavi nell’ area archeologica sulla cima del Monte Jato. Il Parco Archeologico si può considerare neonato (ricordiamo che ha presso avvio nel 2010) ma le strutture archeologiche che in esso si possono vedere risalgono a oltre due millenni fa. Sulla cima del Monte Jato è infatti stata individuata e scavata la città greca di Iaitas, sulla quale si impiantò la città romana di Jatum, dopodiché conobbe una dominazione bizantina, araba e infine venne distrutta dalle truppe di Federico II nel 1246. Una storia ininterrotta, quindi, che vide- ancor prima dell’insediamento greco – la presenza dell’uomo preistorico (l’insediamento più antico viene fatto comunemente risalire a popolazioni sicano-elime, I millennio a.C.). Vicende millenarie che hanno lasciato cospicue testimonianze sul terreno e che caddero nel dimenticatoio dalla metà del XIII secolo d.C.  C’è inoltre un’area occupata dalle necropoli che deve ancora essere completamente indagata.

Quando, nell’area del teatro greco, vennero scoperte quattro magnifiche statue (due menadi e due satiri) l’Anitquarium ancora non esisteva e si era pensato di trasferirle al Museo Nazionale di Palermo, ma vi fu una mobilitazione popolare dei sancipirellesi che, in poco tempo, riuscirono ad approntare il necessario per metterle al sicuro nel proprio territorio, giusta cornice in cui contestualizzarle. Nacque così il Museo Civico, che oggi conta migliaia di reperti; è disposto su due piani (il terzo è adibito ad uffici amministrativi e direzionali). Con il tempo, il Museo si è arricchito di altri reperti di pregevole valore archeologico appartenenti ai periodi elimo, greco, romano e medioevale. Tali reperti sono tipologicamente e cronologicamente esposti in apposite vetrine.

I pezzi forti della collezione sono sicuramente le 4 statue in calcare, che occupano tutta la parete di fondo del II piano: hanno un’altezza di due metri e la loro posizione con le braccia alzate indica che dovevano sostenere qualcosa; dovevano trovarsi originariamente sulla facciata del teatro dell’antica città greca. Le due figure femminili sono state identificate come menadi (portano una corona d’edera sul capo, con foglie e frutti) e simboleggiavano le ideali accompagnatrici di Dioniso, cui probabilmente il teatro era dedicato. Portano il peplo dorico. Le figure maschili sono satiri (orecchie equine e barba) e sono caratterizzati da una gonnella di pelo, indossata dagli attori greci. Sul petto recano una ghirlanda; la datazione delle sculture si fa risalire alla tipologia in uso in Sicilia da parte dei greci a partire dal V sec. a.C.  Recenti studi le attribuiscono a manifattura locale. Furono ritrovate in differente collocazione: i Satiri erano stati inglobati in costruzioni medievali e ci sono giunti in cattivo stato conservativo, le Menadi giacevano ad ovest del teatro.

Davanti alle statue è possibile ammirare una serie di tegoloni bollati, lunghi quasi un metro. I bolli sono in lingua greca e appartengono alla copertura del secondo edificio scenico che venne costruito sul primo.

Importanti le due tegole con iscrizione bollata che riportano l’una il nome della città IAITAS, l’altra con il nome del magistrato Tammaros.

Bellissimi e unici (non trovano riscontro in altri teatri noti) sono i due leoni accovacciati che decoravano i fianchi delle file di gradinata riservata alle autorità.

Il materiale esposto nelle vetrine proviene da tutte le strutture che fino ad oggi sono state rimesse in luce nell’ area archeologia sia della città greca antica che di quella ellenistica, romana e medievale, ma anche di epoche precedenti  come alcuni vasi e ciotole in ceramica indigena incisa e dipinta, anteriori all'arrivo dei Greci a Iaitas, scoperti negli strati sottostanti il tempio di Afrodite.

·         Dagli strati di distruzione della Casa a peristilio proviene un calice di terra sigillata, un coltello da macellaio e un manico di bronzo decorato a testa di satiro, oltre ad elementi della decorazione pavimentale e parietale della casa, nonché l'altare domestico, un capitello ionico e una base di colonna provenienti dal cortile dell’abitazione.

·         Dal Tempio di Afrodite proviene una campionatura di lucerne pertinenti al deposito votivo che era situato di fronte all’edificio; mentre dal deposito votivo trovato all'interno del tempio provengono numerosi vasi. Questo deposito comprendeva anzitutto vasi per bere importati, tra cui due coppe fabbricate ad Atene, gravemente frantumate, appartenenti alla classe Droop cup. Pure da Atene proviene una tazza a vernice nera;  quattro tazze molto frammentarie, di forma analoga, verniciate solo parzialmente, provengono invece da Corinto. Le lucerne sul Monte Jato si datano dagli inizi del VI secolo a. C fino all’epoca sveva.

·         Dal Teatro provengono delle antefisse su cui si legge ancora il bollo del fabbricante, Portax (la cui fornace fu a suo tempo identificata alla foce del fiume Jato).

·         Troviamo anfore e materiale di epoca romana, come un’urna ritrovata in un contesto medievale dell’Agorà. 

·         Al periodo della città islamica risalgono le due pietre tombali in calcarenite con iscrizione su tutti i lati (in arabo).

·         Troviamo vetrine con ceramiche medievali invetriate a base di piombo, pentole invetriate ed alcune altre eseguite a mano libera, nonché bronzi di accurata lavorazione.

 

 

 

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Argomento: L'antiquarium di San Cipirello

Informazione fonti

FP | 14.09.2013

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antonio 58 | 07.09.2015

Il museo è bellissimo. Ma in quale territorio comunale è ubicato??? Grazie

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