3 -L' isola Margherita e i suoi segreti

                                  (Marisa Uberti)

 

L’isola (Margit sziget) si trova amministrativamente nel XIII distretto, poco distante da Obuda, da cui è separata dal fiume Danubio. Il ponte che la collega alla terra ferma è il ponte Margherita, a sud, e il  Ponte Árpád  a nord, ma sull’isola non possono circolare veicoli, che devono essere lasciati obbligatoriamente nell’apposito parcheggio.

L’isola ha una lunghezza di 2.500 metri, dunque la si può benissimo percorrere integralmente.

Era nota ai Romani per le sue acque, ottime da bere e impiegate anche a scopi terapeutici[1]. Le due strutture alberghiere presenti (Hotel di elevata qualità) sfruttano anch’esse le sorgenti termali naturali dell'isola, per i trattamenti di benessere che vi si effettuano.

In origine l'isola si trovava ad un livello leggermente più basso dell’attuale, che è di 104,85; si trovava infatti a  102,5 metri sopra il livello del mare e l’elevazione si è resa necessaria per prevenire le alluvioni.

L’isola era conosciuta come “isola dei conigli”[2] e solo in seguito prese il nome di Margherita, dalla monaca domenicana, poi fatta santa, che visse sull’isola nel XIII secolo, dove si trova la sua tomba.

 

  • La Via Margaritarum

 

L’isola ci ha riservato notevoli sorprese: non solo piscine e resort, tanto verde e due attrazioni che l’hanno fatta includere nella lista dell’UNESCO come beni da proteggere (la "Fontana Musicale" e il Serbatoio idrico a torre ottagonale), ma tanta storia interessante e semisconosciuta. Presenta rovine sicuramente da visitare, e una splendida chiesa premonstratense, quella di San Michele, ricostruzione fedele di un edificio esistito in epoca medievale.

 

Abbiamo appreso, inoltre, che l’isola dà il nome ad un itinerario storico- spirituale (sul modello di quello di Santiago) chiamato Via Margaritarum (Via delle Perle), sul modello medievale cristiano ma utilizzando l’ospitalità di oggi. E’ un percorso interiore che si sovrappone ai luoghi storici e sacri (perle). Il percorso ha due varianti, diciamo così: la prima, più breve, va da Budapest a San Mátraverebély (164 Km), che dal 2006 è stato dichiarato santuario nazionale, e a Máriacellt, due luoghi di pellegrinaggio molto importanti per gli ungheresi; l’itinerario vuole servire all’esplorazione e alla reinterpretazione della tradizione ungherese medievale del pellegrinaggio per la gente del XXI secolo (vengono toccate alcune città come Buda, Esztergom, Székesfehérvár e Veszprém). Naturalmente una tappa è anche questa, alla tomba della santa ungherese (o punto di partenza, se si vuole).

Il percorso più lungo prosegue per il confine austriaco nei pressi di Sopron, ricongiungendosi alla Via Sacra a Heiligenkreuz, che segue a Mariazell. Nel Medioevo questo cammino prendeva il nome di Caminoba (pellegrinaggio a Santiago de Compostela) mentre la Via Slavicába era l’antico itinerario di pellegrinaggio che portava a Roma. Nel Medioevo i Magiari erano tra i popoli che più spesso si incamminavano verso Compostela, in Galizia (Spagna). I pellegrini provenienti dall’Europa dell’Est (Polonia, Ungheria, Germania, Austria, Svizzera) si incontravano a Puy-en-Velay, su una direttrice nota come Strada del Puy, la più utilizzata da quei fedeli.  Via Margaritarum moderna che può essere iniziata ovunque, preferibilmente a piedi o in bicicletta.

 

  • Cavalieri e monasteri medievali nella piccola isola

 

Forse proprio per questa vocazione di pellegrinaggio, sull’isola erano insediati i Cavalieri Ospitalieri (oggi di Malta) nel XII secolo. Ma dov’era il loro "Quartier generale"? 

 

Sorprende che, per essere così piccola (nemmeno 1 kmq di superficie), quest'isola avesse diverse chiese e importantissimi monasteri, in epoca medievale. Abbiamo trovato diverse rovine archeologiche, infatti.

Quasi al centro dell’isola si incontrano i ruderi della chiesa e del convento dei Francescani, che comprendono una torre e un muro del XIII secolo. Purtroppo è tutto ciò che rimane perché nel 1867 l’arciduca  Giuseppe d’Asburgo vi fece costruire una residenza estiva che venne trasformata in un albergo, dismesso nel 1949. C’è da rimarcare che durante le guerre ottomane, gli edifici religiosi dell’isola subirono gravi danneggiamenti e distruzioni.

