Teglio medievale: La "Torre de li beli miri",

                                                  la chiesa di S. Stefano ed enigmatici cunicoli

                                                                          (Marisa Uberti)

 

Per comprendere meglio come doveva presentarsi il borgo di Teglio in epoca medievale (e ancora precedente), è necessario fare una bella passeggiata nella cittadina, alla scoperta delle testimonianze ancora esistenti. Sull’altura che domina la valle è possibile vedere due emergenze archeologiche di primaria importanza: la “Torre de li Beli Miri” [1] con la vicina chiesa castellana di Santo Stefano, risalente all’alto-medioevo. Le due costruzioni sembrano accentrare, ciascuna per la propria funzione (l'una militare e l'altra religiosa), il condensato di quella che fu l'epoepa dei monaci-cavalieri medievali, come i Templari, al servizio della difesa della cristianità, ma anche del potere che questo significava.

Due edifici che condividono lo stesso destino di essere arrivati fino ai giorni nostri dopo aver attraversato e cambiato secoli, proprietari, utilizzi, dopo aver sopportato guerre, devastazioni, epidemie. Insieme. L'una senza l'altra non sarebbero la stessa cosa. Questa collina sarebbe monca, se non vi fossero entrambe. Così diverse ma ugualmente attraenti, irresistibilmente affascinanti nella loro spoglia mole di pietra.

 

                  La Torre de li beli miri  e la Chiesa di S. Stefano di origine alto-medievale

 

 

La Torre è il simbolo della città, unica superstite di un complesso fortificato molto vasto, che comprendeva il castello e una triplice cerchia di mura, oltre alle prigioni e alla cappella. La Torre fungeva da deposito di armi e munizioni; da questa altezza si dominavano tutti e quattro i punti cardinali e il fortilizio, eretto in posizione strategica attorniato dalle alpi, costituiva quindi un eccellente controllo per la difesa del territorio italico dalle incursioni barbariche. Vi era un efficiente sistema di difesa costituito da numerose torri sulle alture circostanti, le quali comunicavano le une con le altre tramite i fuochi (di notte o nelle giornate prive di sole), e gli specchi (in giornate soleggiate).

Teglio è collocato centralmente e strategicamente rispetto alla media Valtellina, adagiato su un ampio terrazzo soleggiato del versante retico delle Alpi, rivolto a mezzogiorno sulle Orobie, collegato alle sue numerose frazioni e sparse contrade da una fitta rette stradale panoramica.

 

            

                       Uno scorcio apprezzabile dalla sommità del dosso dove si trova la Torre

 

 

Sulle vicende del castello di Teglio non si conosce molto perché mancano i documenti; un affresco conservato nella chiesa di S. Lorenzo (nei pressi di Palazzo Besta), attribuito a Fermo Stella, dà un’immagine di com’era nel 1528, già degradato. Il maniero in effetti subì diverse distruzioni: nel 1264 fu il guelfo Filippo Torriani a infliggergli danni e devastazioni, perché al suo interno vi si erano rifugiati comaschi e milanesi avversi alla fazione cui apparteneva; nel 1430 (o 1431) il ghibellino Stefano Quadrio da Ponte, per conto dei Visconti di Milano (divenuti nel frattempo signori del luogo) mise a ferro e fuoco nuovamente il maniero e, durante le guerre con i Grigioni, esso venne incendiato nel 1487, poi assediato e ancora distrutto (1526).

Si sa che nel 1534 la famiglia Besta acquistò il castello, con la Torre e i diritti feudali dall’arcivescovo di Milano. Dei cunicoli sotterranei collegavano anticamente Palazzo Besta con il castello, questo è ufficiale. Salendo alla cima del colle, si possono notare –oltre a resti di capitelli e graziose panchine- degli enigmatici anfratti e attraverso uno di essi abbiamo immortalato un inequivocabile cunicolo, intagliato nella viva roccia, di cui oggi l’ingresso è tamponato.

 

                Lungo il pendio del dosso, un probabile accesso ad un cunicolo, oggi tamponato

 

Lungo il sentiero che sale alla Torre, si incontra questo vano tamponato. Nella parte indicata dalla freccia, si intravvede tuttavia l'interno di un antro intagliato nella roccia, che prosegue in forma di cunicolo (v. foto sottostante):

 

 

Il ritrovamento di monete romane, alla base della Torre, fa ritenere che il castello avesse origini antecedenti l’alto-medioevo.

"Non è chiaro quando, all'interno della castellanza di Teglio, sorse l'organismo comunale, forse già agli inizi del XII secolo. Gli statuti della castellanza e comune di Teglio, risalenti verosimilmente alla fine del XIV secolo, testimoniano l'esistenza, in un'unica compagine territoriale, di una duplice fisionomia giuridica. Il "castrum" di Teglio, all'origine della castellanza, sede ufficiale e non solo simbolica dell'autorità feudale, non venne escluso dal nuovo soggetto politico-amministrativo: in effetti il comune di Teglio garantì all'antico signore la nominale sovranità con la dovuta sudditanza degli abitanti, ma si rese autonomo nella gestione amministrativa, alla quale partecipavano paritariamente aristocratici e rustici delle contrade" (da Siusa, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche, v. scheda Teglio).

