La foce del Tevere

"Alla foce del fiume Tevere si riuniscono le anime in attesa di essere imbarcate per giungere alla spiaggia del Purgatorio", Dante Alighieri [1]

Le merci venivano anche portate a Roma trainandole a mano dal porto fluviale di Ostia (35 chilometri di tratta): sulle sponde correva la cosiddetta "alzaia", con punti di sosta lungo il tragitto. Su detta strada venivano trainate le barche - che rimanevano nel fiume con a bordo un timoniere per non farle sbatacchiare- con un'operazione chiamata "alaggio" e lo si faceva a forza di braccia: erano gli helciarii ad effettuare il faticoso traino delle barche dall'alzaia, attraverso funi di grosso calibro e impiegavano tre giorni per raggiungere la capitale. Gradualmente, gli helciarii furono sostituiti dagli animali (vi erano sempre grandi quantità di bovini nelle vicinanze del porto). La cosa incredibile è che il tiro delle barche è stato praticato fino all'epoca moderna.- La Riserva Naturale Statale del Litorale Romano
(continua il tour)
[1] Ond’io, ch’era a la marina volto / dove l’acqua di Tevero s’insala, / benignamente fu’ da lui ricolto. / A quella foce ha elli or dritta l’ala, / però che sempre quivi si ricoglie / qual verso Acheronte non si cala (La Divina Commedia, Purgatorio, Canto II, vv. 100-105). La foce del Tevere è menzionata nel II Canto del Purgatorio al verso 101, quando Dante, proprio sulla spiaggia, incontra Casella, musico toscano, morto all’inizio del '300. Dante lo definisce suo amico: è probabile che Casella abbia musicato qualche canzone del poeta. Il musicista si presenta come anima intimamente tranquilla, staccata dalle cose del mondo eppure profondamente legata all’amico (crediti)
[2] Differenza tra foce a delta e ad estuario
[3] La foce del Tevere https://www.obiettivopesca.org/home.php?id_pagina_statica=208