Certamente più notizie e maggiori resti archeologici li abbiamo sul convento domenicano (domonkos kolostor), che era stato fatto costruire sull’isola dal re Bela IV, per farvi vivere la figlia Margherita (1242-1271). Il re lo aveva dedicato alla Vergine Maria e divenne la più importante istituzione ecclesiastica dell'isola; era il più ricco monastero  della nazione, e in esso venivano accettate solo le figlie privilegiate, cioè appartenenti alle nobili aristocrazie, divenendo così esclusivo e prestigioso. Conobbe estrema importanza nel regno ungherese, soprattutto per via dei miracoli attribuiti alla figlia del re, Margherita, che fecero del convento una intensa meta di devozione e pellegrinaggio. La carta di fondazione data al 1259, ma la costruzione risale certamente al 1252, su rovine di edifici precedenti.

 

           

                          La targa in loco recita, in lingua magiara, che traduciamo:

Monumento-Convento delle domenicane e monastero reale XIII-XVi secolo (area di scavo)

 

La realizzazione del monastero sembra fosse stata promessa dal re Bela IV in occasione dell’invasione mongola: se il Paese fosse sopravvissuto, avrebbe offerto a Dio il proprio figlio o figlia (non ancora nato). Così fu e alla nascita di Margherita, la bambina venne messa nel convento domenicano di Veszprém; nel 1252 –a soli dieci anni- la piccola si trasferì nel neo-nato monastero sull’isola, insieme a 18 suore[3]. Accanto al cenobio fu eretta anche una residenza reale, così i sovrani potevano visitare la figlia quando desideravano, anzi l’edificio venne usato come luogo di riunione per importanti eventi politici, divenendo progressivamente residenza preferita del re. Nel XIII secolo qui –oltre ai locali del monastero vero e proprio- c’erano anche un hospitale per i pellegrini, una cappella, un’infermeria. E’ probabile che la gestione di queste strutture fosse affidata ai Cavalieri di San Giovanni, dati per certi su quest’isola, in quel periodo.

Pare che qualche scandalo abbia colpito il convento delle domenicane se il P. Marcello,  primo Priore Provinciale dei Domenicani, di ritorno dal capitolo di Montpellier (1265), si senti in dovere di imporre ad una ventina di religiose di restare per un certo tempo a pane e acqua! Che cosa era successo?

Sotto il re Mattia Corvino (Xv secolo) è segnalata l’ultima grande ricostruzione, per l’ultima volta; sembra certo che egli fece venire artigiani italiani che, alla sua corte, pullulavano. Il monastero venne distrutto da un’invasione turca, così come altri edifici religiosi dell’isola. Durante le guerre ottomane i monaci e i frati fuggirono; nel XVIII secolo l’isola venne scelta come sede dei palatini, cioè i più alti dignitari del Regno d'Ungheria, dopo il Re (il palatino era una sorta di primo ministro e giudice supremo).

Nel 1908 l’isola Margherita venne dichiarata Parco pubblico ma intanto erano cominciati gli scavi, che iniziarono a riportare alla luce le vestigia del monastero domenicano. Il sito del monastero in rovina è uno dei più significativi complessi monastici medievali della capitale ungherese, che denota uno standard molto elevato nella lavorazione, sul tipo cistercense. Mentre perlustravamo un po' quei suggestivi ruderi, nel momento in cui il sole tendeva al tramonto e vigeva un'atmosfera quasi surreale, abbiamo notato diverse persone che sostavano tra le rovine, con dei lumini accesi appoggiati sulle pietre o sui muretti. Come attendessero qualcosa da questi luoghi, o volessero evocare lo spirito del luogo, e chissà se buono o cattivo...

 

Delle lapidi funerarie (almeno 4-5), con scolpita una croce, sono ancora incassate nella pavimentazione di quello che poteva essere un cimitero, forse interno alla chiesa stessa, oggi completamente scoperchiata e distrutta; sono cosparse di foglie d'autunno e non si riesce a leggere nemmeno un nome, una data, nulla. Certamente raccontano un pezzettino di storia che è transitata da questo luogo. Rimane tuttavia la forma semicircolare dell'abside, abbastanza riconoscibile; un paio di monofore di gusto gotico (con arco a sesto acuto); l'ingresso al chiostro (totalmente irriconoscibile); i muri perimetrali; qualche isolato frammento di colonna; esigue tracce di sculture affreschi qui e là; un tempietto che conserva un fonte battesimale (di che epoca?). Il complesso doveva essere piuttosto grande e funzionale.

 

Duecento metri a nord incontriamo la chiesa Premostratense (Premonte Templom), bellissimo e suggestivo edificio che sorge dal nulla, nascosto dalle fronde degli alberi, e che è una ricostruzione di una chiesa romanica medievale dedicata a San Michele Arcangelo, effigiato nella lunetta del portale.  La chiesa fu eretta nel XII sec. e nel XV secolo, in aggiunta ad essa, venne realizzata la sacrestia e una cappella con arcate. Nel 1541 venne distrutta dai Turchi. Nel 1923 venne dissotterrata e nel 1930 ricostruita fedelmente. Una curiosità è che la campana del XV secolo fu ritenuta a lungo scomparsa, ma venne ritrovata nel 1914 accanto alle radici di un albero di noce che un temporale aveva sradicato; era stata forse seppellita dai monaci durante l’invasione turca? E’ una delle campane più vecchie d’Ungheria e venne fusa da Jean Strous nel XV secolo.