 

La Torre sorge direttamente sulla viva roccia e ha una pianta quadrata; priva di merli che in origine dovevano esservi (non sono più documentati a partire dal 1430), più ci si avvicina e più la si percepisce possente, eterna. E’ costituita da corsi di pietre ben squadrate, feritoie e finestrelle trilitiche; un tempo aveva l’accesso sopra elevato; l’ingresso a livello di calpestio che vediamo oggi fu realizzato nel 1890 dal Comune di Teglio per facilitare l'accesso ai vari lavori di restauro.

 

La chiesa di Santo Stefano. In bella prospettiva sopraelevata, a oriente della Torre, sorge la vetusta chiesa di Santo Stefano che, informa una piccola targa appesa sul lato destro del portale, risale al periodo alto-medievale e doveva fungere da cappella castellana. Chi vi officiava le funzioni?

La sua architettura è assai semplice: facciata "a capanna", con campanilino a vela sul lato ovest. La zona che la separa dalla "Torre de li beli miri" doveva essere un tempo la piazza d'armi del fortilizio, ma oggi rimane una sorta di zoccolo roccioso. Da questa posizione l'edificio appare armonioso, delicatamente inserito nel suo naturale contesto boschivo. La muratura consiste in conci, sassi e blocchi di reimpiego. La parte inferiore ha un colore più chiaro rispetto a quella superiore; lateralmente due lesene ne segnano il limite. Attorno al portale sono disposti ad arco diciotto blocchi litici, nove a destra e otto a sinistra più quello che funge da chiave di volta, di forma trapezoidale. Si rimarca una tamponatura sopra l'archivolto stesso, segno di un rimaneggiamento successivo (infatti si sa che la chiesa venne parzialmente ricostruita nel corso del XIX secolo). La copertura è data da un tetto di tegole di ardesia all'esterno, mentre internamente il soffitto è ligneo. Addossate alla facciata si trovano due panchine; sedili sono addossati anche lungo le altre pareti esterne. Nessuna finestra è presente sul fronte del monumento, nè oculi o rosoni; due alte finestre si trovano sul lato orientale, ma di certo non coeve alla primitiva costruzione; non si vedono aperture sul lato opposto. La parte absidale è poligonale e strapiomba sul piccolo dirupo sottostante.

 

 

L'interno, a navata unica, è visibile tramite l'apertura di metà del portale ligneo, malconcio. La parte aperta è protetta da una grata, onde evitare l'introdursi di animali o vandali. Il battente chiuso presenta cinque fori disposti a croce e, sotto, la sagoma di un monte: probabilmente qui era inserita una croce sul Calvario, forse è stata trafugata? 

 

                               

 

Purtroppo ciò che si vede all'interno è desolante: muri scrostati, ragnatele e polvere un po' ovunque, indice di un certo abbandono. I banchi sono ancora allineati come aspettassero fedeli che non arrivano più; resiste un altare marmoreo con il monogramma mariano e, dietro, la statua del probabile santo titolare, Stefano. A destra, su una mensolina, si vede un gruppo statuario raffigurante la Madonna di Lourdes con Bernadette. Sopra l'arco voltato dell'abside è appeso un crocefisso ligneo e la parete di sinistra rivela le tracce di probabili dipinti, che dovevano essere collocati entro nicchie poco profonde. Difficile riconoscere il tipo di pavimento, 

 

 

Una targa sul davanti dice: "Sia portato onore a questo mosaico e a chi ne mantiene il decoro. Piatti Mario". Non sappiamo quando è stata apposta, probabilmente in epoche non molto lontane, qualche decina di anni. Condividiamo questa speranza e portiamo rispetto per chi ha mantenuto il decoro di questo edificio che, tuttavia, necessiterebbe oggi di ulteriore manutenzione e di attenzione da parte di tutti i visitatori, Perchè questa non è semplicemente la collina dei bei panorami da rimirare ma un concentrato di storia locale che è comunque un frammento di storia dell'umanità.

 

  • Arrivare: esclusivamente a piedi, prendendo la salita boschiva "VIa Castello" (pineta), non distante dalla parrocchiale di Sant'Eufemia (P.zza S.Eufemia, dove ha sede anche il Municipio). Per info consultare il sito ufficiale del Comune di Teglio.

 

 

(Autore: Marisa Uberti, pubblicato in marzo 2014)

 

 

Note:

[1]-Il significato equivale a "Torre dalla quale si rimira un bel paesaggio, belvedere" ed effettivamente il panorama da quassù è da favola, estatico.

Argomento: Torre "de li beli miri"

Info

Marco Opiatti | 12.08.2016

I cunicoli sono stati riaperti..anche se non visitabili!

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