Verona sotterranea e segreta

                                                (duepassinelmistero)

 

Il 12 Febbraio 2017 si è svolta una giornata liberamente organizzata da DPNM, in cui i nostri due passi si sono snodati nelle zone nascoste di Verona. Siamo scesi nel sottosuolo di Corte SgarZerie, dove è stata aperta un’area archeologica sotterranea corrispondente al criptoportico capitolino, che su tre lati circondava il Capitolium, il principale tempio sacro cittadino che, contrariamente ad altre città romane, non si trovava in posizione collinare (ma nell’attuale Piazza Erbe, dov’era collocato l’antico Foro romano). Per secoli è stato ritenuto che potesse elevarsi sul Colle di San Pietro, ma ci si sbagliava. Soltanto gli scavi hanno potuto risolvere l’arcano. Il Tempio era dedicato alla triade Capitolina (Giove, Minerva e Giunone) e risaliva al I secolo a.C. Questo straordinario palinsesto di strutture archeologiche appartenevano quindi al settore centrale di Verona e coprono un periodo che va dall’epoca romana al Medioevo. Gli scavi sono iniziati nel 1998 e sono perdurati fino al 2004, ad opera della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e hanno interessato la porzione sotterranea della loggia delle Sgarzerie.

 

Scesi nella magica atmosfera ipogea, un gigantesco schermo propone la visita accompagnati dal marchese Scipione Maffei, “resuscitato” per l’occasione come cicerone. E ci  riesce benissimo! Studioso di storia, archeologia, scienze, autore di opere letterarie, teatrali, e molto altro, il marchese Maffei fu uno dei più illustri personaggi della Verona illuminista e soprattutto un grande studioso della città romana. Una passerella consente di visionare il filmato e al contempo seguire le indicazioni che da esso provengono, per riconoscere le varie vestigia presenti, altrimenti difficilmente riconoscibili. L’imponente criptoportico colonnato, dotato di archi e finestre a bocca di lupo, dopo circa 4 secoli dalla sua realizzazione, iniziò a mostrare segni di cedimento e il porticato andò distrutto. Del resto i romani erano declinati e i nuovi invasori non avevano interesse a mantenere in vita vecchi edifici, che smisero di essere frequentati. Gli Ostrogoti (VI sec. d.C.) usarono le pietre per erigere nuove costruzioni; del Capitolium non restarono che macerie, progressivamente coperte da una collinetta. Incendi, scosse sismiche e altre calamità (non solo naturali) portarono, qualche secolo dopo, al collasso del lato occidentale del criptoportico. Crollò così tutto ciò che stava sopra e che ritroviamo proprio nell’area sotterranea in cui siamo! L’area crollata divenne una sorta di discarica, dove venivano gettati anche…cadaveri! Questa parte di città rimase disabitata e abbandonata e nessuno ricordò più la gloriosa epopea romana, quando vi si ergeva il Capitolium con le sue strutture annesse e connesse. Nel XII secolo alcune famiglie aristocratiche pensarono di trasferirsi in quest’area, realizzando torri e palazzi (nel sotterraneo si può vedere, con emozione, la base di una torre o il residuo muro di una cantina pertinente ad un sovrastante palazzo…). La città tornò a risplendere e sopra la “discarica” sorse - nella metà del 1300 – Corte Sgarzerie, luogo dove si cardava la lana. Sotto la loggia i mercanti contrattavano le merci.

 

Sono diverse le aree archeologiche sotterranee di Verona, alcune accessibili e altre dietro richiesta o prenotazione. Prossimamente cercheremo di visitarne altre e ne daremo notizie.

Riemersi da questo mondo sotterraneo, celato in superficie, ci siamo diretti in un altro luogo legato all’epoca romana, anzi, il luogo delle origini di Verona romana: Colle San Pietro, dal quale si gode un panorama di grande bellezza sul fiume Adige e sulla città. Ai piedi del colle si trova il recuperato Teatro Romano (I sec. a.C.), sopra il quale- nei secoli- sorsero almeno tre chiese (S. Maria della Cava, S. Girolamo – che era chiesa monastica- e San Siro e Libera). 

 

 

L’area archeologica comprende la visita al Museo Archeologico del Teatro Romano, la cui collezione è allestita nelle sale dell’ex- convento quattrocentesco dei Gesuati; nei chiostri si trova il lapidario, e nell’aula della chiesa sconsacrata di San Girolamo stupendi mosaici. Le sezioni del Museo sono una decina e ripercorrono, attraverso i reperti venuti alla luce grazie agli scavi, la nascita, l’evoluzione e il declino della città romana. Le numerose statuette di divinità testimoniano i culti di cui erano oggetto; sorpresa ci ha destato la sezione Egizia del museo. A Verona infatti vi era sicuramente un tempio dedicato alle divinità egizie Iside e Serapide. A tal proposito si rammenta che la mostra “L’Egitto a Verona” durerà fino a settembre 2017. La sua apertura (maggio 2016) ha conciso con la riapertura di tutto il Museo Archeologico, dopo i lunghi lavori di restauro. Assolutamente una realtà da conoscere, da visitare e rivistare. Contestualmente è accessibile il Teatro Romano, la cui memoria si era spenta nei secoli e che fu riscoperto grazie agli scavi di Andrea Monga (1794-1861); oggi è stato restituito alla fruizione pubblica, insieme alla Chiesa di San Siro e Libera, tra l’altro inserita nel circuito di Verona Minor Hierusalem, un itinerario spirituale, storico e artistico, che abbiamo percorso integralmente e al quale abbiamo dedicato apposita sezione.

 

Molto interessante è un reperto che abbiamo documentato nel  cosiddetto "Ninfeo", uno spazio sacro con pavimento a mosaico (con motivi che includono Nodi di Salomone), una nicchia centrale dove stava probabilmente la divinità acquatica e un elemento centrale simboleggiante un fallo, legato alla fertilità. Nessuna didascalia correda l'ambiente nè il reperto, e non sappiamo l'epoca a cui risalga e nemmeno se sia stato ritrovato altrove e spostato qui successivamente. Appare però del tutto diverso dagli altri reperti situati nel resto del chiostro; quest'ultimo (che apparteneva al monastero dei Gesuati), sorse verosimilmente a ridosso di un tempio molto più antico, di cui appunto il ninfeo doveva essere parte. Delle nicchie e dei cunicoli si scorgono in quest'area, ma sono inaccessibili e protetti da inferriate, ninfeo compreso. Questo reperto ci ha colpito perchè ricorda un lingam, simbolo fallico considerato una forma di Shiva, somma divinità nella religione Induista. Auspichiamo di trovare o ricevere presto informazioni su questo elemento indiscutibilmente curioso e interessante, anche per il luogo in cui si trova...

La visita del 12 febbraio ha dato il via, da parte nostra, ad una ricerca più approfondita sulle origini di Verona Romana, che ci ha portato successivamente al Piloton di Montorio (v. nostro video), e che continua tutt’oggi.


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