 

  • La misteriosa vita di S. Margherita d'Ungheria

 

Assai importante fu il ritrovamento delle spoglie di Margherita d’Ungheria il cui fratello, re Stefano V, voleva far canonizzare già dal 1272, per i numerosi miracoli verificatisi sulla sua tomba. La principessa-suora morì nel 1271 ma dovette attendere ben 672 anni per essere canonizzata (1943!), nonostante nella sua patria fosse considerata santa a tutti gli effetti. Come mai così tanto tempo?

S. Margherita è considerata una delle più grandi mistiche medievali d’Ungheria; è una figura molto interessante, al pari di S. Caterina da Siena o Giovanna d’Arco, tutte figure femminili che “sentono” il sacro con una sensibilità del tutto speciale che le porta a fondersi in una comunione totale e quasi scabrosa con esso: le visioni, le estasi, le congiunzioni con Cristo, potevano anche dare adito a sospetti, se non fosse che la loro autentica fede e soprattutto la popolarità da esse raggiunta tornava utile alla Chiesa (la pulzella d’Orleans finì comunque sul rogo, per poi venire riabilitata e santificata più tardi).

Scomparsi risultano essere gli atti del primo processo d’inchiesta sulla santità di Margherita (sotto Gregorio X, nel 1272); scomparsi sembravano pure gli atti del secondo processo indetto da papa Innocenzo V nel 1276. Tutti i documenti ufficiali inerenti la vita della santa risultarono irreperibili per secoli.

Solo nel 1729, dopo una ricognizione delle reliquie, spuntò fuori  la copia conservata dalle suore del 1276 nel convento domenicano stesso, e che rappresenta la fonte principale per la vita della santa. Emerge di lei una figura ascetica, controversa (tanto che secondo alcuni aveva una cultura mediocre, secondo altri elevata), caritatevole con gli altri ma dimentica di sè stessa: si dice non si sia lavata per 17 anni, e che alla sua morte (a soli 29 anni) fosse quasi deformata per la mancanza di cura nell'aspetto fisico e per le sofferenze, nelle quali voleva somigliare al Signore. Nonostante ciò, appena deposta nella tomba, da questa emanò subito un soave profumo di rose.

Nel 1618 le reliquie di Margherita furono spostate dall’isola al convento delle Clarisse di Presburgo, ufficialmente per timore che venissero depredate e distrutte dall’orda dei Turchi.

Nel 1729 venne beatificata; nel 1804 il suo culto fu esteso all’Ordine Domenicano e alla Diocesi di Transilvania. Finalmente, nel 1943, venne canonizzata da papa Pio XII[4].

Circondato da una ringhiera di ferro, sopra il luogo in cui venne originariamente sepolta, si trova il sepolcro in marmo rosso di S. Margherita d’Ungheria, nei pressi del suo monastero. Un luogo da non perdere, se ci si trova sull'isola, chiaramente.

 

           

                La tomba di Santa Margherita d'Ungheria (il nome è riportato in più lingue);

         lumini e fiori testimoniano l'ancora intenso pellegrinaggio alla sua fama di santità

 

A pochi passi a sud-est si erge un piccolo santuario molto visitato, costruito con mattonicini rossi; che colpisce perché è letteralmente invaso da ex- voto. Posteriormente, da una grata di ferro,  si può vedere che c’è una pietra all’interno, di cui però non conosciamo il reale significato.La pietra è ben visiibile anche dal davanti e mostra una sorta di X scolpita (ma la pietra è un frammento di che cosa?).

 

                            

 


[1] Ancora oggi l’Acqua Cristallina dell’Isola Margherita (Margitszigeti Kristályvíz) è una delle marche di acque minerali più popolari dell’Ungheria e viene imbottigliata proprio sull’isola stessa.

[2] Altri nomi dell'isola furono Nagyboldogasszony-sziget ("Isola della Nostra Signora"), Úr-sziget ("Isola dei Nobili"), Budai-sziget ("Isola Buda"), Dunai-sziget ("Isola del Danubio") e Palatinus-sziget ("Isola Palatina").

[3] Altre fonti sostengono che la giovane, nel 1260, respinse la proposta di matrimonio di Ottocaro II di Boemia, e per tale motivo entrò in convento.

 

Argomento: Isola Margherita

Bellissimo

Danilo | 26.12.2013

Qualcosa di nuovo, non le solite notizie. Veramente vi ringrazio.

Grazie

Fabio | 16.12.2013

Mettiamoci subito in cammino!

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